
Nel corso della call sugli utili del secondo trimestre fiscale 2025, Apple ha affrontato diversi temi caldi: dai dazi imposti dall’amministrazione Trump, alla possibilità di un aumento dei prezzi dei prodotti, fino ai ritardi nell’implementazione delle nuove funzionalità di Siri annunciate lo scorso anno.
Tim Cook ha fatto chiarezza, offrendo una visione più ampia sulla strategia dell’azienda e rassicurando mercati e utenti.
Dazi doganali: impatto da 900 milioni ma niente panico

Apple ha stimato che i dazi attualmente in vigore comporteranno un costo aggiuntivo di circa 900 milioni di dollari nel trimestre aprile-giugno 2025. Questo incremento è dovuto principalmente alle importazioni dalla Cina effettuate nel mese di febbraio, ancora soggette a tariffe fino al 20%.
Tuttavia, Cook ha spiegato che oltre la metà degli iPhone venduti negli Stati Uniti provengono ormai dall’India, mentre iPad, Mac, Apple Watch e AirPods vengono sempre più prodotti in Vietnam. Questo cambio nella geolocalizzazione della produzione permette ad Apple di contenere in maniera efficace gli effetti delle politiche commerciali protezionistiche.
Nonostante l’incertezza sull’evoluzione delle tariffe, l’azienda ha ribadito che continuerà a investire nel lungo termine e ad adattarsi con attenzione alle dinamiche globali.
Prezzi: nessun aumento, almeno per ora

Un tema che ha preoccupato utenti e analisti è l’eventuale aumento dei prezzi per i consumatori finali.
A fronte dell’incremento dei costi legato ai dazi, molti si aspettavano una ripercussione diretta sui prezzi di listino. Ma Cook è stato chiaro: “Non abbiamo nulla da annunciare oggi”, ha dichiarato, sottolineando come il team operativo abbia lavorato al meglio per ottimizzare supply chain e gestione dell’inventario.
Pur non escludendo futuri aggiustamenti, al momento Apple sembra intenzionata ad assorbire i costi senza trasferirli ai clienti. Una decisione che punta a mantenere competitività e fidelizzazione, ma che sarà sostenibile solo se le esenzioni tariffarie verranno mantenute nel tempo.
Siri “intelligente”: servono ancora tempo e pazienza

Sul fronte software, Cook ha affrontato anche la questione del ritardo nella distribuzione delle nuove funzionalità di Siri personalizzata annunciate con Apple Intelligence. Dopo un anno di attesa, il CEO ha riconosciuto che “serve più tempo per raggiungere gli standard qualitativi” richiesti da Apple.
Nonostante ciò, l’azienda ha già rilasciato diversi strumenti AI: da Genmoji a Image Playground, da Clean Up a Visual Intelligence, fino al supporto per ChatGPT. Le nuove feature più personali di Siri, come contestualizzazione, azioni in-app e consapevolezza dello schermo, arriveranno nel corso del 2025.
Il CFO Kevan Parekh ha sottolineato che Apple non sta affatto tagliando sugli investimenti in R&D, anzi: le risorse destinate alla ricerca continuano a crescere.
Conclusioni
Apple si trova in una fase di grande trasformazione, tra pressioni geopolitiche e aspettative sempre più alte sull’intelligenza artificiale. Eppure, i messaggi che arrivano da Tim Cook sono quelli di un’azienda solida, strategicamente preparata e orientata al lungo periodo. Sarà davvero così?
La diversificazione produttiva è ormai una realtà, la gestione dei prezzi è sotto controllo e anche i ritardi su Siri sembrano essere affrontati con la dovuta trasparenza, anche se è chiaro che tutti si aspettavano di più soprattutto per quanto riguarda Apple Intelligence.
Cosa ne pensate?