L’FBI ha imposto lo sblocco tramite Face ID ad un sospettato

Negli Stati Uniti, l’FBI ha recentemente ordinato ad un sospettato di sbloccare il suo iPhone X tramite Face ID. Si tratta del primo caso noto al mondo di forze di polizia che richiedono lo sblocco di uno smartphone tramite riconoscimento facciale.

Il fatto è accaduto il 10 agosto, quando l’FBI ha perquisito la casa di Grant Michalski a Columbus, nell’Ohio, durante un’indagine su abusi sui minori. Durante la perquisizione, l’agente speciale dell’FBI David Knight ha ordinato a Michalski di sbloccare il suo iPhone X tramite Face ID.

Proprio grazie allo sblocco dell’iPhone, gli agenti hanno potuto subito perquisire lo smartphone e scoprire la presenza al suo interno di diverse chat incriminanti, compresa una avviata con un agente sotto copertura.

Finita quella prima perquisizione, l’iPhone è stato passato al reparto forense che, però, non ha potuto recuperare altri file in quanto il dispositivo era protetto anche con le restrizioni USB da poco attivate da Apple. Questo significa che, per poter collegare tramite porta Lightning strumenti forensi di recupero file o per attacchi brute force, è necessario inserire la password.

Secondo l’avvocato di Michalski, l’FBI si è rivolta alla Celelbrite per recuperare prove dall’iPhone X del suo assistito, ma al momento non sono riusciti ad ottenere nulla di utile. Anzi, ora l’avvocato ha chiesto chiarimenti per quanto riguarda proprio quel primo “sblocco” tramite Face ID imposto dall’FBI durante la perquisizione in casa.

Negli USA, i sospettati non possono essere costretti a consegnare le password dei loro terminali, ma non ci sono divieti espliciti per quanto riguarda gli sblocchi tramite impronte digitali o riconoscimento del volto.

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