Inu na recente intervista con il TIME, dove questo mese Tim Cook conquista l’agognata copertina, il CEO di Apple ha parlato del caso San Bernardino, confermato ancora una volta la posizione della sua azienda.

Nell’intervista, Tim Cook ha spiegato come sono andate le cose, qual è l’aiuto fornito da Apple e perchè la sua azienda sta combattendo questa battaglia. Il CEO di Apple conferma che l‘iPhone incriminato è stato recuperato subito dopo l’attentato e che si trattava di un 5c con iOS 9, protetto con codice PIN a quattro cifre.
E’ emerso fin da subito che l’FB aveva commesso un errore, chiedendo alla Contea di San Bernardino (datore di lavoro dell’attentatore e in possesso delle credenziali per cambiare alcune impostazioni, ndr) di reimpostare la password di iCloud. Si è trattato di un errore grave, perchè ha di fatto bloccato ogni possibilità di recuperare i dati da un backup automatico più aggiornato. Da quel momento, le cose sono peggiorate. Impossibilitata a recuperare il backup su iCloud, l’FBI ci ha chiesto di scrivere una versione ad-hoc di iOS 9 in grado di eliminare alcune misure di sicurezza. Ad esempio, ci venne chiesto di togliere la cancellazione automatica dei dati dopo 10 tentativi falliti di inserimento del codice. Togliendo questa funzione, insieme a quella che aumenta i ritardi di nuovi inserimenti tentativo dopo tentativo, l’FBI avrebbe potuto effettuare un attacco brute-forse per scovare la password.
La decisione di prendere la linea di tutela dei dati dei nostri utenti non è stata presa solo da me, ma è stata condivisa da tantissimi dirigenti e dipendenti Apple. Tutti ci siamo sentiti come se fossero state calpestate le libertà civili: fare quello che chiedeva l’FBI avrebbe messo in pericolo i nostri clienti, nel senso più ampio. In questa vicenda, il governo si è spinto troppo oltre, per questo ci siamo sentiti in dovere di rimanere sulla nostra posizione. Vi dirò di più, quando abbiamo ricevuto questa richiesta, avremmo voluto farlo sapere ai nostri clienti, per far capire dove si stava spingendo l’FBI. Per rispetto delle indagini, però, non abbiamo parlato di nulla con i media. A sorpresa, però, l’FBI ha fatto il contrario, cercando di cavalcare l’onda dell’attacco terroristico per accaparrarsi l’opinione pubblica.
Tra l’altro, come hanno confermato anche i parenti delle vittime, tutti i dipendenti della Contea avevano un telefono aziendale e tutti sapevano che erano monitorati costantemente. Questo fa capire come sia altamente improbabile che su questo iPhone 5c il terrorista abbia memorizzato informazioni importanti, o comunque legate ai suoi complici.
Non siamo a nostro agio nel combattere il governo, ma lo facciamo volentieri se si tratta di difendere le libertà civili. Quello che non abbiamo proprio apprezzato è stato il modo in cui il governo ha gestito la vicenda.
Durante l’intera intervista, Tim Cook ribadisce ancora una volta quello che abbiamo già letto nei giorni scorsi sulla posizione ufficiale di Apple. Il CEO conferma anche che la sua azienda lavorerà per migliorare sempre di più la sicurezza su iOS.
E sulla proposta di boicottaggio dei prodotti Apple avanzata da Donald Trump, Tim Cook rimane diplomatico: “Non ho parlato direttamente con lui, quindi non so cosa pensa“.