iCloud: quali potrebbero essere i limiti di questo nuovo servizio Apple?

In questi giorni stiamo spesso accennando, in via diretta o indiretta, ad iCloud un servizio che, seppur non sia stato ufficializzato in alcun modo da Apple, sembra possa essere implementato in iOS 5 e in Mac OS X Lion. Ma cosa è iCloud, o meglio, cosa dovrebbe essere? L’idea di base è quella di offrire agli utenti uno spazio online dedicato all’archiviazione di musica, immagini, video e altri documenti che, una volta presenti su iCloud, potranno essere riprodotti in streaming anche in mobilità su iPhone, iPod touch, iPad e Mac. Ma quali potrebbero essere i limiti di questo servizio?

Intanto, prima di procedere con l’analisi specifica relativa al (presunto) funzionamento di iCloud, è opportuno valutare o almeno ipotizzare se questo servizio sarà presente su tutti i dispositivi Apple o solo su alcuni di essi, questo per valutare la diffusione che lo stesso potrebbe avere tra gli utenti.

C’è da constatare che, esclusi gli iPhone EDGE e gli iPod touch di prima generazione, ormai fermi ad iOS 3.1.3, salvo sorprese, iCloud sarà disponibile almeno in un primo momento solo per iPhone 3GS e iPhone 4, oltre che per iPod touch (terza e quarta generazione) e iPad (1 e 2). Pertanto gli utenti in possesso di dispositivi iOS meno recenti non potranno quasi sicuramente beneficiare di questo servizio, a patto che – ipotesi oggettivamente poco probabile – iCloud non possa essere accessibile direttamente da Mobile Safari.

Perchè improbabile? Perchè quasi sicuramente, come mostrato in un articolo di qualche giorno fa, iCloud potrebbe integrarsi direttamente in iOS, permettendo agli utenti di muoversi, ad esempio, all’interno della propria libreria musicale tra brani fisicamente presenti nell’applicazione iPod e brani invece caricati su iCloud.

Tutto ciò avrà quasi sicuramente un costo. Al momento si sa davvero poco sulle possibili tariffe di iCloud, anche se va osservato che i diretti competitor di Apple (Amazon e Google, i quali hanno già lanciato due servizi praticamente identici, rispettivamente, Cloud Drive e Google Music) offrono gratuitamente l’utlizzo delle piattaforme dedicate, seppur in maniera ancora molto limitata (i due servizi di clouding sono attivi solamente negli Stati Uniti attualmente).

Già quello appena esposto potrebbe rappresentare un primo limite di iCloud rispetto ai servizi che verranno offerti dalla concorrenza. Tuttavia, non avendo ancora avuto modo di vedere il clouding di Apple in funzione e non sapendo quali saranno effettivamente i costi del servizio (se ci saranno) non ci sentiamo di decretare questo aspetto come una delle prime limitazioni di iCloud.

Un limite invece molto più concreto è quello rappresentato dalla connettività del servizio: iCloud, come gli altri servizi dello stesso genere, nasce per consentire la fruzione in streaming di contenuti multimediali tramite dispositivi mobile. Ciò significa che si tratta di servizi specifici studiati per coloro che, ad esempio, desiderano accedere alla propria musica in mobilità sfruttando una connessione ad Internet.

Anche questo, ovviamente, ha un costo. La riproduzione in streaming di un brano richiederebbe infatti lo scambio di tantissimi dati in 3G che andrebbero sicuramente a pregiudicare in maniera vistosa i MegaByte o i GigaByte residui presenti sulle schede SIM degli utenti che intenderanno utilizzare iCloud.

A questa specifica limitazione potrebbero porre rimedio i diversi operatori che, in base alle proprie scelte commerciali, potrebbero decidere – specialmente se i servizi di clouding andranno ampliandosi sempre più – di aumentare il numero di Byte disponibili per utente in base alle diverse promozioni oppure – ipotesi forse più probabile – realizzare apposite tariffe e piani dedicati propri all’accesso ai servizi di clouding, tra cui appunto iCloud.

Se iCloud, esattamente come Face Time, verrà pensato per essere utilizzato specialmente in WiFi (o nella peggiore delle ipotesi solo in WiFi) potrebbe ancora una volta adattarsi meglio nei territori statunitensi dove, come sappiamo, sono presenti molti più hotspot WiFi gratuiti rispetto a Paesi come il nostro dove solo ora qualcosa inizia a muoversi in questa direzione.

Un’altra limitazione è probabilmente quella che potrebbe incidere in maniera ancor più pesante su iCloud: connettersi ai server di iCloud per riprodurre musica, video, immagini e altri contenuti in streaming non potrebbe avere solo ripercussioni economiche/tariffarie (attivazione e navigazione in 3G) ma anche relative all’autonomia della batteria degli iPhone, vero cruccio di tutti i possessori di un Melafonino.

Come già detto, dovremo in ogni caso attendere la presentazione ed il lancio ufficiale di iCloud per poterne apprezzare le funzionalità e valutarne le limitazioni in maniera più approfondita. Ricordiamo quindi che la presentazione di iCloud è prevista per il 6 giugno, nel corso del Keynote d’apertura della WWDC 2011.

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