“Apple ha sequestrato il mio Mac”, l’accusa di un avvocato contro l’Apple Store di Piazza Liberty

Apple è stata accusata di aver sequestrato un MacBook Pro lasciato in assistenza presso lo store di Milano Piazza Liberty.

L’avvocato Gaetano Braghò ha chiesto e ottenuto dal giudice l’obbligo per Apple di restituire un MacBook Pro lasciato in assistenza presso lo store di Piazza Liberty.

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Andiamo con ordine. Come riporta il Corriere.it, ò’avvocato Braghò si è ritrovato senza la possibilità di collegare cavi, chiavette e hard disk esterni al suo MacBook Pro dopo un aggiornamento software. Per risolvere il problema, il professionista si è rivolto al centro assistenza dell’Apple Store di Piazza Liberty a Milano, dove i tecnici lo hanno rassicurato sulla risoluzione del problema, confermando un preventivo al di sotto del tetto dei 683 euro iva compresa.

Alla riconsegna del Mac, l’avvocato si è ritrovato invece con un costo dell’intervento aumentato al limite massimo, a causa del conteggio di interventi mai richiesti come la sostituzione dello schermo. L’uomo ha subito contestato la decisione unilaterale presa da Apple di riparare componenti non richiesti, ma i tecnici si sono rifiutati di restituire il MacBook Pro senza il pagamento dell’intera somma.

Dopo aver inviato una serie di e-mail ad Apple, una persona del call center Apple gli ha spiegato che il suo Mac, in caso di mancato pagamento, sarebbe stato distrutto senza alternative e senza consegna dei dati. A quel punto, l’avvocato ha denunciato l’Apple Store per illegittima detenzione e l’autorità giudiziaria gli ha dato ragione, ordinando ad Apple di restituire il computer al legittimo proprietario.

Per raggiungere questo risultato, Braghò ha dovuto mettere in piedi diverse contestazioni, al solo scopo di tutelare un suo diritto. Tra queste, due ricorsi d’urgenza per la modalità commerciale usata, un esposto al Garante della Privacy per detenzione illegittima di dati sensibili e una denuncia alla polizia giudiziaria per la mancata restituzione del prodotto.

Si tratta di prassi commerciali consolidate” ha detto Braghò, “che prese singolarmente mostrano piccoli numeri ma che sommate generano cifre molto importanti. Un meccanismo micidiale, una forma di estorsione che fa leva sulla bassissima percentuale di contenziosi intrapresi da parte dei clienti. E chi paga, di fatto, firma una liberatoria con cui rinuncia a ogni ulteriore contestazione. Intanto io è da maggio che sono senza i dati di 23 anni di archivio, non ho ancora rivisto il mio pc, anzi ne ho dovuto comprare un altro. Peraltro, per compatibilità, mio malgrado, è ancora un Mac…“.

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