Cosa succede se l’iPhone o l’iPad ricevuti in eredità sono bloccati?

Dopo Facebook, anche Apple si trova ad affrontare un problema delicato sia dal punto di vista morale, sia dal punto di vista legale. L’azienda è stata infatti accusata di avere una “totale mancanza di comprensione e discrezione”, dopo essersi rifiutata di sbloccare l’iPad di una donna deceduta per una grave malattia. La richiesta di sblocco era stata presentata dai due figli della donna scomparsa.

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Quando Andrea Grand, una donna di 59 anni, è deceduta a causa di un cancro, dal testamento è emerso che i co-esecutori delle sue ultime volontà sarebbero stati i suoi due figli. I due fratelli raccontano che la madre ha sempre usato l’iPad, senza però mai svelare la password del suo ID Apple. Quando i figli hanno cercato di ripristinare il dispositivo, ovviamente iOS ha chiesto loro la password, visto che Apple ha aggiunto questo sistema di sicurezza per evitare usi impropri del dispositivo.

Non conoscendo tale password, i due fratelli si sono rivolti direttamente ad Apple, ma l’azienda di Cupertino ha chiesto loro sia il certificato di morte della donna, sia una lettera dell’avvocato che dimostri l’avvenuta autorizzazione di un tribunale per sbloccare il dispositivo.

A seguito di queste richieste, uno dei due figli ha scritto sul suo blog: “Sono sempre stato un fan di Apple, ma questo incidente ha cambiato completamente la mia opinione sull’azienda. La loro totale mancanza di comprensione e discrezione, in un momento di grande tristezza personale, è stata sorprendente. Per una società che si vanta dei suoi utenti, definendoli parte di una grande famiglia, ho ricevuto un atteggiamento molto freddo”. 

Da una parte, quindi, c’è il lutto di due fratelli e la volontà di utilizzare l’iPad lasciato in eredità dalla madre, dall’altra Apple va avanti per la sua strada e protegge la privacy dei suoi utenti. Quello che l’azienda di Cupertino protegge, infatti, è proprio la riservatezza di un utente che, bencè deceduto, ha ancora il diritto di non vedersi “spiare” i propri dati senza un consenso palese. Ovviamente, in alcuni frangenti bisognerebbe usare più tatto e capire la situazione caso per caso, senza seguire ciecamente le regole.

Cosa ne pensate?

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