Il Film della settimana scelto da iPhoneItalia #12: la recensione di “Wall Street: il denaro non dorme mai” (2010) [iTunes Movie]

Come ogni venerdi torna la rubrica  con i migliori film dell’ iTunes Movie Store, in collaborazione con jtzmovies.it, così da poter dare agli utenti consigli sui titoli da acquistare o noleggiare. Oggi vi presentiamo il film “Wall Street: il denaro non dorme mai” di Oliver Stone, mitico regista statunitense capace di affrontare sempre temi caldi e attuali, in film di grande livello e vincitore di 3 premi Oscar. Il film ha avuto poco successo in patria ma un ottimo riscontro nel resto del mondo, sia di pubblico ( budget di produzione 70 milioni, di dollari incasso globale 133 milioni di cui solo 52 negli USA), che di critica (rotten tomatoes rate 54% con una media voto di 6/10 su 209 recensioni), facendo registrare infatti recensioni negative negli States e positive negli altri principali mercati cinematografici mondiali.

La storia parla di un giovane operatore della borsa di Wall Street, Jacob Moore (Shia LaBeouf), specializzato in società che si occupano di energia rinnovabile, con un sogno: riuscire a finanziare una società in grado di sviluppare una forma di  energia pulita ed inesauribile. Il giovane è fidanzato con Winnie (Carey Mulligan), la figlia del mitico Gordon Gekko (Michael Douglas), ex star della finanza americana e protagonista del primo episodio, datato 1987. Quest’ultimo, uscito di prigione nel 2001, dopo 8 anni di reclusione per i fatti legati al primo Wall Street (principalmente insider trading), cerca di redimersi scrivendo libri sulla storia della finanza passata e tenendo conferenze sui problemi della finanza attuale, anticipando il grande disastro economico che incombe. Nel 2008, epoca in cui si svolgono i fatti di questo secondo episodio, i due si incontrano ad una conferenza nella ex università di Jacob e, dopo una breve chiacchierata, scatterà subito un accordo per un doppio scambio di favori: Gekko passerà informazioni al giovane, riguardo i colpevoli del fallimento della Keller Zabel, banca d’affari in cui era impiegato, mentre Jacob aiuterà l’altro a riavvicinarsi a sua figlia. I piani sembrano andare secondo le previsioni, ma lo scoppio della bolla dei mutui Sub-Prime rimescolerà tutte le carte in tavola, facendo tornare il vecchio Gekko di un tempo, uno squalo affamato di soldi capace di tornare a galla quando tutti stanno affondando.

Il film cerca di analizzare le cause della grande crisi economica che ci sta attanagliando ancora oggi, riuscendo ad esplicare in parte gli accadimenti del 2008 ed inserendo l’immancabile storia d’amore condita con qualche bel colpo di scena. La trama, come la maggior parte delle opere figlie della grande produzione americana del nuovo millennio, è ben articolata e sufficientemente complessa, riuscendo a dare consapevolezza allo spettatore del grande cataclisma che in pochi giorni si è abbattuto a Wall Street, quel 12 settembre 2008, portando al fallimento della Lemhann Brothers (il richiamo fonetico con la Keller Zabel è evidente) e al salvataggio statalizzato delle società mutualistiche Fannie Mee, Freddie Mac e della compagnia assicurativa AIG.

La spiegazione tecnica però lascia molto a desiderare; se è vero infatti che un film deve necessariamente semplicizzare i termini economici per cercare di far capire anche a coloro che non hanno una laurea in economia concetti  molto complessi, non si capisce allora l’inserimento di una moltitudine di parole nei dialoghi mai minimamente esplicate. Durante il film per esempio viene citata più volte la parola “rischio morale”, infelice traduzione italiana di “Moral Hazard” , geniale teoria dell’economia delle aspettative, branca della microeconomia, nonchè aspetto fondamentale delle decisioni prese dalla banca centrale americana sulla crisi in oggetto, e mai chiarita a dovere dal film (teoria secondo la quale un soggetto economico prende delle decisioni a seguito delle aspettative che ha sull’andamento del mercato in cui si trova). Per non parlare della spiegazione su cosa siano i mutui Sub-Prime, troppo semplicistica, sbrigativa e incomprensibile, oppure delle continue citazioni di finanza come la parola “Short” o il concetto di scommettere al ribasso sulle azioni di una società, lasciando lo spettatore attonito in attesa di un chiarimento, che risulta basilare per la buona comprensione della trama. Dal punto di vista registico, riuscendo ad evitare la sola focalizzazione sull’aspetto polemico e documentaristico molto poco riuscito, il film è godibile da ogni punto di vista. Una narrazione incalzante e l’uso aggressivo della telecamera descrivono una storia divertente e appassionante, facendo sembrare questo film drammatico un vero e proprio action movie.

Coadiuvato alla fotografia da un genio assoluto come il messicano Rodrigo Prieto (Brockeback Mountain, Lussuria, 8Mile), Oliver Stone, riesce ad immergerci nel lusso sfrenato della Manhattan finanziaria, con inquadrature aeree dello stupendo skyline e con viste mozzafiato da incredibili appartamenti di una delle città più belle del mondo: New York.

Il regista americano è sicuramente uno dei pochi esponenti d’oltreoceano di cinema d’attualità (non dimentichiamoci per esempio JFK o Platoon), che cerca di approfondire temi a volte tediosi senza far cadere lo spettatore tra le braccia di Morfeo. Sicuramente il livello di approfondimento, per i limiti intrinseci della cultura americana, non sarà mai al livello dei grandi film europei o giapponesi, ma gli americani si sa, sono affetti dalla malattia dell’intrattenimento a discapito dell’analisi concettuale. La vera forza del film però, è sicuramente la recitazione. Oltre al mostro sacro Micheal Douglas, mastodontico nella trasformazione da redento speculatore a squalo di vecchia data della finanza, c’è da notare la consacrazione di uno degli astri nascenti di Hollywood, quel Shia Labeouf già attore prediletto dei più grandi registi di Hollywood, perfetto nella parte del giovane agente di borsa di Wall Street, bramoso di denaro ma al contempo sensibile e idealista. Ottima interpretazione anche per Josh Brolin, sempre più apprezzato dopo un 2010 pieno di grandi film, come il ruolo principale nell’ultimo film di Woody Allen. Nonostante il ruolo fastidioso di radical

chic dalla lacrima troppo facile, sono indubbie anche le qualità di Carey Muligan nel ruolo della figlia di Gekko, che dà valore al suo volto poco canonico, con una bravura degna di nota. Come tutti i film di Oliver Stone consiglio una doppia visione della pellicola, per apprezzare al meglio la storia (la seconda volta lo capirete meglio), l’impatto visivo (per  concentrarvi più sulla bellezza delle immagini) e i personaggi del film. Piccola curiosità finale: nel film appare in un piccolo cameo Charlie Sheen, protagonista del Wall Street degli anni ’80 e personaggio positivo della storia, che invece in questo capitolo viene descritto come una sorta di nuovo Gekko, come per far capire che quel mondo prima o poi risucchia l’anima, trasformandoti in un mostro assetato unicamente di soldi.

Il secondo capitolo di Wall Street, molto piacevole sotto molti aspetti ed appassionante nonostante l’argomento ostico può essere scaricato dall’iTunes movie store al prezzo di 13,99 euro nella versione standard e sarà disponibile per il noleggio a partire dal 25/05/2010.

Pro: grande recitazione da parte del cast, storia avvincente, grande impatto visivo.

Contro: ogni tanto lo spettatore si troverà spiazzato con i termini tecnico-economici, il senso documentaristico è poco riuscito a discapito di una trama scorrevole, le previsioni future sull’economia sono letteralmente campate in aria (e questa è un’opinione personale).

Voto : 7+

HotAcquista iPhone 15 su Amazon!
iTunes