In tutto il mondo continua il dibattito sui diversi approcci da adottare nella realizzazione delle app per il tracciamento dei contatti COVID-19. Intanto, a Singapore hanno ideato un sistema completamente diverso.
Malgrado la disponibilità delle API di Apple e Google ormai integrate in diverse app, compresa l’italiana Immuni, molti utenti sono diffidenti nell’utilizzare queste soluzioni su dispositivi come gli smartphone ricchi di dati personali. È vero che queste app sono molto sicure e non condividono dati, ma la diffidenza in alcuni utenti è difficile da superare.
Lo sanno bene a Singapore, dove l’app ufficiale del governo per il tracciamento dei contatti è stata scaricata solo dal 25% della popolazione, un numero troppo esiguo perché il sistema di tracciamento possa funzionare. Ecco perché il governo sta ora puntando su un sistema alternativo: dei tag indossabili che possono essere applicati alla borsa, ai vestiti o a qualsiasi altro oggetto di uso quotidiano.
Si tratta di un tag che non ha un chip GPS o una connessione internet attiva, ma condivide solo dati Bluetooth con gli altri tag indossati dalle persone. Come spiega il ministro Vivian Balakrishnan, “Senza un chip GPS, il dispositivo non è in grado di tracciare la posizione o il movimento delle persone. E poiché non esiste connettività Internet, non è possibile che i dati vengano caricati senza il consenso dell’utente“.
Il token condivide solo i dati di prossimità tramite Bluetooth, con le singole informazioni che vengono crittografate e inviate agli smartphone per l’archiviazione in un server centrale per i successivi 25 giorni prima della cancellazione automatica. Malgrado questo tag non sia obbligatorio, il governo si aspetta che la sua diffusione sia nettamente superiore a quella dell’app.
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