Scott Forstall racconta la nascita del primo iPhone: “E’ anche merito di… Microsoft!”

Nella sua prima intervista pubblica da quando ha lasciato Apple nel 2012, l’ex capo dello sviluppo di iOS Scott Forstall ha raccontato alcuni aneddoti legati alla realizzazione del primo iPhone e al suo rapporto con Steve Jobs.

Parlando con John Markoff del New York Times, Forstall ha raccontato tutta la sequenza di eventi che lo hanno portato a lavorare al “Project Purple“, il progetto segreto voluto da Steve Jobs per la creazione del primo smartphone Apple.

Forstall è sempre stato appassionato di programmazione e già da ragazzo iniziò a lavorare su alcuni software per la Marina Militare USA, utilizzati poi per testare l’integrità strutturale degli aerei. Alle superiori, Forstall si è diplomato presentando un progetto software relativo alla gestione dei sistemi di armamento da utilizzare nei sottomarini americani. Da lì, Forstall ha continuato a studiare nel campo informatico, specializzandosi anche in intelligenza artificiale presso la Stanford University. Dopo la laurea, ebbe l’opportunità di scegliere di lavorare in Microsoft, azienda con la quale aveva collaborato durante il college, oppure nella NeXT creata da Steve Jobs dopo il suo allontanamento dalla Apple. Dopo una serie di incontri con le due aziende, nel 1992 Forstall si trovò a dover affrontare un colloquio proprio con Steve Jobs. I due si trovarono subito in sintonia su una serie di idee e di argomenti, tanto che Forstall decise di iniziare a lavorare proprio alla NeXT, malgrado la situazione finanziaria dell’azienda non fosse delle migliori…

Nel 1997, Apple acquisì la NeXt e Forstall divenne uno degli ingegneri responsabili sotto la guida di Steve Jobs. Inizialmente, Forstall lavorò su Mac OS X, ma un giorno Jobs gli parlò del segretissimo Project Purple. Ma come nacque quell’idea?

Secondo Forstall, fu l’odio di Jobs verso un particolare dirigente Microsoft a convincerlo di dover creare un dispositivo portatile e rivoluzionario. La moglie di Jobs aveva un’amica il cui marito era un importante dirigente Microsoft di cui, però, non viene fatto il nome. Le due famiglie si sono incontrate più volte e in tante occasioni questo dirigente stuzzicava Jobs e la sua azienda. Fu però un particolare aneddoto a scatenare l’odio profondo di Jobs: Microsoft stava sviluppando una piattaforma tablet basata sulle interazioni con una stilo, tramite funzioni che allora erano considerate più che innovative. Il dirigente disse a Jobs che quella tecnologia avrebbe “dominato il mondo“. Sfida accettata! Per Jobs, il mondo non poteva essere dominato da una tecnologia gestita soltanto con una stilo e decise di sfidare Microsoft con una nuova soluzione da ideare in casa Apple. Da lì nacque il progetto che avrebbe poi portato alla creazione del primo iPhone.

L’idea iniziale del Project Purple era quella di creare un sistema di calcolo che includesse il tocco umano, senza dover utilizzare hardware esterno. In particolare, gli ingegneri Apple si misero a lavoro su un’interfaccia utente multitouch basata sull’interazione con schermi capacitivi in grado di rilevare il tocco. Fu in quel periodo che Apple iniziò a trasformarsi da società di computer a società di elettronica: “Metà delle nostre vendite erano rappresentate dall’iPod” racconta Forstall, “quindi capimmo di doverci trasformare in un’azienda di elettronica, non più focalizzata solo sui computer. Avevamo il potenziale per guardare oltre e partire dall’iPod per creare qualcosa di ancora più rivoluzionario. E lo smartphone sembrava proprio il primo punto da poter raggiungere!”.

Forstall racconta che, un giorno, lui e Jobs erano a pranzo e avevano i loro telefoni poggiati sul tavolo. Entrambi odiavano le interfacce sconcertanti offerte dai leader di mercato come Blackberry, e si resero conto che quasi tutti in quel ristorante avevano dispositivi di quel tipo. Fu in quell’occasione che Jobs chiese a Forstall se il suo team era in grado di creare una demo software multitouch da utilizzare su uno hardware abbastanza piccolo da stare in una tasca: “Il giorno dopo ci mettemmo a lavorò su quello che sarebbe diventato iOS“.

Forstall iniziò anche a organizzare meeting segreti con vari contatti indispensabili per poter portare a termine il progetto, come carrier e fornitori di componenti. Il primo “esterno” a vedere una demo iniziale dell’iPhone fu il CEO della Cingular Wireless Stan Sigman.

Parlando di aneddoti più personali, Forstall ha rivelato che Jobs gli salvò la vita nel 2004: “In quell’anno contrassi un virus allo stomaco che aveva colpito in modo lieve i miei figli. Ma su di me, la malattia degenerò e si trasformò in qualcosa di molto più grave, che mi portava a vomitare continuamente. Per i successivi due mesi, sono stato in ospedale e i medici mi alimentavano soltanto tramite un tubo. Una sera, mi chiamò Steve e mi disse che aveva preso un appuntamento con il miglior agopunturista al mondo già per il giorno dopo. Quel trattamento non convenzionale funzionò e dopo pochi giorni mi ripresi alla grande”.

Forstall ha poi concluso il suo intervento ringraziando tutti coloro che hanno partecipato alla creazione dei primi iPhone, iPad e iOS: “Non era una persona, non erano quattro persone. Erano migliaia e migliaia di persone che hanno fatto accadere qualcosa di straordinario…

Non sono mancate alcune parti un po’ più polemiche, soprattutto quando si è parlato dell’interfaccia “skeuomorfica” delle prime versioni di iOS, poi abbandonata con l’arrivo di Tim Cook e l’allontanamento dello stesso Forstall da Apple. L’ex responsabile di iOS ha detto che quel termine è nato anni dopo e non certo per volere di Apple, visto che si tratta di una parola “dal suono orribile e complicato“. Forstall ha spiegato che l’idea di iOS partiva dal concetto originario del primo Mac voluto da Steve Jobs, quando per rendere tutto più familiare le cartelle erano rappresentate dalle scrivanie dove quei Mac venivano poggiati: “Con quel design, il nostro intento era semplicemente quello di creare qualcosa di semplice da utilizzare, accessibile e amichevole. Per noi si trattava di icone e design metaforici, a tratti anche divertenti, ispirati proprio alla filosofia che sta dietro l’interfaccia dei primi Mac”. 

 

 

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