Legge antitrust USA, Tim Cook contatta i membri del Congresso [AGGIORNATO]

Tim Cook ha deciso di intervenire in prima persona per cercare di frenare una nuova legge antitrust negli Stati Uniti.

Il New York Times riferisce che il CEO di Apple Tim Cook ha contattato personalmente Nancy Pelosi e altri membri del Congresso per esprimere preoccupazione sull’incombente legislazione antitrust negli Stati Uniti. Intanto, Apple pubblica la lettere inviata al Congresso per spiegare i rischi di un’apertura agli store di terze parti.

tim cook

Tim Cook ha chiamato personalmente la Speaker della Camera dei rappresentanti Pelosi nei giorni successivi alla votazione della legge antitrust rivolta alle aziende big tech degli Stati Uniti. Durante questa conversazione, il CEO di Apple ha espresso preoccupazione per il fatto che le leggi antitrust sono state votate precipitosamente e potrebbero minare l’innovazione nei prossimi anni, danneggiando di fatto i consumatori e interrompendo alcuni servizi che sono presenti sugli iPhone e gli altri dispositivi dell’azienda.

Secondo quanto riferito dal New York Times, Nancy Pelosi ha respinto le preoccupazioni di Tim Cook sulla nuova legislazione, aggiungendo che l’approvazione definitiva non sarà ritardata. La Speaker ha comunque chiesto a Cook di identificare specifiche obiezioni e di condividerle con il Congresso. Tim Cook avrebbe contattato anche altri membri del Congresso per “lanciare un avvertimento sugli effetti di questa legge antitrust“.

Apple sta anche lavorando con diversi gruppi di pressione per opporsi alla legge. Ad esempio, Morgan Reed, presidente di un’organizzazione commerciale sostenuta da Apple e da altre società tecnologiche e di telecomunicazioni, ha dichiarato che bloccare le piattaforme e limitare i servizi danneggerebbero gli utenti finali.

Apple ha pubblicato anche una lettera indirizzata ai presidenti del comitato giudiziario del Congresso Nadler e Cicilline, firmata da Timothy Powderly, senior director of Government Affairs di Apple.

Nella lettera, Apple afferma che le norme antitrust proposte “minerebbero la capacità dei consumatori di scegliere prodotti che offrono privacy e sicurezza all’avanguardia”. Apple spiega che il Congresso non dovrebbe imporre che gli smartphone siano “taglia unica” e che l’azienda offre un’esperienza tramite iPhone che è “esclusivamente adatta a coloro che non vogliono rischiare ogni volta che scaricano un’app“.

L’iPhone è particolarmente adatto a coloro che non vogliono correre un rischio ogni volta che scaricano un’app. Alcuni clienti potrebbero volerlo fare, ma il Congresso non dovrebbe imporre questo modello a tutti. La legislazione che imporrebbe ad Apple di consentire il sideloading ci impedirebbe di continuare a offrire ai consumatori questa scelta più sicura, riducendo la concorrenza e diminuendo il benessere dei consumatori.

Apple continua scrivendo che la legislazione proposta renderebbe “più facile per gli attori criminali mettere a rischio gli utenti di iPhone”:

Con gli attacchi informatici in aumento, il Congresso dovrebbe prendere in considerazione misure per aumentare, non diminuire, la sicurezza digitale. Oggi, se un’app raccoglie di nascosto i dati degli utenti, Apple è in grado di adottare misure per affrontare tale comportamento, mentre le proposte attuali ci legherebbero le mani. Inoltre, le app sideloaded possono trasportare ransomware o indurre gli utenti a scaricare versioni false di app popolari che possono rubare le credenziali di accesso e spiare gli utenti. Questa legislazione renderà più facile per gli attori criminali mettere a rischio gli utenti di iPhone.

Apple conclude che è disposta a impegnarsi con il Comitato giudiziario della Camera in futuro su una potenziale legislazione, ma che “le attuali proposte danneggerebbero la privacy dei consumatori, la sicurezza dei dispositivi e l’innovazione“.

La normativa potrebbe avere un impatto significativo sull’App Store e sulla possibilità di Apple di preinstallare proprie app su iPhone. L’obiettivo sarebbe quello di garantire che “aziende come Amazon, Apple, Facebook e Google non utilizzino il loro dominio sul mercato per favorire i propri prodotti e servizi“.

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