FBI, sempre più difficoltà nel decriptare gli smartphone

Durante un discorso al Senato degli Stati Uniti, il direttore dell’FBI James Comey ha affermato che l’agenzia è riuscita a decriptare solo la metà degli smartphone sequestrati nel 2016. Questo dato conferma che i dispositivi sono sempre più sicuri e difficili da bucare.

Comey ha confermato che i produttori utilizzano protocolli di sicurezza sempre più rigorosi, tanto che l’FBI è riuscita a decriptare solo 3.000 dei 6.000 smartphone sequestrati durante il 2016, sfruttando una serie di strumenti tecnici a disposizione degli esperti. Il direttore dell’agenzia non ha parlato di backdoor  o di altre procedure che i produttori dovrebbero integrare nei propri smartphone per facilitare il lavoro dell’FBI, ma nel suo intervento al Senato ha fatto capire che bisogna trovare una soluzione.

Comey ha anche detto che Apple e gli altri produttori hanno più volte collaborato con l’FBI lì dove era possibile accedere ai dati (ad esempio, se l’utente non aveva impostato alcuna chiave di sicurezza), ma che in tanti altri casi le stesse aziende non potevano accedere a tali informazioni. Il dilemma, già presentatosi massicciamente nel noto caso di San Bernardino, è sempre lo stesso: privacy del singolo utente o sicurezza nazionale? Per ora, a vincere è la privacy degli utenti, ma le cose potrebbero cambiare in futuro anche per volontà del presidente Donald Trump.

In casa Apple, Tim Cook ha più volte ribadito che l’azienda si muove esclusivamente per tutelare al massimo la privacy degli utenti e la sicurezza dei dispositivi.

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