Apple si oppone al “diritto alla riparazione” introdotto negli USA

Apple invierà presto un’opposizione formale al “Right to Repair”, una nuova norma introdotta da 8 stati degli USA che obbliga i produttori di dispositivi tecnologici a vendere le parti di ricambio originali ai riparatori indipendenti e ai consumatori che le richiederanno, con l’obbligo di condividere anche i manuali diagnostici e un servizio di assistenza.

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La prima opposizione sarà inviata allo stato del Nebraska e verrà discussa il prossimo 9 marzo durante un’udienza pubblica organizzata proprio per discutere di questa norma. Apple sarà affiancata dalla AT&T e da almeno altre due aziende che verrebbero colpite da questa importante novità.

Questa norma è stata creata per evitare che i produttori creino una sorta di monopolio nelle riparazioni aftermarket dei loro dispositivi, anche dopo la fine del periodo di garanzia. Ad esempio, Apple non ha mai autorizzato società indipendenti a riparare gli iPhone, anche se centinaia di aziende lo fanno quotidianamente. Molte di queste società lavorano in una sorta di limbo e spesso sono costrette ad acquistare i pezzi di ricambio nel mercato nero cinese, rischiando anche di utilizzare parti contraffatte. Inoltre, il legislatore ritiene che i negozi non autorizzati (e i singoli utenti privati) utilizzino spesso accessori non ufficiali (si pensi alle batterie al litio…), e questo può provocare seri problemi anche per la sicurezza degli utenti. Con questa norma, i negozi non autorizzati avranno il diritto di acquistare parti di ricambio originali direttamente da Apple.

Per Apple, la sicurezza degli utenti e dei loro dispositivi si garantisce solamente limitando le riparazioni a personale specializzato e debitamente formato da esperti Apple. Senza controllo, Apple non potrebbe più garantire un’assistenza adeguata e di qualità ai propri clienti.

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