L’adozione di Apple Pay va a rilento per le alte richieste di Apple

E’ notizia di pochi minuti fa che le banche australiane non hanno accettato di integrare Apple Pay a causa delle richieste troppo alte proposte dai dirigenti di Cupertino. Questo è uno dei motivi per i quali l’adozione del sistema di pagamento Apple va ancora a rilento.

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Ad oggi, Apple Pay è supportato solo da alcune banche negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ma sembrava che entro fine agosto anche l’Australia potesse aggiungersi a questa liste. Ed invece, un ostacolo chiamato “richieste onerose” sta franando l’adozione di Apple Pay non solo in Australia, ma anche in tanti altri paesi.

Negli Stati Uniti, le commissioni interbancarie hanno un costo di 1$ per ogni 100$ di transazioni, mentre in Australia la cifra è ridotta della metà. Per ogni operazione eseguita tramite Apple Pay, Apple chiede negli Stati Uniti 0,15$ per ogni 100$ di spese e ora chiede lo stesso anche alle banche australiane.

Non ci vuole certo una laurea in matematica per capire che 0,15$ su 0,50$ sono molti di più rispetto a 0,15$ ogni 100$. Per questo, le banche australiane non sono disposte a cedere tutti questi soldi, anche perchè la Reserve Bank of Australia sta cercando di portare giù le commissioni bancarie fino a 0,30$ ogni 100$ di transazioni. In pratica, Apple si troverebbe a “prendere” la metà di quanto le banche intascano per le varie transazioni.

Questa vera e propria tassa richiesta da Apple sta quindi rischiando di rallentare la diffusione di Apple Pay al di fuori degli Stati Uniti, visto che anche in Gran Bretagna le operazioni consentite con questo sistema sono molto limitate.

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