Dopo Microsoft e Amazon, anche Apple presenta una memoria volontaria di sostegno a favore di Google, invischiata in una causa legale con l’FBI per la condivisione dei contenuti di alcune e-mail.
Alcune settimane fa, l’FBI aveva presentato un mandato di perquisizione nei confronti di Google per accedere ai messaggi di posta elettronica di alcuni indagati in un processo penale. Le e-mail in questione erano memorizzate su server localizzati fuori dagli Stati Uniti, e per questo Google ha rifiutato di condividere tali informazioni, sostenendo che un mandato nazionale relativo agli USA non poteva essere applicato in un paese straniero.
Un tribunale della Pennsylvania ha però dato ragione all’FBI, obbligando Google a rispettare il mandato. Google ha subito presentato appello, con l’appoggio di Microsoft, Amazon ed Apple che hanno presentato delle loro memorie volontarie a sostegno dell’azienda. La memoria volontaria è un documento che viene presentato da soggetti non direttamente coinvolti in un caso, ma che desiderano esprimere un loro parere che il giudice deve prendere in considerazione.
Secondo questa memoria volontaria, il governo può chiedere dati che sono memorizzati su server stranieri, ma solo se lo prevede la legge: non può essere un tribunale a chiedere questo tipo di mandato, in quanto tale richiesta può essere autorizzata soltanto dal Congresso. Nella memoria, però, le aziende fanno anche presente che il Congresso dovrebbe considerare con attenzione le implicazioni legate ad un’applicazione dei mandati USA per avviare perquisizioni in paesi esteri. Questo perchè, a quel punto, anche i governi di altri paesi si sentirebbero in diritto di chiedere alle stesse aziende mandati per accedere a dati conservati nei server americani.
Inoltre, ogni paese ha le sue leggi e le aziende tecnologiche si troverebbero a scontrarsi con le norme sulla privacy previste dalle varie nazioni. Insomma, Apple si unisce al coro e afferma che sarebbe un precedente pericoloso dare il via ad un procedimento di questo tipo.