L’amministrazione Trump in questi giorni sta duramente lavorando alla nuova riforma fiscale negli Stati Uniti che potrebbe agevolare il ritorno sul suolo americano di grandi patrimonio esteri come quello di Apple, al momento dislocati in paesi che offrono regimi fiscali più agevolanti rispetto a quello americano.

Nel mondo dell’High Tech al momento è proprio l’azienda di Cupertino a detenere il record di capitale dislocato al di fuori degli Stati Uniti, con un cospicuo capitale pari a 252.3 miliardi di dollari a cui segue Microsoft con un capitale di ben 132.1 miliardi.
Come riportato da Fox Financial, ci sarebbe l’imposizione di una tasso una-tantum compreso tra il 14/14.5% sui guadagni stranieri a prescindere dalla loro locazione. In virtù di questo Cupertino potrebbe beneficiare di ben 47 miliardi di dollari, secondo le stime del Financial Times.
Le nuove disposizioni fornirebbero ad Apple un’incredibile flessibilità. Se venisse imposta una tassa una tantum Apple dovrebbe pagare una cifra compresa tra i 29,3 miliardi di dollari a 31,4 miliardi di dollari (a seconda dell’esito della sua battaglia legale europea) e la compagnia sarebbe quindi libera di rimpatriare quanto riterrà opportuno.
Apple utilizza i capitali esteri per finanziare operazioni internazionali, motivo per cui è difficile che deciderà di riportare negli Stati Uniti il 100% della sua liquidità straniera, ma le suddette esigenze di liquidità estera non si avvicinano nemmeno vagamente a 252,3 miliardi di dollari. Apple potrebbe quindi rimpatriare almeno 150 miliardi di dollari senza alcun problema, lasciando oltre 100 miliardi all’estero per esigenze operative, come la necessità di finanziare le catene di approvvigionamento e produttive di Apple in Asia.