Tim Cook testimonia nel processo Epic vs. Apple

C'era grande attesa per la testimonianza del CEO di Apple Tim Cook nel processo contro Epic Games.

Il CEO di Apple Tim Cook ha testimoniato nel processo in corso tra Epic Games e Apple, rispondendo alle domande degli avvocati di accusa e difesa e offrendo un riepilogo degli argomenti a favore dell’azienda di Cupertino.

tim cook

Sebbene la sua testimonianza probabilmente non influirà sull’andamento del processo, si tratta comunque di un evento degno di nota perché è la prima volta che Tim Cook testimonia in una causa legale.

L’amministratore delegato di Apple ha dato il via alla sua testimonianza ribadendo il suo limitato coinvolgimento nella gestione delle operazioni quotidiane dell’App Store. Ha descritto il suo ruolo come “limitato, ovviamente, in una capacità di revisione“. Tim Cook ha poi detto che la missione di Apple è “realizzare i migliori prodotti al mondo che arricchiscano davvero la vita delle persone. A tal fine, Apple investe come un matto in ricerca e sviluppo. Abbiamo investito 100 miliardi di dollari dall’inizio dello sviluppo dell’iPhone e questo numero è cresciuto negli anni. Ci concentriamo in modo maniacale sull’utente e sul fare la cosa giusta per i nostri clienti“.

Sicurezza dell’App Store

Ha anche ribadito che la sicurezza, la privacy e la protezione sono componenti chiave delle strategie di Apple, sottolineando l’importanza del processo di revisione delle app e di nuove funzionalità come App Tracking Transparency che salvaguardano la sicurezza degli utenti.

Sulla funzione ATT, che è stata criticata da alcune aziende che fanno affidamento sui dati degli utenti, Cook ha affermato che la reazione tra gli sviluppatori è stata diversa da caso a caso. “Alcuni la apprezzano e altri non ne sono contenti. Tuttavia, quando uno sviluppatore non è d’accordo con le nostre policy, Apple ascolta. Non abbiamo orecchie di latta, ma stiamo prendendo decisioni nel migliore interesse dell’utente. E penso sia importante sapere che a volte c’è un conflitto tra ciò che lo sviluppatore potrebbe desiderare e ciò che potrebbe essere migliore per l’utente“.

Gli investimenti

Il giudice Gonzalez Rogers ha poi menzionato un sondaggio che mostra che il 39% di tutti gli sviluppatori Apple è insoddisfatto: “Non sembra che lei senta alcuna pressione per cambiare il modo in cui Apple agisce per affrontare le preoccupazioni degli sviluppatori. Non ricorda di aver letto questi sondaggi?“. Cook ha risposto che non lo sapeva, poiché non riceve i rapporti sulla soddisfazione degli sviluppatori, aggiungendo che il dirigente Phil Schiller sicuramente ne saprà di più.

L’amministratore delegato di Apple ha anche criticato la sicurezza delle piattaforme concorrenti come Android e Windows. Citando dati di terze parti, Cook ha detto che la differenza con iOS è abissale. Quando il giudice Yvonne Gonzalez Rogers gli ha chiesto di chiarire cosa riportavano quei dati, Cook ha detto che dall’1% al 2% dei malware si trovano su iPhone. Al contrario, la percentuale sale tra il 30% e il 40% su Windows e su Android. Sebbene il processo di revisione delle app non sia perfetto, Cook ha affermato che Apple fa un ottimo lavoro e cerca sempre di migliorarsi anche in questo ambito.

Per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo, Cook ha affermato tali investimenti avvantaggiano l’App Store e che gli investimenti sono aumentati ogni anno. Nel 2018, Apple ha investito 14,2 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. A fine 2019, quel numero ha raggiunto i 16,2 miliardi di dollari, con un aumento del 14% su base annua. Nel 2020, la spesa in ricerca e sviluppo ha raggiunto i 18,8 miliardi di dollari.

Interrogato sul programma per le piccole imprese dell’App Store che riduce le commissioni al 15% per le aziende che guadagnano meno di 1 milione di dollari all’anno su App Store, Cook ha negato che il controllo antitrust è stato il motore principale che ha spinto l’azienda ad attivare il programma: “Era in progetto già d tempo e la pandemia COVID-19 ha velocizzato il tutto per consentirci di aiutare le piccole imprese“. Inoltre, Tim Cook ha confermato che alcuni sviluppatori come il CEO di Snapchat hanno dichiarato di essere felici di pagare il 30% di commissioni per tutto quello che hanno ottenuto in termini di visibilità, tecnologie e guadagni grazie all’App Store.

Le limitazioni dell’App Store

Cook ha anche affrontato le linee guida anti-steering di Apple che vietano agli sviluppatori di pubblicizzare all’interno delle loro app servizi al di fuori dell’App Store: “Sarebbe come se Apple dicesse a Best Buy di mettere un cartello nei loro negozi per pubblicizzare il fatto che i clienti possono attraversare la strada e comprare un iPhone direttamente in un Apple Store. 

Alla domanda sugli app store concorrenti come quelli di Sony, Microsoft e Nintendo, Cook ha confermato che non è un giocatore e non conosce bene quelle piattaforme, per poi smentire l’idea secondo cui Apple è un player dominante nel settore degli smartphone: “iPhone ha una quota del 15%, il vero attore dominante qui è Android“.

Inoltre, Tim Cook ha negato che la società renda più difficile il passaggio da iPhone ad Android, citando funzionalità come il Data Transfer Project e aggiungendo che Apple si concentra comunque nel convincere gli utenti Android a passare ad iPhone: “Steve Jobs usava la parola ‘appicicoso” per definire in modo simpatico gli utenti Apple, ma quel termine lo usiamo raramente. Amiamo però il fatto che gli utenti vogliano rimanere nel nostro ecosistema“.

La redditività

Alla domanda se crede che l’App Store sia redditizio, Cook ha risposto di sì. Tuttavia, ha notato che Apple non abbatte la redditività in modo granulare. In altre parole, ha detto “non facciamo redditività a quel livello“. Citando la precedente testimonianza di Ned Barnes di Epic, che diceva che l’App Store aveva margini di profitto compresi tra il 70% e l’80%, Tim Cook ha spiegato che quel dato non tiene conto degli investimenti in ricerca e sviluppo o in altre aree. Cook ha detto inoltre che quella percentuale si applica sia agli App Store iOS che a quelli macOS.

Per quanto riguarda l’apertura a store di terze parti, Cook la definisce una pessima idea: “Penso che sarebbe terribile per l’utente perché se lo guardi oggi, esaminiamo 100.000 app a settimana e ne rifiutiamo 40.000 per motivi diversi. Non avere un controllo sulle app creerebbe un caos e anche gli sviluppatori rimarrebbero danneggiati dal momento che fanno affidamento sul fatto che l’App Store sia un luogo sicuro e affidabile in cui i clienti vogliono venire“.

Sulla base della richiesta di Epic di consentire l’elaborazione dei pagamenti di terze parti, Cook ha affermato che sarebbe stato problematico per un paio di motivi: “Il tutto finirebbe nel momento in cui i clienti dovrebbero inserire le loro carte di credito in più store per acquistare contenuti in-app su iPhone. Sarebbe un enorme problema che darebbe adito anche a molte frodi. Inoltre, dovremmo trovare un modo alternativo per raccogliere le nostre commissioni. Dovremmo quindi capire come tenere traccia di quello che sta succedendo e fatturarlo e poi inseguire gli sviluppatori. Sembra un qualcosa che non ha bisogno di esistere, anche perché le commissioni sono essenziali per la sopravvivenza dello store“.

Il giudice ha poi chiesto qual è il problema nel consentire ai clienti di acquistare in modo più economico la moneta virtuale di Fortnite V-Bucks sia in-app che collegandosi ad un sito web esterno.  “Se permettessimo agli sviluppatori di collegarsi ai pagamenti in questo modo, rinunceremmo alla nostra monetizzazione“, ha affermato Cook. “Abbiamo bisogno di un ritorno sul nostro IP. Abbiamo 150.000 API da creare e mantenere, numerosi strumenti per sviluppatori e costi di elaborazione“.

Il giudice Rogers ha affermato che Apple potrebbe monetizzare in altri modi, sottolineando che i giochi costituiscono la maggior parte degli acquisti in-app. Rogers ha utilizzato l’esempio delle app bancarie su App Store: “Non addebiti nulla a Wells Fargo, giusto? Ma sta indirettamente dicendo che i giocatori di sovvenzionare Wells Fargo“. Cook ha risposto dicendo che i giochi effettuano transazioni sulla piattaforma, spiegando anche che un gran numero di app gratuite aumenta il traffico dell’App Store, creando un pubblico molto più ampio per i giochi rispetto a quanto sarebbe grande se non ci fossero app gratuite disponibili.

Il giudice ha detto che capisce che Apple porta gli utenti nei giochi grazie alla diffusione dell’App Store, ma dopo l’interazione iniziale, gli sviluppatori devono essere bravi a mantenere i loro clienti. “Mi sembra che Apple ne approfitti“, ha concluso. “La vedo in modo diverso. Stiamo creando l’intera quantità di domanda nel negozio e lo facciamo ottenendo il pubblico più vasto. Lo facciamo con molte app gratuite, quelle portano molto sul tavolo“, ha risposto Cook .

Il controinterrogatorio

Durante il controinterrogatorio da parte degli avvocati di Epic, a Cook è stato chiesto se è a concorrenza del mercato dei sistemi operativi e dei numeri di Google. Cook ha detto che “i clienti non acquistano sistemi operativi, acquistano dispositivi“. Gli avvocati di Epic hanno continuato a fare pressioni sui margini dell’App Store. Cook ha continuato a negare di voler dividere le attività dei due store, ma ha confermato che le entrate dall’App Store iOS sono molto maggiori rispetto al Mac App Store.

Cook ha anche confermato di essere d’accordo con la decisione di chiudere l’account sviluppatore di Epic, ma spera che la software house torni sui suoi passi anche per il bene degli utenti iOS.  Alla domanda su come potrebbe essere curato un App Store se avesse 1,8 milioni di app, Cook ha detto che le app “devono solo rispettare le regole“. Il CEO di Apple ha poi affermato che ci sono solo pochi sviluppatori a cui non piace l’ecosistema dell’App Store. Tuttavia, gli avvocati di Epic hanno fatto notare che nessuno sviluppatore stava testimoniando a favore di Apple. Cook ha detto che questa cosa non lo sorprende, dal momento che “non vedo un modo sensato per includerli in questo processo“.

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