Perché mai Apple dovrebbe spendere una valanga di denaro per Beats?

La notizia ormai, lo sappiamo, è di quelle che ha fatto parlare -e continua a far parlare- il mondo della tecnologia. Apple sarebbe in procinto di chiudere l’acquisizione di gran lunga più costosa della propria storia acquistando la nota “Beats”, la compagnia statunitense salita alla ribalta della “moda musicale” per aver prodotto le ormai famosissime e stilose cuffie Beats by Dr. Dre. Ma perché mai Apple dovrebbe acquisire, per una cifra così elevata, un semplice costruttore di cuffie?

Beats By Dre Studio Steve Jobs Apple Limited Edition Black-White_2

Il modus operandi di Apple in tema di acquisizioni si è scostato sempre molto da quello in voga nelle big company della Silicon Valley. Sono famose le acquisizioni di Nokia da parte di Microsoft, delle più disparate compagnie da parte di Google (che per un termostato ha spesso quanto Apple spenderebbe per Beats) o delle spese folli di Mr Zuckerberg per acquisire Instagram prima e WhatsApp poi.

Ma Apple no. Nonostante la sterminata montagna di denaro contante su cui siedono Tim Cook ed i suoi, la società di Cupertino ha sempre acquisito piccole startup tecnologiche di nicchia, assorbite completamente, ed utilizzate per migliorare i propri prodotti. Fu così quando per 400 milioni di dollari acquisì NeXT, la società di Steve Jobs che poi fu il cuore della rinascita dei Mac, ed è stato così nelle recenti acquisizioni come quella dell’israeliana Anobit (acquisita per migliorare i propri moduli di memoria Nand) o la piccola startup che diede al via al progetto Siri.

Questa volta il discorso potrebbe cambiare. Si vocifera che sia Tim Cook in persona a spingere per questa acquisizione. Già, ma perché?

Beats produce delle cuffie che sono certamente divenute iconiche trai giovani. Bassi pompatissimi, linea sgargiante (e tutt’altro che in linea con lo stile minimalista di Apple) e prezzo elevatissimo. Le Beats, infatti, sono indubbiamente delle soluzioni di fascia alta (guardando al prezzo a cui sono proposte) ma che non reggono alcun confronto in termini di qualità musicale con le soluzioni hi-end di prodotti come Sennheiser, AKG o Pioneer (ma la lista potrebbe essere lunga). E’ indubbio che Apple, direttamente in casa propria, potrebbe realizzare delle cuffie assolutamente migliori (magari assumendo, al massimo, un paio di ingegneri specializzati nel campo).

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Apple non ha mai acquistato un’azienda per sfruttarne il marchio, come abbiamo già detto, tanto che le aziende stesse sono state puntualmente assorbite da Apple stessa. Che questa volta possa cambiare lo schema è assolutamente probabile. Far scomparire un marchio in grado di vendere così bene sarebbe una mossa poco comprensibile, anche perché pare francamente poco realistico che Apple possa valutare il know how di beats 3,2 miliardi di dollari.

Ci sarebbe in ballo la partnership che l’azienda americana ha stretto, ad esempio, con HP o HTC. Per carità, il sistema Beats Audio sugli HTC One è certamente valido, ma niente che possa far gridare al miracolo e, di nuovo, niente che Apple non possa costruirsi da sola direttamente “in casa”.

Poi c’è la questione forse più interessante. Beats ha, negli USA, un servizio di streaming musicale senza pubblicità che, a 10 dollari mensili, consente di ascoltare infiniti brani musicali, né più né meno come Spotify o altri servizi simili. Il servizio è cresciuto in fretta, tra l’altro il fondatore di Beats, tale Jimmy Iovine è un famoso produttore discografico con le mani molto “in pasta” nel mercato discografico USA. Tuttavia, parliamo sempre di un servizio che conta 200.000 abbonati, numeri che, per Apple, sono noccioline.

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Tuttavia il mercato musicale è in continuo cambiamento ed è chiaro che servizi come iTunes Radio non bastano. E’ anche vero che, da quanto è dato sapere, servizi come iTunes Match o iTunes Radio abbiano comportato una lunga “lotta” tra Apple e le case discografiche, da sempre piuttosto resilienti e restie ad abbracciare nuovi modelli di business diversi da quelli “classici” a cui sono storicamente legati. Che Apple abbia voluto portarsi “avanti col lavoro” e acquisire una servizio già bello e pronto? Possibile. E’ anche vero però che, da solo, questo servizio pare inverosimile possa valere ben 3 miliardi di dollari.

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L’ultimo aspetto su cui vorrei concentrarmi è un aspetto totalmente legato al marketing. Lo abbiamo visto chiaramente con l’introduzione dell’iPhone 5c: il mercato dei giovani è un mercato molto florido che, nemmeno Apple, può più snobbare. Beats è certamente molto più in linea coi gusti e le tendenze dei giovani (certamente più di quanto abbia mostrato di saper fare Apple col 5c). Ma siamo ancora di fronte alla solita domanda. Può tutto questo valere la cifra che Apple sarebbe pronta a spendere? Certamente no.

Dov’è, allora, il senso di quest’acquisizione? Probabilmente -e semplicemente- nella somma di tutti gli elementi sin qui osservati. E’ possibile che Apple lasci continuare a vivere il marchio beats, continuando a spingerlo anche all’interno dei propri store. Parliamo di un mercato che garantisce alla società americana ben 1 miliardi di dollari.

Un’acquisizione che si pagherebbe da sola nell’arco di pochi anni e che garantirebbe ad Apple di acquisire “gratuitamente” in aggiunta un servizio di streaming musicale già avviato e, perché no, un nuovo approccio più orientato ai giovani che potrebbe arrivare in Apple grazie agli uomini di Beats.

 

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