Il governo ha cancellato la Webtax

Uno dei primi atti del nuovo governo Renzi ha portato alla cancellazione della contrastatissima Webtax, tassa voluta da un gruppo di deputati del PD che prevedeva l’obbligo per le aziende italiane di acquistare servizi di pubblicità solo da società con partita IVA italiana.

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La tassa era stata criticata fin dall’inizio, un po’ da tutte le forze politiche e dagli esperti del settore. Obbligare le aziende italiane ad acquistare pubblicità solo da società con partita IVA italiana avrebbe portato il nostro paese in una situazione di grosso svantaggio tecnologico e strategico verso il resto d’Europa. La stessa Unione Europea aveva minacciato sanzioni se la tassa fosse entrata effettivamente a regime.

Anche se formalmente attiva, infatti, la Webtax era stata momentaneamente sospesa, per poi essere ripristinata in estate. Ora, invece, ne è stata decretata la cancellazione definitiva.

Lo stesso Matteo Renzi, attuale Presidente del Consiglio, aveva criticato la norma a pochi giorni dalla sua pubblicazione. Invece Boccia, promotore della legge, riteneva che una norma di questo tipo avrebbe dato più equità al mondo della pubblicità su internet, impedendo ad aziende estere di eludere il fisco. In tanti, però, ne hanno subito sancito la pericolosità, in quanto il rischio sarebbe stato quello di far scappare tutte queste società dall’Italia, lasciando siti, blog, quotidiani online, e anche servizi gratuiti online, senza più una buona parte delle risorse economiche.

Una realtà come Google, ad esempio, con i suoi AdMob e AdSense avrebbe potuto chiudere i suoi servizi in Italia e inviare un esposto a Bruxelles, visto che la legge era palesemente contraria alle norme comunitarie.

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