Corea del Sud, chiesti 12 anni di reclusione per il vice presidente di Samsung

I pubblici ministeri che si occupano del caso Jay Y. Lee, il dirigente Samsung già condannato a 5 anni di reclusione per corruzione, hanno presentato appello alla decisione dei giudici e hanno chiesto ulteriori 7 anni di detenzione.

I pubblici ministeri ritengono che la condanna a 5 anni sia troppo lieve per un dirigente di una importante multinazionale sudcoreana che si è macchiato di gravi reati, tra l’altro insieme a importanti politici del paese.

Lee, che ha sempre negato tutte le accuse, è stato condannato per il suo ruolo in uno scandalo di corruzione che ha coinvolto l’ex presidente della Corea del Sud, Geun-hye. I procuratori avevano chiesto 12 anni di reclusione.

Jay Y. Lee può essere considerato a tutti gli effetti il capo operativo di Samsung, visto che è lui a prendere gran parte delle decisioni in azienda. Lee è coinvolto in un sistema di pagamenti illeciti verso Choi Soon-sil, vero braccio destro della presidente sudcoreana Park Geun-hye. Secondo i media locali, sarebbe proprio Choi Soon-sil a prendere le decisioni operative sui soldi gestiti dalla presidentessa della Corea, spesso tramite comportamenti non proprio leciti. Gli avvocati di Lee hanno sostenuto che questi pagamenti, pari a circa 36 milioni di dollari, erano stati firmati per un’organizzazione no-profit senza conoscere il reale amministratore. Lee aveva già ammesso in precedenza che Samsung diede un bel po’ di soldi (e un cavallo) per contribuire alla carriera equestre della figlia di Choi Soon-sil…

Ora inizierà il nuovo processo, con il rischio per Lee di dover passare ben 12 anni in prigione.

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