Un documento del Senato degli Stati Uniti pubblicato questa settimana rivela che Apple ha speso circa 1,56 milioni di dollari nel terzo trimestre del 2020 per supportare alcune loppy e fare pressione sui legislatori americani rispetto a diverse questioni come la pandemia di CODIV-19, le tasse, i veicoli a guida autonoma e tanto altro.

Negli Stati Uniti, quello delle lobby o gruppi di pressione è un sistema esistente da anni che prevede l’esistenza di veri e propri gruppi organizzati di persone o aziende che cercano di influenzare dall’estero le strategie delle istituzioni, al fine di portare avanti determinate battaglie e interessi.
Come riportato da SetteBIT su Twitter, Apple ha guidato un team di sette lobby per esercitare alcune pressioni presso il Senato degli Stati Uniti, la Camera dei rappresentanti, l’Ufficio brevetti e marchi, il Dipartimento della difesa, la Commissione federale delle comunicazioni, il Dipartimento del Tesoro, il Rappresentante del commercio degli Stati Uniti, il Dipartimento di Stato, l’Ufficio di gestione e bilancio, l’Istituto nazionale delle tecnologie e l’Ufficio esecutivo del Presidente.
Apple ha discusso una serie di questioni con i legislatori, che vanno dalla solita riforma dei brevetti alle questioni ambientali, passando per la riforma del commercio e delle imposte sulle società agli sviluppi più recenti legati al coronavirus e all’istruzione a distanza.
Apple ha anche chiesto agevolazioni fiscali per la fabbricazione di semiconduttori negli Stati Uniti, suggerendo che la società vuole espandere la produzione di chip nel paese. La mossa arriva mentre Apple si prepara a rilasciare i primi Mac con processore personalizzato Apple Silicon.
Altri argomenti portati avanti da Apple includono questioni di supervisione del governo come le richieste di dati degli utenti e l’EARN IT Act, oltre alle preoccupazioni relative alla salute che hanno un impatto sui dispositivi medici mobili, sulle cartelle cliniche e sui dati sanitari. Secondo il rapporto, Apple ha parlato anche di pagamenti mobili e Apple Card.
L’azienda di Cupertino continua a sostenere la diversificazione sul posto di lavoro e spinge per il Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA) e altre questioni relative all’immigrazione.
Nel complesso, la spesa di Apple per le operazioni di lobbying è diminuita di circa 200.000$ rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Oltre che tramite lobbisti interni, il CEO di Apple Tim Cook si interfaccia regolarmente e direttamente con funzionari governativi di alto rango, compreso il presidente Donald Trump.
La notizia più interessante riguarda la già citata richiesta di crediti di imposta per la produzione nazionale di semiconduttori.
Apple progetta molti dei propri chip, inclusi quelli della serie A utilizzati su iPhone e iPad e i chip Apple Silicon che verranno utilizzati nei futuri Mac. Lo sviluppo dei chip viene eseguito internamente nella sede di Cupertino, ma la produzione è affidata a Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC).
Gli sforzi di lobbying di Apple indicano che l’azienda vuole spostare la produzione negli Stati Uniti, dove non dovrebbe affrontare i dazi e le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.
Le recenti pressioni di Apple su questo punto coincidono con una spinta da parte dell’azienda e dei suoi partner a spostare parte della produzione dalla Cina agli Stati Uniti. Nello stesso ambito rientra anche lo sforzo più ampio da parte dell’industria dei semiconduttori statunitense per ottenere il sostegno del governo per una maggiore produzione interna.
Il fornitore TSMC ha già annunciato l’intenzione di aprire una fabbrica di chip avanzati in Arizona e, una volta che l’impianto sarà aperto, si prevede che produca chip a 5 nanometri da fornire anche ad Apple.