7 notizie per 7 giorni: nuovo appuntamento con la rubrica hi-tech di iPhoneItalia – Appuntamento 02/06

Chi possiede un iPhone è, nella maggior parte dei casi, anche un appassionato di tecnologia, come lo siamo noi di iPhoneItalia. Proprio per questo abbiamo deciso di creare una nuova rubrica, denominata “7 notizie per 7 giorni”, nella quale verranno riassunte le 7 notizie di tecnologia più interessanti e curiose della settimana, ma non riguardanti propriamente il mondo iPhone. Un modo per discutere insieme di tecnologia e non far mancare nulla ai nostri lettori! Eccoci arrivati ad un nuovo appuntamento.

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Gestire i feedback dei clienti per valorizzare l’ecommerce

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Le opinioni dei clienti contano. E contano sempre di più nel commercio elettronico, in cui le comunicazioni informali tra consumatori su prodotti, servizi e marche – che vanno sotto il nome di passaparola, o word-of-mouth (WOM) – rappresentano oggi il più potente strumento di comunicazione di marketing.

Basti pensare che ogni giorno negli Stati Uniti si stimano in media 3,4 miliardi di conversazioni su prodotti e marche (fonte: Keller Fay Group) e che per il 70% degli individui il WOM rappresenta il fattore di influenza più importante nelle proprie decisioni di acquistoe consumo (Rapporto Nielsen 2012). Si spiega così la crescente attenzione da parte anche delle imprese italiane ai sistemi di analisi, misurazione e gestione del passaparola e, alla luce della diffusione dei mezzi digitali, al passaparola digitale, detto anche electronic WOM (eWOM).

Questi alcuni degli scenari emersi oggi nel corso del workshop “Si fa presto a dire passaparola: grandi sfide e opportunità”, organizzato da Zoorate, web company specializzata in social commerce, in occasione dell’ottava edizione dell’eCommerce Forum.

Tuttavia, nonostante il passaparola sia ormai il più importante e decisivo strumento di influenza sulle scelte di acquisto, ancora non viene valorizzato adeguatamente dalle aziende:

Una panoramica del fenomeno è stata presentata da Matteo de Angelis, docente di Marketing al dipartimento di Impresa e Management dell’università Luiss Guido Carli e ospite del workshop, il quale ha affrontato sfide e opportunità delle nuove forme di comunicazione sociale su prodotti e marche, a partire dal concetto di bolle reputazionali:

“Numerose ricerche dimostrano come molti consumatori siano disposti a modificare le proprie abitudini di consumo sulla base di informazioni reperite tramite i social media – commenta Matteo de Angelis- La loro proliferazione ha ampliato non solo il processo di trasmissione delle informazioni su imprese, marche e prodotti ma, in maniera esponenziale, anche la comunità di consumatori coinvolti. Di conseguenza, la portata dei benefici o dei danni associati allo sviluppo di una reputazione d’impresa positiva o negativa appare sensibilmente incrementata, tanto da poter parlare di vere e proprie bolle reputazionali. È tuttavia paradossale che tutto ciò avvenga quasi sempre in luoghi e contesti che sfuggono al controllo delle imprese”.

Sotto osservazione anche l’analisi del WOM negativo, fenomeno dagli effetti più ampi di quello positivo (in quanto si propaga per un numero maggiore di stadi successivi di trasmissione), ragione per cui risulta fondamentale per l’impresa bloccarlo all’origine così da evitare spirali pericolosissime innescate da consumatori insoddisfatti: “Ecco quindi che diventano preziosi i sistemi di social feedback immediati volti a rilevare, gestire e rimediare prontamente al disservizio, meglio se monitorando costantemente i sentiment dei consumatori mediante l’analisi di blog, post o tweet, e attivando al tempo stesso opportune azioni di valorizzazione del WOM positivo”, conclude De Angelis.

Intanto, in una ricerca condotta nel 2012 da Battery Ventures sul mercato statunitense, gli utenti internet dichiarano che potrebbero non credere alle recensioni di prodotti e servizi soprattutto se si trovano su un sito di cui non si fidano o sono scritte in un linguaggio scorretto dal punto di vista grammaticale (45%) oppure perché anonime (33%). Anche il tono svolge un ruolo fondamentale: incappare in recensioni troppo negative (26%) o troppo positive (19%) desta ancora qualche perplessità, così come anche leggere recensioni troppo corte o troppo lunghe (11%). La questione “trust” resta quindi ancora molto calda e lo mostra bene l’infografica “The review of reviews” condotta da People Claim.

Intanto, nel nostro paese un nuovo impulso arriva dalle soluzioni enteprise e ready-to-use di Zoorate che mirano a valorizzare e a certificare le opinioni e i contenuti generati dagli utenti. Tra queste, anche il nuovo Sigillo Gold di Netcomm presentato insieme al Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, in occasione dell’eCommerce Foru. Evoluzione del Sigillo Netcomm standard è uno strumento che indica la serietà dei siti dei merchant in termini di sicurezza, trasparenza, chiarezza e affidabilità e che gli utenti potranno trovare sui siti degli shop online che vi aderiranno.
La tecnologia avanzata accessibile ai dipendenti migliora il business

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Blue Coat Systems presenta i risultati di un nuovo sondaggio condotto a livello globale dal quale emerge che quando i dipendenti possono scegliere in modo sicuro e rapido le migliori tecnologie offerte dal mercato, le aziende sono in grado di creare, comunicare, collaborare, innovare, eseguire, competere e vincere.

Secondo il sondaggio su oltre 1900 aziende e leader IT in tutto il mondo, redatto da Economist Intelligence Unit e condotto da Vanson Bourne, l’84 percento degli intervistati sostiene che fornire più libertà di scelta tra gli strumenti tecnologici esistenti ai dipendenti migliora l’efficienza aziendale. I responsabili aziendali e IT delle imprese a più rapida crescita al mondo sono anche convinti che consentire ai dipendenti di scegliere le tecnologie utilizzate può aumentare il fatturato e gli utili di oltre il 35 percento.

Dirigenti aziendali e utenti finali stanno gradualmente migrando dalla scelta di tecnologie prettamente controllate dai reparti IT a soluzioni alla portata di tutti, per privilegiare il libero utilizzo di quanto di meglio offerto dal mercato in termini di tecnologia, dispositivi, applicazioni e servizi IT. Garantire le giuste tecnologie e al contempo potenziare il proprio business richiede un nuovo approccio alla sicurezza, che non rappresenta più unicamente ciò che il reparto IT previene, ma anche ciò che essa rende possibile.

“L’approccio alla sicurezza è tradizionalmente basato sulla paura, di ciò che non si conosce, della nuova tecnologia, della perdita di controllo, e questa paura ha portato a una rigidità che ostacola la crescita del business,” ha dichiarato Greg Clark, CEO di Blue Coat Systems. “Per potenziare l’azienda è necessario cambiare il modello di sicurezza dando ai dipendenti la possibilità di utilizzare individualmente e nel miglior modo possibile quelle tecnologie che consentono loro di raggiungere i migliori risultati nell’attività che svolgono.”

Le aziende stanno cercando di sfruttare la potenza offerta dalla tecnologia per fornire nuovi prodotti e servizi, migliorare l’esperienza del cliente e aumentare il vantaggio competitivo, ma i tradizionali metodi di sicurezza sono troppo rigidi e antiquati per stare al passo con l’adozione di strumenti innovativi. Secondo il sondaggio, il 52 percento dei leader aziendali è convinto che le policy IT rallentino la capacità di innovazione mentre il 53 percento ritiene che a risentirne sia il servizio al cliente.

Le aziende a più rapida crescita al mondo sanno come raggiungere maggiore redditività, efficienza e innovazione sfruttando al massimo l’utilizzo della tecnologia. A livello mondiale, il 68 percento di queste aziende ha incrementato la redditività utilizzando le nuove tecnologie rispetto a solo il 39 percento delle aziende a crescita più lenta. Allo stesso modo, il 66 percento delle aziende più produttive al mondo utilizza la tecnologia per supportare i propri dipendenti rispetto a solo il 48 percento delle aziende a crescita più lenta.

E’ necessario che i CIO siano protagonisti del business e possano allineare l’IT alle iniziative aziendali strategiche,” ha dichiarato Phil Hochmuth, Program Manager per la sicurezza presso IDC. “Quando la collaborazione fra IT e leader aziendali è efficace, l’organizzazione è in grado di innovare e fornire nuovi prodotti e servizi, ridurre i costi attraverso una migliore efficienza e infine favorire la crescita del fatturato.”

I CIO si rendono conto della necessità di adottare i cambiamenti tecnologici necessari per raggiungere gli obiettivi strategici dell’azienda, ma non dispongono delle infrastrutture o dei metodi per garantire ai dipendenti l’utilizzo sicuro di queste nuove tecnologie. A livello globale, il 76 percento dei leader IT considera la sicurezza il più grosso ostacolo alla possibilità per i dipendenti di scegliere liberamente la migliore tecnologia al mondo.

Comunicato in merito alla diffusione di notizie inerenti la linea NGM aquasafe

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In questi giorni sono state diffuse notizie imprecise in ordine ai cellulari della linea Aquasafe che meritano di essere corrette. Nessun Tribunale o Autorità ha affermato che i cellulari della linea Aquasafe non sono resistenti all’acqua o alle intemperie.

I cellulari della linea Aquasafe hanno realmente un grado di resistenza agli agenti atmosferici ed all’acqua ed una resistenza agli urti superiori rispetto a quelli di un comune cellulare. In particolare il modello Explorer è stato certificato come grado di protezione IXP68 da tre diversi enti e nessuno mai in alcuna sede ha contestato la fondatezza di tale grado di protezione. I modelli Voyager, Stealth, Swat e Raptor sono anch’essi resistenti all’acqua ed agli eventi atmosferici ma con un grado inferiore all’IPX5 precedentemente dichiarato da NGM Italia S.r.l. sul proprio sito in virtù dei test forniti dal assemblatore.

NGM Italia S.r.l. appena si è resa conto di quanto sopra ha provveduto immediatamente a correggere il messaggio pubblicitario ed a modificare le confezioni dei suddetti modelli. Ciò nonostante l’AGCOM ha ritenuto di sanzionare NGM Italia S.r.l. per il messaggio pubblicitario pubblicato sul proprio sito Internet dal 20 Settembre 2012 al 30 Novembre 2012 ritenuto scorretto in relazione all’indicazione del grado IPX5 per i quattro modelli di cui sopra.

NGM Italia S.r.l. sta predisponendo ricorso al TAR del Lazio contro la decisione dell’AGCOM che ritiene ingiusta e sproporzionata anche in considerazione del breve lasso di tempo in cui la pubblicazione ha avuto luogo e della sua assoluta buona fede.
Da MySql a #Obama2012: a TechCrunch Italy i più grandi protagonisti dell’innovazione

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TechCrunch Italy (www.techcrunch-italy.com), il più grande evento italiano dedicato al digitale e alle startup, co-organizzato da Populis e TechCrunch, accoglierà anche quest’anno voci eccezionali da ogni parte del mondo che stanno scrivendo la storia dell’innovazione a 360°: da Amelia Showalter, che è stata Director of Digital Analytics per la campagna di rielezione del Presidente Obama, a Michael Widenius, Co Founder e autore principale di MySql, vengono oggi resi noti i nomi di alcuni tra i top speaker che parteciperanno all’incontro di settembre.

Sul palco si alterneranno i creatori di nuove tecnologie e prodotti appena annunciati in anteprima al mercato o non ancora in produzione, come Jeff Hagins, founder di SmartThings, un inedito sistema di controllo remoto e Phil Bosua, Founder di LIFX, la reinterpretazione della classica lampadina; protagonisti di storie di successo nate e cresciute grazie al web, come Vito Lomele, Founder di JobRapido, o Martin Varsavsky, Founder del Global WiFi Network FON, e ancora voci da aziende che hanno vissuto l’evoluzione innescata da internet nel mondo della comunicazione, come Andreas Weile, President di Bild e Giorgio Brenna, Chairman e CEO Italy di Leo Burnett.

Una lista di nomi incredibili, consultabile anche su http://www.techcrunch-italy.com/speaker/ , a cui si aggiungeranno nuovi protagonisti nelle prossime settimane, per discutere insieme di (RE) Design, il tema che guiderà l’edizione di quest’anno: dalla migrazione di internet dalla dimensione “fissa” su PC al suo utilizzo in mobilità, che ha invaso ogni aspetto della nostra vita, per arrivare ad indagare le influenze esercitate sul concetto di Made in Italy e sulle sue manifestazioni, come l’automotive, la moda o il turismo.

Gli ultimi nomi confermati si aggiungono a quelli, già rivelati, di Renaud Visage, co-founder di Eventbrite, una della principali piattaforme di online ticketing al mondo, Damien Patton, founder di Banjo, mobile app geolocalizzata, nuovo fenomeno tra i social media e John Underkoffler, founder di Oblong e ideatore dell’interfaccia del film Minority Report, uno degli scienziati e innovatori più illuminati degli ultimi 20 anni.

Dal 1° giugno sono aperte le vendite per 500 pass per entrambe le giornate a 399€, mentre il costo di un stand sarà di 999€; il costo del biglietto intero in late booking sarà infine di 499€.

TechCrunch Italy nasce dalla collaborazione tra Populis – una delle media technology company a maggiore crescita in Europa (Source: #1 Deloitte Fast 50 Ireland, #7 Deloitte Fast500 EMEA, GP Bullhound Media Momentum 2011), editore di Blogo.it (3° polo d’informazione online in Italia), fondata da due partner italiani, Luca Ascani e Salvatore Esposito, e leader europeo nella produzione di contenuti verticali – e TechCrunch la “Bibbia” dell’informazione tecnologica online a livello mondiale, forte di una redazione di esperti attenti a scovare nuove start up, recensire i progetti web più innovativi e annunciare in tempo reale tutte le breaking news sul mondo della tecnologia.
La soluzione Panasonic alla mobility professionale è avere a disposizione uno strumento aziendale adatto, non utilizzare quello personale

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Secondo quanto riporta una recente ricerca indipendente commissionata da Panasonic Computer Product Solutions e condotta da Dynamic Markets, nell’ambiente lavorativo inglese sta emergendo un nuovo tipo di “sabotatore segreto”.

I dati dello studio evidenziano che oltre un quarto dei dipendenti della Gran Bretagna sabota deliberatamente il proprio dispositivo aziendale, o è tentato di farlo, e che un 14% dei lavoratori ammette chiaramente di aver distrutto il device professionale affidatogli​​. Tra i principali responsabili, i manager delle aree Sales, Marketing e IT: la più comune spiegazione del fenomeno è riconducibile all’imbarazzo e alla frustrazione causati dall’utilizzo di dispositivi obsoleti, che si tratti di computer o dispositivi mobili.

L’indagine, che ha coinvolto più di 500 dipendenti britannici, ha rilevato come il 27% dei lavoratori saboti deliberatamente, o sia tentato di sabotare, gli apparecchi lavorativi, danneggiandoli o perdendoli. Come mette in luce la ricerca, una spiegazione di questi abusi deriverebbe dal fatto che il 38% dei dipendenti UK prova “sentimenti negativi” verso la tecnologia aziendale che utilizza, mentre il 30% dichiara che preferirebbe utilizzare il proprio dispositivo personale. Il 9% ammette di trovarsi in imbarazzo a usare il dispositivo aziendale di cui è in possesso, il 7% afferma che le tecnologie sono difficili da utilizzare e il 6% dichiara esplicitamente che le detesta.

Parlando di estetica, il 36% del campione si dice perplesso rispetto al look e alla sensibilità dei dispositivi in uso: tra questi, troviamo soprattutto i quadri junior e intermedi, con un’età compresa tra i 18 e i 44 anni, gli addetti alle vendite, al marketing, ai servizi IT e alla gestione dei dati.
Il 18% degli intervistati descrive i propri dispositivi aziendali come datati e fuori moda, mentre per il 17% questi appaiono scialbi e noiosi. Per l’11% dei dipendenti, invece, sono brutti e privi di stile. Non a caso, c’è una correlazione tra coloro che deliberatamente o accidentalmente hanno danneggiato i dispositivi e chi li utilizza con un atteggiamento negativo.

“Siamo molto sorpresi dal numero di dipendenti che hanno ammesso di essere tentati di danneggiare i propri laptop e cellulari aziendali, ma ancora di più siamo esterrefatti per il numero di persone che l’hanno effettivamente fatto“, ha detto Jan Kaempfer, Direttore Marketing di Panasonic Computer Product Solutions. “Si tratta di una chiara indicazione di quanto sia importante l’atteggiamento mentale dei lavoratori che sono dotati di dispositivi professionali inadatti alla loro mansione.”

L’astio nei confronti dei dispositivi aziendali sembra anche tradursi in un alto tasso di danni accidentali. Negli ultimi tre anni, complessivamente il 42% dei dipendenti che utilizzano un dispositivo di proprietà aziendale ha registrato incidenti. Quasi un quarto (23%) dei dipendenti li ha fatti cadere o li ha gettati a terra, il 13% vi ha versato sopra dei liquidi, mentre il 5% ha completamente immerso in acqua i propri dispositivi (ad esempio in piscina, in mare, in un fiume, nel lavello, in bagno o in una pozza). Il 12% del campione ha invece rotto lo schermo. La distrazione è stata il problema principale per un altro 12% degli intervistati, che ha di fatto perso il proprio dispositivo aziendale.

Per quanto riguarda il tema delle differenze significative nell’utilizzo dei device personali rispetto a quelli professionali, se il 97% del campione interrogato conferma di possedere sia un device aziendale sia un dispositivo personale, solo l’8% dedica maggior attenzione ai dispositivi aziendali rispetto a quelli personali.

La ricerca delinea un quadro a dir poco problematico e conferma indirettamente l’atteggiamento di molte aziende che, nel tentativo di soddisfare il desiderio dei lavoratori di utilizzare il proprio dispositivo personale sul posto di lavoro, si stanno convertendo alla logica BYOD (Bring Your Own Device). Tuttavia, Panasonic ritiene che si tratti di un errore e di una falsa fonte di risparmio per le aziende, come ben documentato dai problemi che investono l’utilizzo di device personali sul luogo di lavoro, in particolare per quanto riguarda sicurezza e gestione dati.

Questa ricerca dimostra che i lavoratori e, in particolare, i più giovani ed esperti di tecnologia, sono frustrati dai dispositivi che vengono forniti loro da parte delle aziende, perché sono inadeguati alle funzioni da svolgere oppure semplicemente superati rispetto alle ultime funzionalità che la generazione Y è abituata ad utilizzare”, ha commentato Jan Kaempfer in merito.

“Allo stesso tempo, usare il proprio dispositivo non è la soluzione e le aziende dovrebbero adottare piuttosto la policy ‘Buy the Right Device’ – comprare il dispositivo adatto alle proprie esigenze”, conclude Jan Kaempfer.

Con un’offerta sempre più ampia di tablet, computer portatili e dispositivi mobili resistenti e adatti al business, come i Panasonic Toughbook e Toughpad, le aziende hanno l’opportunità di fornire ai dipendenti il dispositivo più appropriato per il loro ruolo specifico, consentendo al team IT di mantenere sicurezza e processi standard in tutta l’organizzazione, così da fornire alla forza lavoro i migliori strumenti lavorativi.

Javier Zanetti e oFootball insieme nella prossima stagione

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Bangbite e oFootball, la social factory gratuita per aspiranti allenatori, annunciano l’ingresso nella propria squadra di Javier Zanetti che sarà testimonial a livello mondiale del soccer game manageriale per la stagione 2013/2014.

La campagna acquisti per il prossimo campionato è partita e vede in prima fila OFootball, il soccer game ideato e sviluppato da Bangbite – giovane realtà emergente del panorama digitale italiano – che nel mese scorso ha comunicato l’ingresso nel proprio capitale di un importante Fondo di investimento italiano.

L’accordo presentato oggi si inserisce nel piano di sviluppo di oFootball che prevede cospicui investimenti strutturali dedicati alla piattaforma tecnologica e al design del browser game e numerose iniziative di marketing e comunicazione che accresceranno la notorietà del brand a livello internazionale. L’esperienza ai massimi livelli, la classe innata e le qualità umane e professionali di Javier lo rendono il testimonial ideale per oFootball che ha voluto dedicare al campione argentino una serie di virtual goods – ovvero strumenti che migliorano le performance dei giocatori virtuali – ispirati alle caratteristiche uniche e inimitabili di Zanetti. Le nuove opzioni che contribuiranno a rendere ancor più emozionanti e combattuti i campionati di oFootball sono: RESISTENZA Zanetti, un tool di potenziamento che aumenta la resistenza dei giocatori virtuali e FORMA Zanetti che redistribuisce e ottimizzare forza, l’agilità e la velocità dei propri giocatori per singolo reparto.
Il nuovo testimonial sarà parte attiva di tutte le iniziative di comunicazione promosse da Bangbite e gestirà un blog all’interno della community di www.ofootball.eu che ha superato il milione di utenti registrati.

e-Commerce: fatturato in crescita del 17%

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Continua la crescita dell’eCommerce nel nostro Paese e si rivela confermato un trend positivo di incremento a doppia cifra dal 2010. Crescono del 50% rispetto all’aprile del 2012 gli utenti attivi online, con un picco di quasi 14 milioni di eShopper nel periodo natalizio. La grande propensione all’uso smartphone fa crescere del 160% il valore del Mobile Commerce, raggiungendo la quota di 427 milioni di euro.

Questo sono solo alcuni dei dati salienti presentati nel corso dell’ottava edizione del Netcomm eCommerce Forum 2013, alla presenza di oltre 4.000 invitati, tra aziende, professionisti e giornalisti, “un’adesione che dimostra come l’eCommerce sia una grande opportunità per le nostre aziende, soprattutto nella difficile congiuntura economica”, come sottolineato da Roberto Liscia, Presidente di Netcomm- Consorzio del Commercio Elettronico Italiano.

“Tutti i segnali e gli indicatori che definiscono l’eCommerce in numeri descrivono un settore in salute e crescita. Nessun comparto economico in questa fase di crisi profonda è stato in grado di correre con tale entusiasmo, anche e soprattutto grazie ad una crescita molto importante dei consumatori – continua Roberto Liscia. Le stime che mensilmente rileviamo come Netcomm insieme a Human Highway parlano di circa 14 milioni di individui che hanno acquistato online nei mesi scorsi. Stiamo parlando di popolazione di utenti cresciuta del 50% nel giro di 12 mesi! Persone che hanno finalmente rotto gli indugi, anche per effetto della crisi, e dal mero utilizzo di internet per avere informazioni sono passati agli atti di acquisto. Ma abbiamo ancora grandi margini e potenzialità, come rileva un’indagine condotta con ContactLab su un panel di 61mila consumatori italiani e di altri Paesi Europei che ci mostra come solo il 34% di chi naviga online poi acquista (in UK e Germania siamo nell’ordine del 90%). Anche in Europa, con Ecommerce Europe, l’Associazione europea di cui Netcomm fa parte come socio fondatore, i segnali che osserviamo sono ugualmente di segno positivo, con un incremento annuale delle vendite nell’ordine del 22% per il 2012. Parliamo di un fatturato complessivo di oltre 305 miliardi di euro, che pone l’Europa come il primo mercato mondiale, davanti agli USA, che sono a quota 280 miliardi di euro, seguiti da Asia-Pacifico con 216 miliardi di euro. Un trend positivo destinato a continuare, visto che anche le previsioni per i prossimi 5 anni stimano una crescita a doppia cifra per l’area euro. E anche le previsioni sul 2013 che leggiamo oggi elaborate col Politecnico di Milano confermano una crescita del 17%, per un fatturato stimato intorno ai 11,2 miliardi di euro.”

In questi mesi Netcomm ha, pertanto, moltiplicato il proprio impegno, lavorando sui temi come trasparenza, codici di condotta e progetti di formazione, partecipando alle iniziative dell’Associazione Europea, lanciando un’evoluzione del Sigillo Netcomm, promuovendo il progetto “MyBank”, organizzando missioni in Cina per favorire i nostri imprenditori, facendo parte della cabina dell’Agenda Digitale Italiana. L’eCommerce può davvero rappresentare il riscatto per le nostre imprese e un vero volano per competere sui mercati internazionali.

Non mi stancherò mai di sollecitare le nostre istituzioni, e soprattutto il Governo in carica, a continuare sulla via tracciata in tema di pagamenti elettronici, quali l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di rendere disponibili i pagamenti con carte e home banking, così da accelerare i comportamenti digitali degli italiani – continua Roberto Liscia. La moneta elettronica rappresenta la vera frontiera che permetterà alle piccole imprese di superare gli ultimi tabù per l’ingresso in questo nuovo e promettente mercato globale dell’eCommerce. Un settore che ormai sta raggiungendo un’età e un’esperienza ragguardevole, al punto da essere la vetrina più efficace per presentare il nostro Made in Italy in tutto il mondo. Lo dimostrano le continue missioni in Cina che il nostro Consorzio sta promuovendo da mesi. Alcuni distretti manifatturieri se ne stanno rendendo conto e stiamo sviluppando una filiera di export multicanale verso la Cina per dare ai nostri brand e ai nostri artigiani la possibilità di far conoscere e vendere a quella popolazione immensa il frutto del loro talento”.

“Secondo le nostre prime stime, la crescita del commercio elettronico italiano per il 2013 sarà intorno al 17%, un valore di poco inferiore a quello dello scorso anno, per un fatturato previsto di circa 11,2 Miliardi di euro – ha dichiarato Riccardo Mangiaracina, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio B2c Netcomm-Politecnico di Milano – “La crescita è trainata dalle vendite di prodotti, che, grazie all’andamento molto positivo soprattutto di Abbigliamento e Informatica ed elettronica di consumo peseranno nel 2013 quasi il 40% del totale vendite. Nel 2013 aumenterà ulteriormente la qualità e quantità dell’offerta online, grazie sia ai nuovi ingressi (soprattutto nei comparti dell’Abbigliamento e dell’Arredamento) che all’estensione della gamma da parte di alcuni player dell’eCommerce”.

Nell’indagine svolta su un panel di 61mila utenti sulle abitudini degli utenti internet italiani nell’acquisto online, parte integrante dello European Digital Behaviour Study 2013, si sono analizzati i comportamenti digitali della popolazione di cinque paesi europei: Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna. Solo il 34% degli italiani che navigano online decidono di acquistare, contro il 90% di UK, l’87% in Germania, il 79% in Francia e uno su due in Spagna.

Da una parte è sicuramente sintomo di una forte potenzialità di crescita ancora tutta da esprimere rispetto agli altri Paesi oggetto dell’indagine: l’indagine ci rivela, infatti, anche che l’8% di chi non ha ancora acquistato online pensa di effettuare il primo acquisto nei prossimi 12 mesi; a questi utenti si aggiunge un ulteriore 50% di utenti disposti a comprare online, anche se non sanno ancora esattamente quando. Di più, va confermandosi un circolo virtuoso per cui chi già acquistava, non solo in Italia ma in tutti i Paesi oggetto dell’indagine, nell’ultimo anno lo ha fatto più spesso e con maggiore varietà. A ciò si aggiungono anche se in forma più contenuta le diffidenze nei confronti dei pagamenti online, come testimonia anche la caratteristica tutta italiana di preferire il pagamento tramite carta di credito prepagata (lo dichiara il 48% degli utenti intervistati). Il dato sembra suggerire che chi aveva timori sulla sicurezza li ha risolti utilizzando le prepagate, dove carica importi limitati senza temere danni al proprio conto corrente. In tutti gli altri Paesi coinvolti dall’indagine la modalità di pagamento preferita è Paypal: lo dichiara il 68% degli inglesi, il 55% dei francesi, fino ad arrivare al 43% degli italiani. In Germania il 48% degli utenti dichiara di preferire il bonifico bancario. In caso di esperienza negativa che cosa si aspettano gli acquirenti online? Gli italiani mettono al primo posto il ritiro e la sostituzione dell’articolo difettoso senza costi aggiuntivi; i tedeschi invece puntano sull’efficienza delle procedure per il recesso mentre gli spagnoli manifestano una tipica esigenza di caring, che si traduce nella richiesta, fatta da più della metà degli intervistati, di un customer care sempre disponibile.

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