Il multitasking ed i suoi effetti, il parere del Corriere della Sera

Gran parte degli smartphone che comunemente utilizziamo tutti i giorni, tra cui l’iPhone stesso, permettono all’utente di svolgere diverse attività contemporaneamente adottando il principio della multifunzionalità, meglio noto come multitasking. La capacità che ha l’uomo – e le macchine che l’uomo crea – di compiere un certo numero di azioni nello stesso istante è quotidianamente posta di fronte a nuove sfide all’interno di un contesto tecnologico in cui computer, telefonia, TV ed Internet rivestono i ruoli principali. Alcuni giorni fa abbiamo avuto modo di leggere questo interessante articolo tratto dal Corriere della Sera, il cui tema dominante è non solo la multifunzionalità, ma anche l’insieme di effetti che essa genera su di noi.  Sebbene il nostro suggerimento sia quello di leggere l’articolo integrale, abbiamo scelto di riportarne alcuni stralci grazie ai quali potrete comprenderne parte del contenuto.

Concentriamo dunque l’attenzione sul metodo con cui è stato condotto lo studio scientifico riportato dall’articolo stesso:

“Di recente però anche alcune ricerche sperimentali confermano i sospetti. A Stanford per esempio c’è un laboratorio dedicato alla comunicazione «fra gli umani e i media interattivi», che ha condotto un test su cento studenti divisi in due gruppi: i multifunzionali e i non-multifunzionali.

“Nel primo esperimento, ai due gruppi sono stati mostrati per due istanti consecutivi due rettangoli rossi circondati da due, quattro o sei rettangoli blu. A tutti è stato chiesto di ignorare le figure blu e indicare se le figure rosse avessero cambiato posizione. I non-multifunzionali hanno risposto correttamente, i multifunzionali sono naufragati. Non riuscivano a disinteressarsi di ciò che sapevano essere irrilevante. Il problema è che in test successivi si sono dimostrati meno bravi anche in attività alle quali in teoria uno smartphone dovrebbe addestrare: ricordare sequenze di lettere, o far passare l’attenzione da una cosa all’altra. Quando ai multifunzionali sono stati mostrate insieme cifre e lettere, non sono riusciti a ricordare se avessero visto vocali o consonanti, numeri pari o dispari (i non-multifunzionali invece sì). I neurologi francesi Sylvain Charron e Etienne Koechlin hanno rilevato con la risonanza magnetica che chi svolge due attività simultanee le distribuisce nei due lobi della corteccia frontale. Ma dalla terza in poi la performance crolla, perché lo spazio cerebrale sembra esaurito. E uno studio dell’Università della California, a San Francisco, mostra come l’uso eccessivo degli smartphone privi la mente delle micro-fasi di riposo necessarie alla memoria e alla creatività.”

Nell’articolo si legge quindi:

Chi fa molto multitasking tende a distrarsi, la sola cosa che sa fare meglio è guidare mentre parla al telefono nota Eyal Ophir, il ricercatore che nel 2009 ha guidato i test di Stanford (ora lavora a RockMelt, una start up che sviluppa un browser). Pietro Scott Jovane di Microsoft Italia, non concorda: Se davvero fosse così, i risultati scolastici dei giovani d’oggi dovrebbero essere peggiori che nelle generazioni precedenti. E non mi risulta“.

Vi invitiamo nuovamente a leggere l’articolo nella sua versione integrale, dal momento che saremmo curiosi di sentire le vostre opinioni in merito a questo tema.

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