L’ampia domanda di sostituzione di iPhone complica le previsioni degli analisti

Secondo gli analisti, la grande domanda di sostituzione degli iPhone potrebbe potenzialmente giocare un ruolo importante nelle vendite di questi dispositivi nel 2019, anche se questo dipenderà molto anche da quante persone compreranno modelli usati e per quanto tempo le persone saranno disposte a mantenere i propri dispositivi.

La domanda di sostituzione di iPhone potrebbe essere di 125-150 milioni l’anno, poiché il 20-30% dei 900 milioni di iPhone attivi è composta da utenti con smartphone di seconda mano / ricondizionati che potrebbero non necessariamente sostituire il loro dispositivo con uno nuovo qualora decidano di farlo.

Gli analisti sono comunque ottimisti: visto che la domanda di sostituzione annuale arriverà fino a 180 milioni, si possono ipotizzare “tassi di fedeltà elevati“, poiché le persone conserveranno il proprio iPhone anche per cinque anni e, considerando gli attuali prezzi piuttosto alti, potrebbero decidere anche di tenerlo più a lungo.

Anche se le sostituzioni di iPhone non possono risultare del tutto positive, non possono essere definite completamente negative, visto che anche chi acquista prodotti usati poi sceglie di comprare dispositivi come AirPods o Apple Watch, per cui la società riceve comunque un vantaggio economico dai dispositivi usati o ricondizionati.

Passando invece ad altri “problemi”, gli analisti ammoniscono Apple di “non avere una solida strategia per i modem 5G” per il 2020, data la guerra legale con Qualcomm e la lentezza di Intel nella tecnologia 5G. In merito a questo, viene supportata l’idea che Apple possa svilupparsi in casa il proprio modem 5G, ma probabilmente questo componente non sarebbe pronto se non nel 2021.

Inoltre Apple “non avrà successo” nell’espansione delle proprie quote di mercato nei paesi più poveri come Cina e India senza un vero iPhone a basso costo, infatti l’iPhone SE non si è dimostrato sufficiente per conquistare quote di mercato.

Un’altra preoccupazione degli analisti è che i margini provenienti dai servizi potrebbero subire notevoli pressioni, a causa dell’elevato costo dei contenuti delle licenze e della concorrenza di servizi come Netflix, Hulu e Spotify. Apple sta inoltre affrontando molteplici azioni legali su App Store, tra cui proprio un reclamo di Spotify in Europa e una causa negli Stati Uniti.

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