
C’è un passaggio chiave nell’intervista di Jim Farley (CEO di Ford) a Decoder di The Verge: «Non ci piace l’esecuzione del primo round di CarPlay Ultra, ma restiamo molto impegnati con Apple». Tradotto: Ford non rompe con l’azienda, ma oggi non integra la nuova generazione di CarPlay. Il motivo? Questione di controllo dell’esperienza in auto e, soprattutto, di integrazione profonda con i sistemi di assistenza alla guida.
CarPlay Ultra nasce per uscire dalla “cornice” classica di CarPlay: non solo mirroring di app sul display centrale, ma interfaccia estesa che si allarga al quadro strumenti, alle app Radio e Clima integrate, ai widget e a una grafica cucita sul modello e sull’identità del costruttore. L’iPhone fornisce dati delle app, l’auto fornisce telemetria e stato veicolo (velocità, pressione gomme e così via). Sulla carta, una convergenza ideale. Nella pratica, Ford non ci sta, almeno non così.
Il CEO di Ford è molto esplicito: la sua azienda vuole che l’infotainment di bordo sia intrecciato con gli ADAS (Advanced Driver Assistance Systems). Quando la guida è sempre più assistita, l’interfaccia che vedi non può ignorare lo stato dei sistemi di assistenza, le limitazioni, gli avvisi, le transizioni di controllo. È un tema di sicurezza ma anche di responsabilità. Se l’UI di bordo è governata da Apple, chi decide priorità, timing e gerarchie di avvisi quando stai viaggiando a velocità autostradale e la vettura richiede un controllo immediato?
Apple, nella presentazione di Ultra, ha detto che il sistema può mostrare informazioni provenienti dagli ADAS. Ma per Ford il “può” non basta: serve una mappatura completa delle funzioni e, soprattutto, la certezza che i comportamenti critici restino al 100% sotto il controllo del costruttore. È qui che, secondo le parole di Farley, il “round uno” non convince: troppa regia ad Apple e alcune funzioni ADAS non supportate come vorrebbe Ford.
Nel 2022, quando Apple mostrò per la prima volta la “next-gen CarPlay”, Ford era tra i partner pubblicamente impegnati. Oggi la rotta è più cauta: l’azienda non chiude la porta, ma non sale a bordo alle attuali condizioni. Nel frattempo CarPlay Ultra è partito altrove, limitato per ora a modelli Aston Martin in USA e Canada, con altri brand in lavorazione (Hyundai, Kia, Genesis). Il quadro è chiaro: i marchi premium o con architetture elettroniche più snelle possono muoversi prima; i big generalisti, con piattaforme e mercati più complessi, aspettano un equilibrio diverso.
Dietro al dibattito c’è il cuore strategico dell’auto connessa: chi controlla lo schermo controlla la relazione con il cliente. Dati d’uso, preferenze, percorsi, abitudini di ricarica e manutenzione, sottoscrizioni. Se l’interfaccia principale è di Apple, una parte rilevante del valore digitale si sposta fuori dal costruttore. E allo stesso tempo, per l’utente iPhone, CarPlay Ultra promette coerenza e continuità: entrare in auto e ritrovare linguaggi e funzioni familiari, con una grafica di qualità e aggiornamenti frequenti.
In mezzo c’è la sicurezza: gli ADAS non sono un “optional software”, ma sistemi che prendono decisioni. In caso di evento critico, chi decide cosa appare e quando? È comprensibile che Ford voglia una catena di comando chiusa lato veicolo.
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