Apple non deve pagare i dipendenti per i controlli di sicurezza

Apple può tirare un sospiro di sollievo: i giudici federali hanno dato ragione all’azienda in una class action proposta da diversi dipendenti, che chiedevano di essere pagati per il tempo perso durante i controlli di sicurezza.

Apple employee shows iPad 2 in Chicago

I dipendenti Apple sono in continuo contatto con prodotti costosi e facilmente trasportabili, vedi iPhone, iPod o iPad. Inoltre, chi lavora nel Campus ha la possibilità di vedere concept e dispositivi “segreti” che farebbero gola a giornali e concorrenza. Per questo, l’azienda controlla periodicamente e a campione i dipendenti che escono e rientrano dalle pause pranzo, facendo loro “perdere” dai 10 ai 15 minuti. Secondo i dipendenti, questi minuti rientrano nel conteggio delle ore lavorative e andrebbero quindi remunerati normalmente, per un totale di circa 1.4000 dollari all’anno se i controlli avvenissero quotidianamente per il singolo dipendente.

I giudici hanno però dato ragione ad Apple, rifacendosi ad una sentenza della Corte Suprema che, in un caso simile, aveva scagionato Amazon dalle stesse accuse. In pratica, quei minuti vengono spesi per motivi di sicurezza e non possono essere considerati in alcun modo come “lavorativi”.

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