
Jony Ive e Sam Altman stanno provando a rispondere a una domanda non banale: come sarebbe un computer se lo riprogettassimo oggi, partendo dall’intelligenza artificiale e non da schermo, app e icone?
Dalla loro amicizia è nata l’acquisizione di io Products da parte di OpenAI e ora un prototipo hardware che, a sentir loro, vuole rompere con “il solito tipo di computer che usiamo da anni” e diventare una sorta di terzo oggetto accanto a iPhone e MacBook.
In una lunga conversazione con Laurene Powell Jobs, i due hanno raccontato (senza entrare troppo nei dettagli tecnici) cosa stanno cercando di costruire.
Il punto di partenza è quasi inquietante e affascinante insieme: progettare un dispositivo che possa, potenzialmente, “sapere tutto quello che hai pensato, letto, detto”.
Altman parla di un’AI che non sia solo un assistente passivo, ma un partecipante attivo, proattivo “ma in modo non fastidioso”. L’obiettivo è l’opposto dell’esperienza che abbiamo oggi con molte app: secondo Ive, usare uno smartphone moderno è come camminare in mezzo a Times Square, tra luci, cartelloni, rumore e distrazioni continue.
Il nuovo device, invece, dovrebbe assomigliare più a una baita sul lago in montagna: un ambiente calmo, dove la tecnologia filtra il rumore, ti conosce bene, capisce il contesto della tua vita e ti lascia spazio mentale. Non un feed infinito da controllare, ma un oggetto che lavora in sottofondo, si fa sentire quando serve e il resto del tempo ti “lascia in pace”.
Chi conosce Jony Ive sa che non si accontenta di un bel rendering. Nell’intervista, Ive dice chiaramente che ama prodotti estremamente intelligenti e sofisticati, che però ti viene voglia di toccare, usare quasi con noncuranza
A un certo punto racconta anche il suo personale “test del design giusto”: ti deve venire voglia di leccarlo o addirittura morderlo. Altman conferma che, guardando l’attuale prototipo, ha provato proprio quella sensazione.
Questo significa linee semplici, oggetto compatto, forma rassicurante e quasi “giocosa”. Altman sottolinea che il lavoro di Ive è stato soprattutto togliere: limare “ogni singola cosa che il dispositivo non ha davvero bisogno di fare o di avere sopra”. Quando resti con pochissimi elementi, tutto dev’essere perfetto.
Un altro elemento interessante è il tono. Altman racconta che, fin dall’inizio, Ive ha messo un paletto preciso: “dobbiamo far sorridere le persone”. Qualunque cosa faccia questo prodotto, deve portare anche gioia e leggerezza.
Ufficialmente, né Ive né Altman dicono chiaramente che cos’è questo oggetto. Ma i rumor finora hanno dipinto alcune possibilità:
- un “telefono AI” senza schermo
- un terzo dispositivo, da tenere in tasca o sulla scrivania
- qualcosa delle dimensioni di un iPod shuffle, magari da indossare al collo
- un gadget tascabile, senza display, ma con microfoni e fotocamere per capire il contesto della tua vita
La cosa certa è che non si tratterà di occhiali, orologi o auricolari. Non vuole essere un altro wearable, ma una nuova categoria a sé, sempre presente ma poco invasiva.
Ive e Altman dicono di avere prototipi “sbalorditivi” e di aspettarsi un lancio entro due anni.