Dopo la giornata di ieri, Phil Schiller ha testimoniato per il secondo giorno consecutivo nel processo contro Epic, rivelando dettagli che vanno dalla raccolta dei dati a un programma di influencer per Apple Arcade.
Gli avvocati di Epic hanno chiesto al dirigente informazioni su quali dati Apple raccoglie dai suoi utenti, inclusi quelli per la personalizzazione degli annunci, il “tracciamento” della posizione e i limiti di tempo per l’archiviazione di tali informazioni.
Schiller ha respinto le accuse secondo cui Apple raccoglie dati per rintracciare i propri utenti, sostenendo che i servizi di localizzazione riguardano applicazioni geograficamente rilevanti e non tracciano il luogo dove si trovano gli utenti. Gli avvocati di Epic hanno sottolineato che gli utenti non possono impedire ad Apple di raccogliere queste informazioni, ma possono scegliere di non ricevere annunci mirati. Alla domanda se Apple raccolga “molte informazioni” sui propri utenti, Schiller ha risposto di non essere d’accordo.
Schiller ha anche illustrato alcuni dei motivi per cui la società di Cupertino non consente i negozi terzi all’interno dell’App Store: “Tutte le app e i servizi forniti tramite questi negozi non vengono esaminati da App Review. Consentire app store alternativi potrebbe aprire la porta a un numero illimitato di negozi all’interno dei negozi, facendoci perdere qualsiasi controllo sulla sicurezza“.
Schiller ha anche rivelato che il team Apple Arcade stava lavorando a un piano per raggiungere gli influencer nel tentativo di potenziare la piattaforma di gioco. Il dirigente ha definito gli influencer come “persone che creano vlog su YouTube e altri canali di social media“.
Il dirigente ha anche difeso una linea guida di Apple, ora rimossa, che chiedeva agli sviluppatori di non condividere con la stampa i loro reclami relativi all’App Store. Schiller ha detto che Apple non voleva che le controversie con gli sviluppatori venissero combattute pubblicamente, aggiungendo che i media spesso non conoscono tutti i fatti.
Alla domanda se Apple preferisca le proprie app nella classifica di ricerca dell’App Store, Schiller ha confutato tale affermazione. Al contrario, afferma che l’algoritmo utilizza 42 diversi fattori che “aiutano il cliente a trovare ciò che sta cercando“, indipendentemente dal fatto che i risultati mostrino le app Apple in modo più evidente.
Schiller ha anche discusso dell’uso da parte di Apple del software open source, dell’istituzione dei pagamenti in-app, della differenziazione di iMessage dagli SMS, dell’app Contatti e di tanto altro.