Apple: “Epic vuole trasformarci in Android, ma noi non lo vogliamo”

Continua il processo che vede Epic Games contro Apple.

Come parte delle sue argomentazioni iniziali nella causa contro Epic Games, Apple afferma che le sue politiche proteggono la privacy, la sicurezza e la qualità dell’App Store. Inoltre, aggiunge che Epic ha fatto causa solo perché non voleva più pagare le commissioni.

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Il processo Epic Games contro Apple è iniziato ieri con discussioni di apertura da entrambe le parti. Il caso nasce da una causa che Epic Games ha intentato contro Apple dopo aver indotto la società a rimuovere “Fortnite” dall’App Store a causa dell’inserimento di un sistema di pagamento diretto non consentito.

Nelle sue dichiarazioni di apertura per Apple, l’avvocato Karen Dunn ha risposto alle argomentazioni di Epic Games:

Epic, una società da 28 miliardi di dollari, ha deciso di non voler più pagare per le innovazioni di Apple. Quindi Epic chiede che questo tribunale costringa Apple a far entrare nel suo App Store app e app store non testati e non affidabili.

Apple punta su privacy, sicurezza e qualità

L’avvocato di Apple ha poi affermato che la privacy e la sicurezza di App Store superano notevolmente i concorrenti. Allo stesso tempo, l’App Store ha creato delle opportunità per gli sviluppatori, mantenendo app di qualità e affidabili per i consumatori. Epic Games, invece, ha semplicemente deciso di non voler più pagare le commissioni ad Apple, integrando un proprio sistema di pagamento in-app, violando le linee guida. Non riuscendo a raggiungere il proprio scopo, ha deciso di intentare una causa legale contro Apple.

Apple addebita una commissione del 30% sugli acquisti di app e in-app (il 15% per le aziende che ora fatturano meno di 1 milione di dollari all’anno), che secondo l’avvocato Dunn è uno standard del settore. La maggior parte delle app sull’App Store è gratuita, per cui molti sviluppatori non pagano nulla ad Apple. Gli sviluppatori, infatti, possono monetizzare attraverso altri strumenti, come la pubblicità in-app. Inoltre, le commissioni effettive di Apple sono diminuite sull’App Store. Nel 2019, le commissioni effettive per le app di gioco erano dell’8,1%, mentre per tutte le altre app erano del 4,7%.

Apple vs. Epic Games: iOS non diventerà come Android

Apple sostiene che la definizione di mercato di Epic Games sia alquanto ristretta e sbagliata. Il 95% degli utenti iOS utilizza regolarmente un altro dispositivo diverso da un iPhone, come un Mac o una console da gioco. Non a caso, la maggior parte dei giocatori di “Fortnite” si trova anche su altre piattaforme, con iOS che si colloca solo al terzo o al quarto posto nella maggior parte degli studi. Questo è un segno inequivocabile di un mercato competitivo.

Epic Games ha descritto l’App Store come un “giardino recintato” e ha presentato e-mail di dirigenti Apple attuali ed ex come Steve Jobs, Phil Schiller, Craig Federighi, Eddy Cue e Scott Forstall nel tentativo di dimostrare questa affermazione. La software house vuole quindi che Apple sia costretta ad aprire agli app store di terze parti su iOS e a consentire agli sviluppatori di offrire sistemi di pagamento diretto.

Consentendo l’utilizzo di app store alternativi, invece, Epic Games sta semplicemente chiedendo ad Apple di trasformare iOS in Android, rimuovendo il suo vantaggio competitivo. Si tratta di un qualcosa che né Apple né i suoi clienti vogliono.

Margini di profitto: i calcoli non includo i costi del software

Infine, Apple ha affrontato lo spinoso argomento riguardante il margine di profitto. Secondo Epic Games, le commissioni di Apple non sono necessarie perché i suoi margini sull’App Store sono enormi. Apple risponde affermando che i calcoli sul margine esaminano solo una parte dell’ecosistema iOS. Ad esempio, non includono i costi del software che Apple deve sostenere per far funzionare l’App Store, incluso lo sviluppo di API e altri strumenti per sviluppatori.

Inoltre, Apple fa notare che il suo modello di business è condiviso da molte altre società, comprese alcune che si sono precedentemente alleate con la “Coalition for App Fairness”, tra cui Sony, Microsoft e Nintendo.

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