7 notizie per 7 giorni: nuovo appuntamento con la rubrica hi-tech di iPhoneItalia – Appuntamento 29/06

Chi possiede un iPhone è, nella maggior parte dei casi, anche un appassionato di tecnologia, come lo siamo noi di iPhoneItalia. Proprio per questo abbiamo deciso di creare una nuova rubrica, denominata “7 notizie per 7 giorni”, nella quale verranno riassunte le 7 notizie di tecnologia più interessanti e curiose della settimana, ma non riguardanti propriamente il mondo iPhone. Un modo per discutere insieme di tecnologia e non far mancare nulla ai nostri lettori! Eccoci arrivati ad un nuovo appuntamento.

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SanDisk annuncia Extreme PRO SSD

SanDisk annuncia la disponibilità del suo SanDisk Extreme PRO SSD, un disco progettato per i giocatori, gli appassionati di PC e i professionisti del settore multimedia che richiedono prestazioni real-world, di alto livello e costanti. Con una velocità di lettura sequenziale di 550 MB/secondo (MB/s) e una velocità di scrittura fino a 520 MB/s, SanDisk Extreme PRO carica ed esegue applicazioni di grafica intensiva e livelli di gioco in pochissimo tempo. Inoltre, offrendo una capacità fino a 1TB, SanDisk Extreme PRO SSD fornisce lo spazio necessario per archiviare anche i programmi più voluminosi, giochi o file e caricarli velocemente e trasformare qualsiasi PC o console in una vera e propria macchina da gioco.

La tecnologia nCacheTM Pro di SanDisk utilizza un’architettura di caching a due livelli per ottimizzare la velocità e la resistenza a pesanti carichi di lavoro, un efficiente multi-tasking, e un’incredibile rapidità di risposta da desktop, laptop e console di gioco. La tecnologia di SanDisk Extreme PRO spinge al massimo le prestazioni dei PC dei giocatori più accaniti, di sviluppatori, professionisti e appassionati di PC che richiedono prestazioni costanti, real-world e di livello professionale per applicazioni di grafica intensiva.

Secondo DFC Intelligence, il fatturato del gaming su PC ha recentemente surclassato quello delle console e si prevede che supererà i 25 miliardi dollari nel 2014. Questa crescente popolarità è in gran parte determinata dall’aumento dei giochi Multiplayer Online Battle Arena e free-to-play. Con SanDisk Extreme PRO SSD, una soluzione leader del settore e dalle prestazioni real-word, chiunque può potenziare il proprio PC per avviarlo più velocemenete, aprire file più rapidamente e caricare programmi, applicazioni e giochi in una frazione di tempo. SanDisk Extreme PRO® è anche supportato dalla nuova applicazione SanDisk SSD Dashboard per Windows®, che consente di monitorare le prestazioni del disco, gli aggiornamenti del firmware, TRIM manuale o programmato, cancellazione sicura, lo stato del drive, la longevità e gli indicatori di temperatura, in modo che gli utenti possano aumentare l’efficienza operativa del proprio SSD. Il download della SanDisk SSD Dashboard è disponibile all’indirizzo www.sandisk.com/ssddashboard.

SanDisk Extreme PRO SSD sarà disponibile online e acquistabile presso la rete di distributori e rivenditori autorizzati SanDisk a livello globale a partire da giugno. SanDisk Extreme PRO SSD offre una garanzia di 10 anni ed è compatibile con qualsiasi PC, laptop o console che accetta dispositivi di archiviazione SATA da 2.5’’. Il nuovo drive è disponibile nelle capacità da 240GB, 480GB e 960GB al prezzo suggerito al pubblico rispettivamente di 199 euro, 399 euro e 649 euro.

Nuovo regolamento UE sulla protezione dati: aziende italiane ok ma solo sulla teoria

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Buoni voti degli italiani in materia protezione dati: il 72% delle aziende dimostra di essere aggiornato sulla nuova normativa UE per la protezione dati, contro una media europea del 64%. Solo il 41% però crede in una sua reale efficacia. La maggioranza pensa infatti che le nuove regole non impediranno alle organizzazioni di continuare a raccogliere dati illegalmente. La percentuale si abbassa ancora sulle questioni pratiche: solo il 18% sembra conoscere il percorso per arrivare a soddisfare in pieno la normativa (media europea 19%).

Questi i risultati principali che emergono da una ricerca Trend Micro, leader globale nella sicurezza per il cloud, che ha coinvolto 850 decision maker IT in tutta Europa. Tema della ricerca il nuovo regolamento UE sulla protezione dei dati, ovvero quell’insieme di leggi che ha come obiettivo il rafforzamento della tutela della privacy online per contribuire alla crescita dell’economia digitale europea – con sanzioni in caso di infrazioni che possono arrivare a 100 milioni di euro o al 5% del fatturato globale.

Ulteriori dati:

  • Le aziende italiane sono consapevoli che dovranno affrontare una sfida importante, anche se il 16% non è convinto di un realistico successo dell’iniziativa (media europea 26%). Gli impedimenti maggiori sono rappresentati dalle restrizioni fisiche dei sistemi IT (35%), dalla mancanza di sicurezza (34%) e da una  carenza di risorse (30%).
  • L’81% delle aziende pensa che una nuova normativa è necessaria (media europea del 52%) e per soddisfare i nuovi requisiti ha in programma l’aumento dei corsi sulla data protection ai dipendenti (56%), un aumento degli investimenti IT (48%) e la possibile assunzione di un responsabile di protezione dati (44%)
  • 1-2 anni. Questo il periodo realistico – per il 47% del campione (39% media europea) – che servirebbe a un’azienda per essere completamente in linea con le nuove normative
  • Il 71% dei clienti delle aziende intervistate sta già chiedendo più trasparenza sull’ubicazione e trattamento dei suoi dati privati (54% media europea). Il 55% delle aziende italiane ha implementato tecnologie di crittografia per salvaguardare i dati. In Europa si punta più sulla consapevolezza in materia di sicurezza dati, media 58%

“Le aziende italiane dimostrano una buona dimestichezza rispetto alla media europea, ma con la ratificazione delle nuove normative prevista per quest’anno c’è ancora molto lavoro da fare”, afferma Gastone Nencini, Country Manager Trend Micro Italia. “Ogni azienda dovrebbe avviare un processo di compliance per soddisfare i nuovi requisiti sulla protezione dei dati, non solo per le possibili sanzioni di natura economica, ma per aumentare il livello di sicurezza di tutti.”

LG G3 arriva in Italia

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Dopo il lancio internazionale a Londra, LG Italia annuncia oggi disponibilità e prezzo del suo nuovo e attesissimo top di gamma, LG G3.

Il nostro LG G3 si posiziona come uno smartphone di fascia alta disegnato per rispondere alle necessità degli utenti più esigenti che sono alla ricerca di una perfetta sintesi tra innovazione e massima semplicità. Le caratteristiche che lo rendono unico sono una praticità d’uso e una dotazione tecnologica senza precedenti: è infatti il primo smartphone dotato di un display Quad HD da 5,5 pollici. Vanta inoltre una RAM da 2 GB sul modello da 16GB e da 3 GB per il modello da 32GB.” Così ha commentato Omar Laruccia, Marketing & Mobile Communications Business Unit Director di LG Italia.

LG G3 nelle colorazione Metallic Black sarà in distribuzione a partire dall’ultima settimana di giugno e sarà venduto presso i principali operatori telefonici con piani tariffari dedicati e open market al prezzo consigliato di 599,90€ per la versione da 16GB e a 649,90€ per la versione da 32GB.
Queste le caratteristiche principali del G3:

  • Display Quad HD da 5,5 pollici con 538ppi, pari a quattro volte la risoluzione HD e a quasi due volte la risoluzione di un display Full HD
  • Fotocamera da 13MP con stabilizzatore ottico (OIS+) e un Auto Focus al Laser in grado di scattare immagini nitide in una frazione di secondo
  • Design ad arco con finitura Metallic Skin
  • Nuova interfaccia grafica più semplice

La leadership di LG nel mondo dei display è nota e lo sviluppo dello schermo Quad HD di LG G3 è il risultato di anni di ricerca e innovazione in questo settore. Con una densità di pixel di 538ppi, il display Quad HD di LG G3 offre immagini più limpide e chiare di quelle degli schermi di molti altri smartphone, e grazie alla dimensione di 5,5 pollici, LG G3 vanta una superficie attiva di 76,4% con cornici più sottili.

L’alta risoluzione del display di LG G3 ha richiesto agli ingegneri LG di sviluppare una batteria che fosse altrettanto innovativa. LG G3 è dotato di una batteria rimovibile da 3.000mAh e di tecnologie avanzate per massimizzarne ulteriormente l’efficienza.

La fotocamera avanzata 13MP OIS+ di LG G3 è progettata per catturare in modo veloce e facile qualsiasi immagine. Questo è possibile grazie all’innovativo Auto Focus al Laser di LG G3, il primo di questo genere nel mercato degli smartphone. Questa tecnologia permette a LG G3 di catturare i momenti migliori – anche con scarsa illuminazione – misurando istantaneamente la distanza tra il soggetto e la fotocamera utilizzando un raggio laser. Grazie anche alla diffusa tecnologia OIS+, vista per la prima volta su G Pro 2, LG G3 promette ottimi risultati.

Scattare fotografie con LG G3 è semplicissimo: invece di mettere a fuoco il soggetto in modalità Anteprima e poi premere sul pulsante di scatto, con LG G3 basterà toccare il soggetto a fuoco per far scattare simultaneamente l’otturatore. In più, la fotocamera frontale da 2,1MP di LG G3 presenta diversi nuovi miglioramenti come un sensore di immagine più grande e un’apertura più ampia per un maggiore sensibilità e selfie migliori. LG ha  incorporato il controllo dei gesti per lo scatto dei selfie: quando si è pronti a scattare, basta semplicemente stringere la mano a pugno, quindi LG G3 riconoscerà il gesto e inizierà il conto alla rovescia di tre secondi.

Per i video LG G3 offre una qualità audio elevata con microfoni multipli in grado di misurare l’ambiente per identificare il livello audio ottimale. Con lo speaker integrato da 1W con Boost AMP gli utenti potranno vedere video e ascoltare musica con suoni più ricchi e toni più chiari senza distorsioni.

Il design di LG G3, con il suo arco ergonomico e il profilo laterale sottile, offre una presa confortevole per l’utilizzo con una sola mano. I tasti posteriori restano il punto di riferimento del design di LG, con tasti di accensione e di regolazione del volume di nuova concezione, insieme a materiali e finiture premium. Layout pulito e particolare grazie all’elegante Metallic Skin con finitura anti-impronta.

LG ha portato il suo approccio Learning from You con un’interfaccia utente rinnovata per offrire agli utenti di LG G3 un’esperienza semplice. Le caratteristiche fondamentali includono:

  •  Smart Keyboard: la tecnologia adattiva che impara dalle abitudini dell’utente per rendere gli input più veloci e diminuire il numero degli errori di battitura fino al 75 per cento. Anche l’altezza della tastiera può essere regolata, per adattarsi meglio alle mani dell’utente e alla posizione dei suoi pollici.
  • Smart Notice: alla pari di un assistente personale, Smart Notice offre suggerimenti e consigli basati sul comportamento degli utenti, sulle modalità di utilizzo dello smartphone e sulla posizione geografica per offrire di volta in volta le informazioni utili. Smart Notice, ad esempio, può ricordare all’utente una chiamata rifiutata in precedenza, segnalare file o applicazioni inutilizzate che occupano spazio prezioso, e dare suggerimenti su come affrontare il meteo.
  • Smart Security: LG G3 garantisce la sicurezza dei dati degli utenti grazie a una serie di funzioni avanzate, quali: Knock Code permette agli utenti di sbloccare il proprio dispositivo seguendo una sequenza di tocchi. Unendo sicurezza e comodità, gli utenti possono creare un codice personalizzato che può essere digitato in qualsiasi punto dello schermo. Grazie a Content Lock, quando G3 viene condiviso con gli amici o collegato al PC, i file personali sono al sicuro e “invisibili” agli estranei, siano essi sulla memoria interna o sulla scheda microSd. Kill Switch permette ai proprietari di G3 di disattivare i loro telefoni da remoto in caso di furto. Grazie a Kill Switch è possibile cancellare i contenuti salvati su G3 in modo da non compromettere i dati personali. Tra le altre caratteristiche essenziali, Kill Switch permette la scansione antivirus e la cancellazione e il blocco da remoto1.

Lo stato di internet nel primo trimestre del 2014

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Nel primo trimestre 2014, continua a crescere la velocità media di connessione globale, che, con un incremento del 1,8% rispetto al trimestre precedente, si attesta intorno a una media di 3,9 Mbps. Dato il trend di crescita rilevato, si prevede che nel prossimo trimestre sorpasserà la soglia dei 4 Mbps.

A livello globale, la velocità media di connessione è cresciuta del 24% anno su anno. Grazie alla sostenuta crescita registrata nel trimestre da 9 su 10 dei primi paesi relativamente a questo aspetto, la classifica mondiale vede ora la Corea del Sud al primo posto assoluto, con una velocità di picco di 23,6 Mbps e un +8% di crescita, in sorpasso rispetto al Giappone, ora al secondo posto con una velocità di picco di 14,6 Mbps. Da segnalare le impressionanti performance di Lettonia (#6) e Finlandia (#9), che rispetto al trimestre precedente hanno registrato un aumento della velocità di connessione del 15% e del 18% rispettivamente.

Con un incremento del 5,8% rispetto al trimestre precedente, la Svizzera supera l’Olanda (velocità media di 12,4 Mbps), raggiungendo una velocità media di connessione di 12,7 Mbps.. Gli altri Paesi Europei a superare una velocità media di connessione sopra i 10 Mbps sono la Svezia (11,6 Mbps), la Repubblica Ceca (11,2 Mbps), la Finlandia e l’Irlanda (entrambe 10,7 Mbps), la Danimarca (10,5 Mbps), la Norvegia (10,1 Mbps) e il Belgio (10 Mbps).

In tutti i Paesi europei inclusi nella ricerca, è stata osservata una crescita a doppia cifra rispetto all’anno precedente, con incrementi che vanno dal +17% nell’Ungheria al +65% in Turchia. I Paesi europei che hanno registrato incrementi di oltre il 40% sono l’Irlanda, la Russia, la Spagna e la Turchia.

Sebbene il picco di velocità media di connessione a livello globale nel primo trimestre 2014 sia diminuito dell’8,6%, il trend anno su anno rimane positivo segnando un +13%. In Europa, è la Romania l’unico Paese a raggiungere un picco di velocità media di connessione di oltre 50 Mbps (54,4 Mbps per la precisione) nel primo trimestre del 2014. Sono invece cinque i Paesi europei che superano la soglia dei 40 Mbps: i Paesi Bassi (45,2 Mbps), la Svizzera (44,8 Mbps), il Belgio (44,6 Mbps), la Svezia (42,7 Mbps) e la Gran Bretagna (42,2 Mbps).

Tra i Paesi Europei, rispetto allo stesso periodo del 2013, i cambiamenti registrati sono stati quasi tutti positivi: l’Italia è l’unico Paese a registrare un declino (0,7%) nella velocità media di picco della connessione. Sette Paesi Europei registrano invece una crescita impressionante anno su anno del 20% o più: l’Irlanda (27%), la Norvegia (27%), la Svezia (23%), i Paesi Bassi (22%), il Belgio (22%), la Finlandia (21%) e la Gran Bretagna (20%).

Il trend di crescita generale osservata nei picchi di velocità media di connessione rispetto all’anno precedente evidenzia continui miglioramenti nella qualità della connettività Internet a banda larga in tutti i Paesi europei.

In Italia, la velocità media di connessione nel primo trimestre 2014 si conferma a 5,2 Mbps, rimanendo pressochè invariata (+0,4%) rispetto al trimestre precedente ma registrando un +22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (Q1 2013).

Il picco di velocità media di connessione raggiunto in Italia è pari a 21,4 Mbps, con una flessione dello 0,7% rispetto allo scorso anno e una diminuzione di 2,8% rispetto al trimestre precedente. Tra i Paesi europei, l’Italia è l’unico Paese a registrare un declino nel lungo periodo.

Connettività high broadband: l’Europa registra un aumento anno su anno superiore al 100%
In Europa, l’adozione dell’high broadband (>10 Mbps) continua la sua corsa, con la Svizzera e i Paesi Bassi in cima alla classifica con un tasso di adozione rispettivamente del 45% e 44%.

L’Italia e la Turchia sono stati gli unici due Paesi che nel primo trimestre di quest’anno hanno registrare un tasso di adozione della high broadband sotto il 10%. Nel nostro Paese, rispetto allo scorso trimestre, l’adozione di high broadband è diminuita del 6,4%: a oggi, solo il 4,3% degli italiani utilizza connessioni al di sopra dei 10 Mbps, una crescita del 56% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Rispetto al Primo trimestre 2013, in Italia l’adozione della banda larga (>4 Mbps)è aumentata del 54%, con un leggero incremento del 0,9% rispetto al trimestre precedente, stabilizzandosi al 58%.

Cinque Paesi Europei hanno registrato una crescita nell’adozione della banda larga di oltre il 100% anno su anno: Turchia (250%), Spagna (188%), Francia (144 %), Portogallo (138%) e Irlanda (111%). Tutti gli altri Paesi europei inclusi nella ricerca hanno registrato una crescita annuale comunque rilevante.

Sebbene in alcune aree del mondo continui a esserci uno spazio di miglioramento sia nell’adozione della high broadband sia nella velocità media di connessione, le tendenze che stiamo rilevando rimangono molto positive”, afferma David Belson, autore del Rapporto sullo Stato di Internet di Akamai. “Rilevare una crescita costante anno su anno significa che stiamo ponendo basi solide per la fruizione della prossima generazione di contenuti e servizi come il video 4K o per l’avvento di case e uffici sempre più connessi”.

Dato che per l’offerta di contenuti in 4K (Ultra HD) è necessaria una connessione tra i tra i 10 e i 20 Mbps, la nuova metrica su quanto i vari Paesi siano pronti al 4K presentata per la prima volta in questo Rapporto fornisce dati sulla percentuale di connessioni alla rete di Akamai a velocità superiori a 15 Mbps, con l’obiettivo di individuare le aree geografiche che mostrano maggiori probabilità di riuscire a sostenere i flussi basati sul nuovo standard.

A livello globale, l’11% delle connessioni ha registrato una velocità pari o superiore a 15 Mbps nel primo trimestre del 2014. Con il 60% delle connessioni pronte per il 4K, la Corea del Sud guida la classifica dei primi 10 Paesi, seguita da Giappone con il 32%. Tra i primi dieci, sei sono i Paesi europei: Svizzera (#4), Olanda (#6), Svezia (#7), Norvegia (#8), Finlandia (#9) e Repubblica Ceca (#10).

L’Italia, si attesta al 38° posto a livello mondiale, con solo l’1,6% delle connessioni che superano i 15 Mbps, con un incremento del 49% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Attraverso un insieme di strumenti di rilevamento (agenti) su internet, Akamai è in grado di monitorare i tentativi di connessioni connessi ad attacchi informatici e individuare sia i Paesi origine del maggior numero di attacchi sia le porte dei sistemi che sono il loro obiettivo.

Nel trimestre in esame (Q1 2014), Akamai ha identificato 194 Paesi origine degli attacchi, sei volte il numero rilevato nel trimestre precedente. La Cina ha mantenuto la sua posizione di principale fonte di minaccia al mondo, registrando però una diminuzione dal 43% al 41% del numero di attacchi trimestre su trimestre. Gli Stati Uniti rimangono al secondo posto con un 11% (dal 19% del trimestre precedente) mentre il terzo posto va all’Indonesia che passa dal 5,7% al 6,8%.

Nel trimestre in esame, l’Italia è responsabile dello 0.9% degli attacchi generati.

La Porta 445 (Microsoft-DS) rimane la più colpita del trimestre, ma il traffico generato da questa tipologia è diminuito fino a rappresentare solo il 14% degli attacchi rilevati trimestre su trimestre (si attestava al 30% nel Q4 2013). Al contrario, la Porta 5000 (universal Plug & Play/UpnP) ha registrato un incremento significativo di attacchi mirati, da meno del 10% registrato nel Q4 2013 fino al 12% nel trimestre in esame.

Attacchi DDoS (Distributed Denial of Service): aumento del 50% in Europa nel primo trimestre
Il Rapporto sullo Stato di Internet di Akamai include anche un focus sugli attacchi DDoS riscontrati dai clienti Akamai. Il numero di attacchi DDoS rilevati nel primo trimestre 2014 è sceso a 283, registrano un -20% rispetto ai 346 rilevati nel trimestre precedente ma un aumento del 27% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Mentre la maggioranza dei Paesi a livello mondiale ha registrato una diminuzione nel numero di attacchi DDoS durante il primo trimestre del 2014, l’Europa ha registrato un +50% rispetto al trimestre precedente. Questo aumento è stato principalmente causato dagli attacchi che hanno avuto come obiettivi il settore retail in Gran Bretagna e i siti connessi alle Olimipiadi di Sochi in Russia.

A livello globale, gli attacchi indirizzati alle aziende hanno registrato una diminuzione del 49% trimestre su trimestre, mentre quelli mirati alla pubblica amministrazione hanno avuto un incremento del 34%, causato principalmente dagli attacchi contro obiettivi governativi a Singapore.

Oltre 795 milioni di indirizzi Ipv4 unici in 240 Paesi si sono connessi alla Akamai Intelligent Platform nel primo trimestre 2014, quasi l’1,6% in più rispetto al trimestre precedente e il 7,8% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

L’Italia permane in nona posizione a livello globale, con una crescita dell’1% rispetto al trimestre precedente (Q4 2014) e una diminuzione del 2,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (Q1 2013) assestandosi a poco più di 20 milioni di indirizzi connessi.

I Paesi europei che guidano la classifica mondiale dell’adozione di indirizzi IPv6, occupando otto tra i primi dieci  sono: Belgio (#1), Svizzera (#2), Germania (#3), Lussemburgo (#4), Romania (#5), Francia (#8), Norvegia (#9) e Repubblica Ceca (#10).

Connettività mobile: l’Ucraina prima nell’adozione della banda larga
Nel primo trimestre 2014, sono ben 56 i Paesi inclusi all’interno della sezione connettività mobile, che comprende l’utilizzo di Internet da smartphone, tablet, computer e altri dispositivi che si connettono a Internet tramite operatori di telefonia mobile. A partire dal Rapporto sullo Stato di Internet Q1 2014, la connettività mobile è stata aggregata a livello Paese, anziché a livello provider.

Nel trimestre in esame, in Italia la velocità media di connessione mobile si attesta sui 4,6 Mbps.

Il picco di velocità media di connessione tra i Paesi inclusi abbraccia un ampio spettro che va dai 114,2 Mbps dell’Australia fino ai soli 5 Mbps dell’Iran. In totale, 43 Paesi hanno mostrato un picco di velocità media di connessione superiore a 10 Mbps.

Il rapporto sullo stato di Internet include anche statistiche sull’adozione della banda larga all’interno della sezione Mobile Connectivity. In questo trimestre, l’Ucraina ha registrato la crescita maggiore, con l’89% delle connessioni mobili alla rete Akamai a velocità superiori ai 4 Mbps.

CLOUD: mercato cresce del 31%, vale 1,18 miliardi di €

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A distanza di un anno i numeri di mercato evidenziano come l’opportunità di un ‘cambiamento possibile’ è a tutti gli effetti un trend dirompente”, afferma Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service. “Questo trend potrà incidere in modo significativo sulle modalità di fruizione delle tecnologie, condizionando fortemente le scelte strategiche e di investimento delle imprese. La portata di questo cambiamento va ben al di là degli aspetti informatici: insieme a Mobile, Social e Big Data, il Cloud può abilitare una vera e propria rivoluzione organizzativa, capace di cambiare il modo di diffondere le informazioni, prendere decisioni e collaborare all’interno e all’esterno dell’organizzazione, ridando slancio e produttività alle imprese del nostro Paese”

È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio Cloud & ICT as a Service, giunto alla quarta edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. La Ricerca, presentata a Milano presso il Campus Bovisa in occasione del Convegno “Cloud, ora si fa sul serio!”, ha analizzato dettagliatamente l’evoluzione dell’offerta e i modelli di adozione di tale modello nelle aziende di grandi, medie e piccole dimensioni.

Per alcuni anni, il Cloud, inteso soprattutto come Public Cloud, è stato visto con diffidenza da molte aziende, alla stregua di una moda passeggera: oggi l’analisi dei dati raccolti vede la spesa in servizi Public Cloud aumentare del 40% rispetto all’anno scorso, raggiungendo quota 320 milioni di euro, a dimostrazione che anche in Italia vi è un elevato livello di consenso sul fatto che il Cloud sia un elemento di profonda trasformazione per il Sistema Informativo aziendale.

Le tradizionali critiche e barriere sono oggi in gran parte risolte, anche se permangono cautele in alcuni settori. Molti degli elementi che prima venivano visti come un freno oggi sono considerati come ottime opportunità: infrastrutture latenti, vincoli e oneri normativi, perdita di controllo, scarsa personalizzazione, ampiezza funzionale, sicurezza e performance. Accanto a queste nuove spinte, si fanno sempre più evidenti i tradizionali benefici del Cloud, in particolar modo la semplificazione per la Direzione ICT e la possibilità di portare innovazione al business in tempi molto rapidi.

Il passaggio a un modello Cloud rappresenta spesso un aumento del valore apportato ai processi aziendali, che vengono arricchiti con nuove funzionalità e servizi (31%), mentre nel restante 63% dei casi ci si ritrova in uno scenario guidato dalla sostituzione tecnologica e solo nel 6% dei casi si assiste a una limitazione del supporto ai processi. Dalla Ricerca emerge, inoltre, che un numero sempre maggiore di applicazioni, anche vicine al core business aziendale, si spostano dal tradizionale approccio on premise al Cloud.

Sebbene ancora prevalga l’approccio interno, tra gli ambiti applicativi dove già oggi è stato abbracciato un modello Cloud vi sono: Social & Web Analytics (32%), Human Resources (26%), Posta elettronica & Office Automation (23%), Enterprise Social Collaboration/Intranet (15%), Document Management (13%), ma anche eCommerce (15%), Soluzioni verticali per il business (11%) e CRM & Sales (8%).
Se si considerano i piani a breve termine riguardanti l’evoluzione del patrimonio applicativo delle aziende e qualora sia previsto un cambio di modello di fruizione, le organizzazioni preferiscono una transizione verso un modello Cloud (96% dei casi), rispetto all’internalizzazione.
Inoltre, nei casi di nuova informatizzazione, ovvero tutti i casi in cui, in precedenza, non era presente un supporto applicativo, l’approccio Cloud viene preferito nel 54% dei casi.

L’adozione in Italia di servizi Public Cloud ha avuto nell’ultimo anno una forte accelerazione, sebbene con velocità diverse a seconda degli ambiti applicativi. Tra gli ambiti che hanno ricevuto i maggiori finanziamenti il Document Management, Finance & Accounting e CRM & Sales. Dalla Ricerca emerge che tra gli ambiti più dinamici vi sono anche l’Enterprise Social Collaboration, la Business Intelligence, il Marketing Demand Generation, il Social & Web Analytics e le Soluzioni verticali per specifici ambiti di business.

Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service, evidenzia il fatto che “per la maggior parte dei CIO non vi sono più dubbi nella scelta tra adottare o meno soluzioni di Public Cloud; il dubbio principale riguarda il come adottarle, con quali modalità e con quale percorso.” La Ricerca evidenzia che i fronti di ragionamento sono due: da un lato, capire come comporre il proprio Sistema Informativo, complementando e integrando parti on premise con parti Cloud e dall’altro comprendere come dovranno evolvere le competenze interne alla Direzione ICT e le modalità con cui quest’ultima deve rapportarsi e interagire con le Line of Business. “Per arrivare alla costruzione di un Sistema Informativo Ibrido – continua Mainetti – è necessario avviare un percorso interno di evoluzione della propria architettura su tre fronti, quello infrastrutturale, quello relativo all’architettura applicativa e quello riguardante la gestione dei device, secondo un modello composto da diverse fasi che chiamiamo Cloud Journey.”

La Cloud Enabling Infrastructure vede come punti chiave:

  • la realizzazione di Software Defined Data Center
  • la standardizzazione delle modalità di integrazione e orchestrazione applicativa
  • l’introduzione di sistemi di Mobile Device Management.

Accanto al processo di trasformazione che sta coinvolgendo le aziende che adottano il paradigma Cloud, anche “la tradizionale struttura di filiera del mercato ICT è messa in profonda discussione dall’avvento del Public Cloud e si sta ridisegnando in cerca di nuovi ruoli e nuove forme di differenziazione” afferma Alessandro Piva, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service. La Ricerca ha permesso di identificare i tre ruoli principali giocati dai player dell’offerta che in’ipotetica catena del valore del Cloud agiscono sinergicamente: ICT Enabler, Service Provider e Cloud Channel. Piva sottolinea che “oggi, nella fase storica che sta attraversando il Cloud, diventa chiave il ruolo del Cloud Channel e, accanto ai cambiamenti che stanno coinvolgendo i player tradizionali, emergono nuovi ruoli, come quello del Cloud Service Broker”.

La filiera del Cloud è in profondo cambiamento per questo è importante che la relazione cliente-fornitore venga facilitata da condizioni contrattuali chiare e trasparenti. Dalla Ricerca emerge invece che i contenuti contrattuali sembrano non influenzare la scelta di acquisire o meno un servizio Cloud.
Sebbene il 51% dei rispondenti alla survey non abbia riscontrato infatti alcuna criticità, il 44% del campione dichiara di non averle analizzate prima di implementare la nuova tecnologia. L’analisi sulla complessità dei contratti ha permesso di identificare che, mentre per il 61% del campione i contratti sono risultati essere molto chiari e trasparenti, il 39% dei rispondenti ha riscontrato una criticità nella lunghezza e complessità di tali contratti, che risultano quindi poco trasparenti e di difficile comprensione e consultazione. Questi risultati evidenziano come vi sia un alto numero di PMI che non pone grande importanza alle clausole contrattuali nella fase di scelta e stipula di un contratto Cloud. In particolare, la clausola contrattuale che è stata percepita come maggiormente unfair è risultata essere la limitazione di responsabilità del fornitore in caso di perdita di dati (37%), seguita dal diritto da parte del fornitore alla sospensione del servizio (29%) e dall’assenza di obblighi in merito ai tempi di intervento in caso di problematiche (22%).

Accanto all’analisi sulle PMI, la Ricerca ha indagato il rapporto cliente-fornitore tramite un’analisi che ha preso in considerazione 60 servizi Public Cloud, approfondendo i contenuti presenti sui siti dei provider di servizi Cloud e in particolare analizzandone la reperibilità.
Dall’indagine emerge che, mentre alcune informazioni come i dettagli sul fornitore, l’utilizzo di subfornitori, il trattamento e la riservatezza dei dati personali, le norme circa l’esclusione e la limitazione di responsabilità del fornitore (98% dei casi) sono sempre presenti, vi sono aspetti poco reperibili come quelli relativi alla localizzazione geografica dei Data Center (32%), ai livelli di servizio (SLA) e all’entità delle penali in caso di disservizio (44%).

Blogger in Italia e in Europa: sempre più in rosa e remunerati

Modern creative workspace.

La maggior parte dei blogger è composta da donne, scrive per piacere e per aprirsi opportunità professionali, vede in modo positivo la collaborazione con le aziende e riesce a guadagnare dall’attività di autore sul web.

Imageware presenta l’Osservatorio Blog 2014, seconda edizione della ricerca sulla blogosfera che quest’anno è stata condotta a livello europeo.
Attraverso il network mondiale di agenzie indipendenti Iprex di cui Imageware è parte, l’indagine ha infatti fotografato il panorama attuale della blogosfera in tutta Europa. L’Osservatorio è stato condotto tramite un questionario inviato ai principali blogger, scelti per numero di utenti unici, esposizione e contenuti.

In totale sono stati 1.200 i blogger coinvolti, appartenenti prevalentemente ai settori moda, stile, trend e bellezza, attualità, tecnologia e innovazione, green e sostenibilità, cibo e vino, design d’interni, automobilismo, viaggi.

Obiettivo dell’indagine è stato mantenere l’attenzione ed essere aggiornati sui blogger, comprendere quali sono i loro interessi attuali, le loro fonti d’informazione, gli atteggiamenti verso le notizie che ricevono e come vedono le forme di collaborazione con le aziende.
L’analisi di questi aspetti, insieme a una mappatura della blogosfera e a un monitoraggio approfondito dei temi e delle notizie trattate dai blog, può aiutare chi lavora nella comunicazione non solo ad avere relazioni positive con i blogger ma anche a definire strategie di comunicazione efficaci e forme di collaborazione soddisfacenti.

Questi i risultati principali che sono emersi dall’Osservatorio Blog 2014

Donna e sui 38 anni: ecco l’identikit del blogger europeo
In termini anagrafici, i blogger sono più “vecchi” di quanto si possa pensare. L’attività di blogging richiede una certa esperienza di vita e non solo l’attitudine e la predisposizione al digitale che tutte le nuove generazioni possiedono. Scopriamo così che l’età media dei blogger in Europa è 38 anni.
I più “adulti” risiedono in Germania, dove l’età media è 40 anni. Segue la Gran Bretagna con un’età media di 36, mentre i più giovani vivono in Repubblica Ceca e Finlandia; entrambi i Paesi registrano un’età media di 31 anni. In Italia invece l’età scende, con il 48% dei blogger compreso tra i 25 e i 35 anni.
Il fenomeno blog inoltre è donna per il 67,2%. Il record va alla Finlandia, con una percentuale dell’89,8%. Anche in Italia il fenomeno blog è rosa, con una percentuale del 60,5% di blog curati da donne.

Fashion e viaggi i temi che vanno per la maggiore
I temi più trattati nella blogosfera europea sono legati alla moda e abbigliamento (15,3%), alla bellezza (12%), al cibo (12,8%) e
ai viaggi (12,6%).
In Italia vincono i temi legati al mondo fashion, la percentuale dei blog che trattano questi argomenti arriva infatti al 32,9%. Seguono i blog di viaggi, che registrano il 21%.
Per l’elaborazione dei contenuti, la maggior parte dei blogger attinge il più delle volte a Internet e alle proprie esperienze personali. Quasi un blogger su tre (26,8%) però afferma di utilizzare materiale come comunicati stampa o sample di prodotti arrivati da agenzie di comunicazione e uffici stampa. L’Italia rispecchia questa situazione, con percentuali molto simili.

I blogger e le aziende: contenti di poter collaborare
In tutta Europa, il 67,9% dei blogger è stato contattato almeno una volta a fini di attività marketing o PR. In Italia la percentuale sale all’81,9% e un blogger su tre afferma di venir contattato su base giornaliera.
Il 42,5% dei blogger viene contattato attraverso l’invio di inviti a eventi o materiale aziendale. Questi dati sono uniformi alla maggior parte dei Paesi, così come la reazione agli approcci delle aziende, per oltre la metà del campione vista come positiva.

Perché scrivono?
Alla domanda “Quali sono gli obiettivi che ti poni attraverso il tuo blog”, la blogosfera europea concorda nell’affermare che scrive per piacere e per raccontare le proprie esperienze, senza nascondere però di vedere o sperare in sviluppi professionali.
Questo sembra realizzarsi, nel momento in cui quasi la metà (46%) dei blogger dichiara di guadagnare attraverso il proprio blog. Le fonti di guadagno sono rappresentate nella maggior parte dalla pubblicità o da forme di compensazione come la partecipazione a eventi o la ricezione di prodotti.

Blogger in USA: più orientati al risultato e alla monetizzazione dei loro sforzi online
L’Osservatorio Blog 2014 ha coinvolto anche 150 blogger negli Stati Uniti d’America.
Questo l’identikit del blogger a stelle e strisce: donna (92%) sui 35 anni, che tratta temi legati alla famiglia (25,6%) e all’ambito food and beverage (11,2%). Anche i blogger statunitensi utilizzano come fonte di ispirazione le loro esperienze personali, ma rispetto ai colleghi europei non scrivono solo per passione.
Il 76,5% dichiara infatti di avere come scopo fare soldi, obiettivo che si realizza per il 90,7% del campione. Per quanto riguarda il rapporto con le aziende, il 97% dei blogger statunitensi dichiara di essere stato contattato a scopi di marketing e pubblicità e addirittura il 75% su base giornaliera. Il 98% del campione USA ha ricevuto dei prodotti in omaggio e il metodo sembra funzionare, l’80% ritiene infatti che la relazione con le aziende sia positiva e desidera un coinvolgimento maggiore.
Il 47% degli utenti usa software senza licenza nonostante le preoccupazioni sulla sicurezza

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I PC user dichiarano che il principale motivo per non utilizzare un software senza licenza è il rischio di minacce alla sicurezza causate da malware. Le preoccupazioni maggiori sono le intrusioni di hacker e la perdita dei propri dati. Eppure, ben il 47% del software installato sui PC in Italia nel 2013 era senza licenza. Questi e altri risultati sono stati pubblicati, oggi, nello studio globale BSA “BSA Global Software Survey” dove si rileva inoltre la necessità di una gestione delle pratiche software efficace, soprattutto in contesti aziendali.

L’ambiente informatico è in continua evoluzione grazie anche al Cloud computing e ai dispositivi mobili che si collegano con i PC di tutta l’azienda; tuttavia, lo scorso anno c’erano ancora più di 27 milioni di computer in uso in Italia. Per questo è essenziale che i PC abbiano esclusivamente dei software genuini” – dichiara Simonetta Moreschini, Chairman della Commissione BSA Italia e continua – “i manager devono prestare attenzione ai criteri che possono adottare per garantire che le loro organizzazioni stiano utilizzando software genuino con regolare licenza”.

Lo studio – BSA Global Software Survey è condotto ogni due anni da BSA e da IDC, che quest’anno hanno intervistato gli utenti PC di 34 mercati, fra cui quasi 22.000 utilizzatori totali tra consumer e business e più di 2.000 responsabili IT. Di seguito alcuni risultati:

  • In Italia, il numero di PC con installati software senza licenza nel 2013 era del 47%, un calo di due punti percentuali rispetto al 2010. Il valore commerciale dei software privi di licenza era pari a € 1,3 milioni
  • In tutto il mondo, la ragione principale per cui gli utenti dicono di non usare software senza licenza è di evitare minacce alla sicurezza per colpa di malware. I principali rischi percepiti dagli utenti legati all’utilizzo di un software senza licenza sono associati agli accessi non autorizzati da parte degli hacker per il 64% degli intervistati, mentre per il 59% il rischio più grande è legato alla perdita dei propri dati
  • I responsabili IT di tutto il mondo si dicono preoccupati dei danni che può provocare l’utilizzo di un software senza licenza, ma solo la metà di essi è convinta che la propria azienda abbia regolare licenza per i software che utilizza.

“L’uso di software senza licenza, infatti, è un problema di governance organizzativa e questo studio mostra che vi è una chiara necessità di miglioramento” – dichiara Victoria Espinel, Presidente e CEO di BSA – “Ci sono degli step fondamentali che ogni azienda può adottare per garantire la propria regolarità sulle licenze, come stabilire una politica formale sull’uso dei software con licenza e il mantenimento di un registro dettagliato. Le aziende dovrebbero prendere in considerazione l’attuazione di programmi più strutturati di Software Asset Management che seguono linee guida accettate a livello internazionale. I programmi di Software Asset Management (SAM) sono in grado di fornire un valore sostanziale per l’azienda, garantendo controlli adeguati per offrire una visione completa di quello che è installato su una rete. Questo aiuta le organizzazioni a evitare rischi di sicurezza e operativi, garantendo il corretto numero di licenze per tutti gli utenti”.

Ecco altri risultati dello studio globale BSA “BSA Global Software Survey”:

  • a livello globale, il tasso di software per PC installati senza licenza è aumentato dal 42% nel 2011 al 43% nel 2013 a causa, principalmente, delle economie emergenti, dove l’uso di software senza licenza è più diffuso e continua a caratterizzare un numero crescente di PC.
  • A livello mondiale nel 2013, il valore commerciale delle installazioni di software per PC senza licenza era pari a 46 miliardi di Euro.
  • L’area dove nel 2013 si è registrato un maggior numero complessivo d’installazioni di software senza licenza era l’Asia – Pacifico con il 62%. Questo dato registra un incremento del 2% rispetto al 2011, con un controvalore commerciale che ha raggiunto i 15 miliardi di Euro
  • In Europa occidentale, il tasso è sceso di tre punti fino a raggiungere il 29% nel 2013, con un valore commerciale di € 9 miliardi
  • Nell’Unione Europea, il tasso è diminuito di due punti al 31% nel 2013, con un valore commerciale di 10 miliardi di Euro.
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