Cellulari e servizi a pagamento: boom di truffe, ma la fine potrebbe essere vicina

A molti utenti sarà capitato che, navigando con l’iPhone o utilizzando qualche app, compaiano dei banner che più o meno automaticamente attivano l’iscrizione ad un servizio a pagamento. L’utente se ne accorge soltanto dopo qualche giorno, quando magari il credito si esaurisce o arriva una bolletta salatissima. Tutto questo potrebbe presto finire.

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L’Antitrust dal 14 giugno si occuperà nuovamente di pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette, anche su mobile. A deciderlo è stato il governo, con un decreto della Presidenza del Consiglio che recepisce la direttiva europea 2011/83/UE sui nuovi diritti dei consumatori.

L’Antitrust riprenderà in mano tanti fascicoli di denuncia da parte dei consumatori (prima la competenza era dell’Agom), avviando una serie di procedure per multare e punire chi ha realizzato questi servizi che, tramite banner, iscrivono gli utenti a servizi di loghi, suonerie e immagini erotiche in modo non proprio trasparente.

Tali servizi sono ancora molto attivi, tanto da essere aumentati negli ultimi mesi grazie anche alle lungaggini burocratiche dell’Agcom. Con il ritorno dell’Antitrust, le cose dovrebbero cambiare in meglio, anche perchè si parla di punizioni esemplari per i responsabili.

Sono tre le principali categorie di truffe, ma tutte finiscono nello stesso modo: si attivano un servizio e cominciano a prendere soldi, di solito dopo un avviso nascosto che arriva via sms da parte di un numero sconosciuto. Il più diffuso è sicuramente quello via internet e smartphone: involontariamente si digita su una pubblicità, che può apparire su un sito o un’app qualsiasi, e ci si ritrova abbonati a un servizio da 5 euro a settimana (per ricevere suonerie, mp3, wallpaper, video e così via).

Per l’azienda che lo offre, quel clic vale come sottoscrizione di un contratto. Non dovrebbe però essere così facile attivare un contratto, in quanto in Italia le aziende dovrebbero provare di aver ottenuto un consenso consapevole da parte dell’utente. Cosa che evidentemente non possono fare quando il clic è involontario.

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