Class-action contro il monopolio App Store, potrebbe intervenire l’amministrazione Trump

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha chiesto all’amministrazione Trump di esprimere un’opinione formale su una class-action di vecchia data che riguarda Apple, rea secondo i querelanti di aver gonfiato i prezzi dell’App Store caricando una commissione del 30% agli sviluppatori e bloccando le vendite su altre piattaforme.

Il caso risale al 2011 ed è stato portato avanti da diversi utenti iPhone che hanno accusato Apple di aver monopolizzato le vendite delle applicazioni, limitando di fatto il libero mercato e l’abbassamento dei prezzi. In pratica, nella denuncia viene spiegato che, mentre gli utenti macOS, Windows o Android possono scaricare app anche al di fuori dai negozi ufficiali, Apple ha completamente bloccato questa opzione su iOS. Questa decisione si ripercuote sul cliente finale, dato che “… non viene stimolata la concorrenza dei prezzi“. I querelanti affermano anche che i prezzi su App Store sono più alti perchè Apple trattiene il 30% dai guadagni degli sviluppatori, obbligati per questo ad offrire app a prezzi più alti del solito per ottenere lo stesso introito.

Per sbloccare la situazione, con Apple che dalla sua posizione afferma che la class-action non è valida perchè su questa materia la denuncia potrebbe essere ammessa soltanto se presentata dagli sviluppatori e non dagli utenti, la Corte Suprema ha chiesto un parare formale all’amministrazione Trump.

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