Tim Cook potrebbe essere arrestato se Apple non collaborerà con l’FBI

Nella vicenda Apple-FBI, la situazione potrebbe farsi più spinosa di quanto non lo sia già: nelle ultime ore, circola la voce che Tim Cook potrebbe teoricamente essere arrestato se la sua azienda continua a rifiutare l’ordine dell’FBI relativo allo sblocco dell’iPhone appartenente ad uno delle vittime di San Bernardino. Intanto, è stata resa nota la testimonianza dell’avvocato Sewell che domani si presenterà davanti alla Commissione di Giustizia.

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Si tratta di un’eventualità molto remota, anche se possibile. In pratica, Tim Cook potrebbe essere ritenuto personalmente responsabile per aver sfidato un ordine del tribunale. Ovviamente, questa opzione si verificherebbe solo se si arrivasse davanti alla Corte Suprema ed Apple continuasse a rifiutare l’ordine del governo.

Alcuni esperti in diritto fanno sapere che è più probabile un rischio per Apple in quanto azienda, molto probabilmente tramite una cospicua multa. Ad esempio, nel 2007 il governo degli Stati Uniti minacciò Yahoo con una multa che poteva arrivare fino a 250.000$ al giorno se l’azienda si fosse rifiutata di fornire alcuni dati.

Chiaramente si tratta di discorsi prematuri, visto che la prima udienza ufficiale sulla questione si terrà solo nei prossimi giorni.

Intanto, il Senato degli Stati Uniti sta valutando la proposta di Tim Cook per la creazione di una Commissione che possa discutere su questa tematica. La commissione sarà composta da  membri del congresso, dalle aziende tecnologiche, dalle associazioni che appoggiano la proposta dell’FBI e da altri parti interessate.

Domani ci saranno le prime testimonianze davanti alla Commissione di Giustizia della Camera, e il testimone Apple sarà l’avvocato Bruce Sewell, che ha già pubblicato la sua dichiarazione di apertura:

Grazie Signor Presidente. E’ un piacere comparire davanti a voi e alla commissione di giustizia per conto di Apple. Apprezziamo il vostro invito e la possibilità di essere parte della discussione su questa importante questione che è incentrata sulle libertà civili del nostro paese.

Voglio ripetere qualcosa che abbiamo detto fin dall’inizio – che le vittime e le famiglie degli attacchi di San Bernardino hanno le nostre più sentite condoglianze e vogliamo che giustizia sia fatta. Apple non ha alcuna simpatia per i terroristi.

Abbiamo il massimo rispetto per le forze dell’ordine e condividiamo il loro obiettivo di creare un mondo più sicuro. Abbiamo un team di professionisti che lavora 24 ore su 24 per aiutare le forze dell’ordine nelle indagini che coinvolgono dei nostri prodotti.

Quando l’FBI è venuto da noi nei giorni immediatamente successivi agli attentati di San Bernardino, abbiamo fornito tutte le informazioni utili per le indagini. Abbiamo anche fornito un team di ingegneri per fornire consigli aggiuntivi su come muoversi al meglio nelle investigazioni che riguardavano l’iPhone incriminato.

Ora, però, ci troviamo di fronte ad una circostanza straordinaria. L’FBI ha chiesto al tribunale di obbligarci a fornire qualcosa che semplicemente non abbiamo. Dovremmo creare un sistema operativo che non esiste, e questo sarebbe molto pericoloso. Chiedono anche una backdoor su iPhone, in pratica uno strumento software che supera il sistema di crittografia che protegge le informazioni personali presenti su ogni iPhone.

Come abbiamo già detto all’FBI – e come abbiamo ribadito anche ai cittadini americani – la costruzione di questo strumento software non inciderebbe solo su un singolo iPhone. Una backdoor indebolirebbe la sicurezza di tutti gli iPhone in circolazione. In realtà, proprio alcuni giorni fa il direttore dell’FBI Comey ha ammesso che, probabilmente, in futuro potrebbe usare questo precedente anche in altri casi che riguardano telefoni di qualsiasi marca. Il Procuratore Distrettuale Vance ha anche detto che ha intenzione di usare questo precedente su altri 175 telefoni per altre indagini in corso. Siamo quindi tutti d’accordo che non si tratta dell’accesso ad un solo iPhone.

L’FBI ci sta chiedendo semplicemente di indebolire la sicurezza dei nostri prodotti. I cybercriminali e gli hacker potrebbero usare questa backdoor per devastare la nostra privacy e la sicurezza personale. Sarebbe un pericoloso precedente di intrusione del governo nella privacy dei suoi cittadini.

Centinaia di milioni di persone che rispettano la legge si affidano ai prodotti Apple per inserire i dettagli più intimi della loro vita privata, tra foto, conversazioni, dati sanitari, conti finanziari, informazioni sulla posizione dell’utente e tanti altri dati.

Alcuni di voi potrebbero avere un iPhone in tasca in questo momento e, se ci pensate, probabilmente avete memorizzato più informazioni di quelle che un ladro potrebbero trovare nelle vostre case. L’unico modo che conosciamo per proteggere tali dati è tramite una forte crittografia.

Ogni giorno, vengono effettuate su internet oltre un trilione di transazioni sicure che passano su comunicazioni cifrate. Si va dalle comunicazioni bancarie a quelle delle carte di credito, dallo scambio delle cartelle cliniche alle comunicazioni private tra le persone. Il governo degli Stati Uniti ha speso decine di milioni di dollari per finanziare le aziende tecnologiche allo scopo di far realizzare dei forti sistemi di crittografia. Il governo Obama ha più volte appoggiato proposte finalizzate al miglioramento della sicurezza dei dati.

La crittografia è una cosa necessaria, che noi abbiamo utilizzato nei nostri prodotti per oltre un decennio. Gli attacchi ai dati dei nostri clienti diventano sempre più sofisticati, per questo anche gli strumenti di difesa devono essere sempre più forti. L’indebolimento della crittografia sarà un male per i nostri consumatori e per tutti i cittadini che rispettano le leggi e che si affidano a società come Apple per proteggere i loro dati.

L’udienza di oggi si riferisce a Sicurezza e Privacy. Noi crediamo di poter garantire entrambe. Proteggere i nostri dati con la crittografia e mantenere le persone al sicuro. Il popolo americano merita una discussione più strutturata su questioni così importanti.

Vogliamo mettere un limite alla tecnologia che protegge i nostri dati, e quindi alla nostra privacy e sicurezza, a fronte di attacchi informatici sempre più sofisticati? E quali saranno i poteri dell’FBI in futuro?

Crediamo che questioni così importanti debbano essere trattate dai rappresentati del popolo, e non tramite una richiesta di mandato che si rifà ad una legge vecchia di 220 anni.

Apple è pronta ad affrontare questa discussione, offrendo tutto ius supporto necessario.

Siamo convinti che i nostri clienti, le loro famiglie e i loro amici saranno protetti da latri e terroristi, ma riusciranno anche a conservare in modo sicuro i dati personali sui dispositivi elettronici.

Ricordiamo che, la scorsa settimana, un tribunale della California ha chiesto ad Apple di sbloccare l’iPhone 5c di uno dei terroristi della strage di San Bernardino, ma l’azienda ha risposto che da iOS 8 in poi è impossibile effettuare questa operazione. Il governo e l’FBI hanno quindi chiesto di installare una backdoor su iOS, ma per Apple un’operazione di questo tipo consentirebbe a qualsiasi criminale informatico di accedere a questa “chiave universale” e di controllare i dati sensibili memorizzati su qualsiasi iPhone sparso per il mondo. Tra l’altro, Apple avrebbe potuto fornire il backup aggiornato di questo iPhone, se solo l’FBI non avesse chiesto al datore di lavoro dell’imputato di cambiare la password dell’ID Apple (l’iPhone 5c, infatti, era dell’azienda ed era stato fornito in uso al proprio dipendente).

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