Qualcomm: “Il divieto di importazione degli iPhone non ha a che fare con la concorrenza”

Mentre la battaglia legale continua, Qualcomm ha risposto alla Computer & Communications Industry Association accusandola di aver intrapreso una strategia coordinata finalizzata solo a “ridurre in modo errato i regolamenti governativi in materia di brevetti e licenze”. Ricordiamo che questa associazione, formata da giganti tech come Google, Samsung e Facebook, si è schierata con Apple nella battaglia legale contro Qualcomm.

All’inizio del mese di luglio, Qualcomm ha presentato una richiesta alla ITC per chiedere il divieto di importare negli Stati Uniti gli iPhone che montano chip wireless diversi da quelli prodotti da Qualcomm (in pratica, tutti gli iPhone con chip Intel). Alla luce di questa richiesta, la CCIA si è schierata a favore di Apple, affermando che un divieto di importazione potrebbe solo arrecare danno ai consumatori e far aumentare i prezzi di tutti gli smartphone.

Per chiarire la situazione, ieri Qualcomm ha risposto alla CCIA spiegando che la richiesta di vietare l’importazione degli iPhone non ha niente a che fare con i chip Intel in modo specifico, ma piuttosto con la tecnologia brevettata che utilizzano. Per questo motivo, Qualcomm ritiene che un divieto di importazione non avrebbe alcun effetto a lungo termine sulla libera concorrenza degli smartphone: “Apple può acquistare qualsiasi modem LTE voglia fino a quando non violerà i brevetti che appartengono a Qualcomm. Aziende come MediaTek, Samsung e Marvell Technology Group realizzano chip modem che potrebbero essere utilizzati dall’industria smartphone se i chip Intel continueranno ad essere vietati per violazione di brevetti”.

Qualcomm fa anche notare che Apple si sta muovendo dietro le quinte per spingere i suoi più importanti fornitori come Foxconn a continuare la battaglia legale contro Qualcomm, finanziando gran parte delle operazioni.

Ricordiamo che tutto è iniziato con una denuncia da parte di Apple, nella quale si affermava che Qualcomm aveva richiesto pagamenti per royalties di brevetti di cui non deteneva alcun diritto, arrivando a chiedere fino ad 1 miliardo di dollari per assicurare le forniture dei processori baseband degli iPhone. In totale, Qualcomm avrebbe “estorto” ad Apple 1 miliardo di dollari, che ora l’azienda richiede nella querela presentata nei mesi scorsi. Apple accusa Qualcomm anche di aver illecitamente aumentato i prezzi rispetto alla concorrenza, giocando proprio sulle non veritiere – dice Apple – royalties. In pratica, per gli avvocati di Apple, Qualcomm ha usato il suo “potere di monopolio” per non rispettare gli impegni FRAND (quelli che obbligano a concedere alcuni brevetti considerati standard del settore in modo equo, ragionevole e non discriminatorio) , facendo quindi pagare royalties molto più alte. La contro querela  presentata da Qualcomm nega queste accuse e parla di semplice volontà dell’azienda di Cupertino di avere minori costi di licenza.

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