Impronte digitali e smartphone, negli USA una nuova sentenza mette in difficoltà la polizia

La corte federale degli Stati Uniti in Illinois ha stabilito che la polizia non può richiedere l’utilizzo delle impronte digitali di tutti i presenti per sbloccare tutti i dispositivi presenti in un edificio.

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Secondo la corte, anche se prendere le impronte digitali non viola automaticamente le garanzie previste dal Quarto Emendamento, in determinati contesti tale richiesta può rientrare in questa fattispecie di divieto. Nel caso specifico, la polizia aveva chiesto lo sblocco di più smartphone presenti in una proprietà coinvolta in un’indagine per pornografia infantile. Come ha osservato il giudice Weisman: “Nel caso di specie, il governo sta cercando di avere il potere di sequestrare qualsiasi individuo presso i locali soggetti ad indagine, e forzarli a sbloccare i propri smartphone tramite impronta digitale”. 

Il giudice ha osservato che il mandato non comprendeva le specifiche sulle persone che vivevano in quella proprietà, e quindi non era assolutamente lecito richiedere le impronte a tutti coloro che in quel momenti si trovavano lì. Viene anche confermato che l’uso si sitemi come il Touch ID di Apple può costituire una forma di testimonianza protetta dal Quinto Emendamento: con lo sblocco di un telefono, la persona ammette di aver usato almeno una volta quello smartphone, “confessando” di fatto l’esistenza di una connessione tra lei e il contenuto di quel telefono.

Fino ad oggi, la polizia era già riuscita ad ottenere le autorizzazioni per far sbloccare singoli dispositivi, ma in questo caso si parlava di una sorta di “sblocco di gruppo”, considerato illegittimo dalla corte. Interessante anche la nota sul Quinto Emendamento, che potrebbe rendere ancora più difficile per le forze dell’ordine obbligare un utente a sbloccare il dispositivo.

 

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