Apple accusata di ostacolare la legge contro il lavoro forzato

Dagli Stati Uniti arrivano pesanti accuse contro Apple, rea di non appoggiare una legge contro il lavoro forzato in Cina.

Alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti hanno accusato Apple di aver tentato di bloccare un disegno di legge contro il lavoro forzato, che imporrebbe alle aziende statunitensi di garantire che la loro catena di fornitura non sia coinvolta in abusi di questo tipo.

apple diritti lavoro

Il disegno di legge mira a porre fine all’uso del lavoro forzato contro la minoranza etnica uigura nella regione cinese dello Xinjiang.

La legge sulla prevenzione del lavoro forzato uigura è passata negli Stati Uniti con 406 voti a favore contro 3 alla Camera. Il mese scorso, Apple ha arruolato una società di lobbying per impegnarsi con il Congresso e cercare – dice l’accusa – di ostacolare l’entrata in vigore di questa legge.

Questo è quanto riporta il The Washington Post:

I lobbisti di Apple stanno cercando di indebolire un disegno di legge volto a prevenire il lavoro forzato in Cina, secondo due membri dello staff del Congresso che hanno familiarità con la questione, evidenziando lo scontro tra i suoi imperativi commerciali e la sua posizione ufficiale sui diritti umani.

L’Uyghur Forced Labour Prevention Act richiederebbe alle aziende statunitensi di garantire di non utilizzare lavoratori incarcerati o costretti a lavorare prevalentemente nella regione musulmana dello Xinjiang, dove i ricercatori accademici stimano che il governo cinese abbia collocato più di 1 milione di persone nei campi di internamento. Apple è fortemente dipendente dalla produzione cinese e i rapporti sui diritti umani hanno identificato casi in cui il presunto lavoro forzato degli uiguri è stato utilizzato nella catena di fornitura di Apple.

I membri dello staff del Congresso hanno affermato che Apple è una delle tante società statunitensi che si oppongono al disegno di legge così come è scritto. Le fonti anno rifiutato di rivelare i dettagli sulle disposizioni specifiche che Apple stava cercando di abbattere o modificare, perché temevano che la divulgazione di tali disposizioni li identificasse agli occhi di Apple. Ma entrambi hanno definito lo sforzo di Apple come un tentativo di ostacolare l’entrata in vigore della legge.

Quello che Apple vorrebbe è che noi tutti restassimo seduti a parlare senza avere conseguenze reali“, ha detto Cathy Feingold, direttore del dipartimento internazionale dell’AFL-CIO e tra i principali sostenitori di questa legge. “Sono scioccati perché è la prima volta in cui potrebbe esserci una reale effettiva applicabilità della norma“.

Apple impone condizioni rigorose ai suoi fornitori, che ovviamente includono anche il divieto di utilizzo del lavoro forzato, ma la catena di approvvigionamento di Apple è complessa e un audit completo richiede l’esame delle pratiche di vari fornitori e dai fornitori dei fornitori.

A marzo, due partner Apple erano stati implicati nell’uso del lavoro forzato nella regione. Lo stesso è avvenuto anche ad agosto con un’azienda cinese che produce magliette per il personale Apple e che ha utilizzato il lavoro forzato per la produzione.

Sembra comunque poco credibile che Apple abbia tentato in qualche modo di indebolire la legislazione contro il lavoro forzato. L’azienda ha espresso in molte occasioni il proprio orrore all’idea di tali pratiche, annunciando ripercussioni per i fornitori coinvolti (compresa la sospensione di ogni accordo).

Tuttavia, c’è una potenziale spiegazione. Una disposizione del disegno di legge richiede alle società americane di certificare alla Securities and Exchange Commission che i loro prodotti non sono realizzati utilizzando il lavoro forzato nello Xinjiang. Se si scopre che le aziende hanno utilizzato il lavoro forzato nella regione, potrebbero essere perseguite per violazioni di vario tipo.

Se Apple non può evitare in modo semplice e veloce di utilizzare fornitori a valle con sede nella regione, è possibile che stia cercando di diluire la fornitura, di indagare sulle accuse e di prendere poi le giuste misure. Per questo, però, ci vuole tempo e non è possibile abbandonare dall’oggi al domani fornitori comunque indispensabili.

Apple non ha ancora rilasciato una dichiarazione in merito.

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