L’UE vuole obbligare le aziende tech a fornire prove digitali anche al di fuori degli USA

L’Unione Europea sta valutando l’ipotesi di obbligare i gitanti del mondo tech come Apple, Google e Microsoft a consegnare eventuali prove digitali fuori dai confini degli Stati Uniti, quando le indagini riguardano crimini molto gravi.

La nuova norma si applicherebbe a tutte le aziende che operano in Europa, indipendentemente da dove si trovino i relativi data center.

L’UE vuole che le autorità incaricate dell’applicazione della legge siano in grado di accedere alle prove elettroniche, anche se queste sono conservate in data center che non si trovano sul territorio europeo. L’unico limite è che l’azienda che deve fornire queste prove operi nei paesi dell’UE.

I confini digitali sono un problema che l’Europa vuole risolvere, soprattutto in un periodo dove l’utilizzo di servizi cloud da parte dei criminali è sempre più frequente.

In realtà, ad oggi sono già in atto accordi che consentono alle forze dell’ordine di richiedere la condivisione di dati da parte di aziende i cui data center non si trovano nei paesi UE. Tali accordi sono noti come trattati di mutua assistenza giudiziaria (MLAT). Tuttavia, l’UE sostiene che questi accordi non hanno tenuto il passo con la velocità con cui operano i criminali.

Il commissario europeo per la giustizia Vera Jourova ha detto che l’attuale metodo di accesso alle prove transfrontaliere è “molto lento e poco efficiente” e che le forze dell’ordine devono essere più veloci dei criminali.

Le aziende tech, e anche alcuni esperti del settore, sostengono che leggi così ampie non solo comporterebbero rischi per la privacy, ma potrebbero anche essere in conflitto con la legislazione esistente. Negli Stati Uniti, ad esempio, a determinate società è proibito divulgare informazioni a governi stranieri, dato che la privacy dei dati dei consumatori è rigorosamente protetta e le aziende sono limitate nel poter trasferire dati al di fuori dei confini nazionali.

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