Apple Watch + AirPods: la comodità dell’allenamento senza fili – Editoriale

Non ero nuovo agli smartwatch nel 2014 e le AirPods non sono di sicuro le prime cuffie Bluetooth che utilizzo (ne ho cambiate così tante da non ricordare quante ne ho provate!) ma la storia d’amore tra l’orologio e le cuffiette intelligenti dell’azienda di Cupertino è una delle “favole” tecnologiche più belle degli ultimi anni. In questo articolo non vi parlerò di come l’Apple Watch sia diventato il mio “telecomando” preferito per gestire le AirPods o di come queste consentano di switchare l’ascolto tra smartphone e orologio senza pause e abbinamenti; ormai tutto ciò è quasi scontato ed è stato analizzato nelle dovute sedi. In questo articolo voglio invece raccontarvi la mia esperienza di allenamento totally wireless, perché si, può sembrare scontato, ma allenarsi senza alcun filo di mezzo è davvero una piccola rivoluzione, oltre che una grandissima comodità.

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Mentre mi accingevo a scrivere le prime parole del titolo di questo articolo mi è balzata all’occhio una similitudine non da poco: per diversi anni una delle principali categorie sul sito Apple è stata “iTunes + iPod“. Una categoria che sottolineava la stretta connessione tra il prodotto più mainstream di Apple in quel periodo, appunto l’iPod, e iTunes, il software che ha rivoluzionato l’industria musicale. iTunes e iPod sono stati, per anni, degli inseparabili amici per moltissimi atleti: si acquistava un album (o anche una sola canzone) la si trasferiva sull’iPod tramite iTunes e poi si usciva in strada a correre con le cuffiette nelle orecchie, magari dopo aver anche inserito il simpatico sensore Nike sotto il piede (chi se lo ricorda?) per tracciare l’attività fisica.

Bei tempi… andati. Si, perché dell’iPod resta ben poco ormai. Il mercato ha virato con convinzione sugli smartphone, dispositivi che oltre ad essere telefoni intelligenti sono anche degli ottimi riproduttori musicali. Quello che era una volta l’iPod, insomma, ma anche con qualche funzioncina di più. Ma non perdiamo il filo del discorso: perché “Apple Watch + AirPods” mi è sembrato così simile ad “iTunes + iPod”? Beh, oltre ad esserci due prodotti Apple separati da un “+” in entrambi i casi, il motivo è molto semplice: anche io, come molti di voi, sono un atleta. Dopo una carriera agonistica giovanile e qualche anno passato a praticare gli sport più disparati, da un po’ di tempo ho iniziato ad osservare una sana routine di allenamento, fatta di tanta palestra, corsa e alimentazione corretta (anche se ogni tanto sgarro, shhhhh!). Già da diversi anni utilizzavo, durante gli allenamenti, un indossabile (smartband o smartwatch) con relative funzioni di monitoraggio dell’attività e delle cuffiette Bluetooth, da sempre reputate più pratiche durante l’attività fisica. Quindi il salto in avanti (Apple Watch + AirPods) lo ho avvertito ma di sicuro meno rispetto a a chi è nuovo agli indossabili e alle cuffie Bluetooth. Tuttavia, qualcosa di profondo è cambiato nella mia routine da circa un anno e mezzo ad oggi.

Il primo nuovo ingresso è stato Apple Watch: un prodotto che è difficile giudicare senza averlo prima provato concretamente. Sono il primo a chiedere scusa all’orologio di Apple per averlo giudicato negativamente e frettolosamente prima ancora di averlo indossato. Mi frenava soprattutto il prezzo, lo ammetto, ma anche il software non mi convinceva, mi sembrava confusionario e poco comodo. Poi l’ho acquistato, un po’ per gioco e solo per provarlo, con in mente l’idea di restituirlo non appena avessi terminato le mie attività editoriali. Effettivamente me ne sono disfatto, come sapete, ma solo per fare un upgrade al modello che in principio mi aveva catturato di più: il 42mm in acciaio con maglia milanese. A questo punto l’amore era già sbocciato: dopo qualche giorno di utilizzo ho subito capito che l’Apple Watch poteva concretamente tornarmi utile; non solo come notificatore (avevo un Pebble che mi faceva le stesse cose, ma con Apple Watch potevo anche rispondere ad alcune notifiche) ma anche come motivatore e compagno durante l’attività fisica. Inizialmente avevo sottovalutato questo secondo aspetto di Apple Watch, ma con il tempo completare gli anelli dell’app Attività è diventata una droga, una droga che mi ha fatto bene e continua a farmi bene.

No, non sto dicendo che ho avuto bisogno di Apple Watch per iniziare ad essere più attivo (ma so di persone per cui è stato così) ma per me lo smartwatch di Apple si è dimostrato in grado di spronarmi a fare sempre meglio ed effettivamente, seppur partissi già da una buona base di allenamento, negli ultimi mesi ho perso 10 kg ed incrementato la massa muscolare. L’ho fatto io, sia chiaro, non l’orologio che ho sul polso, ma lui ha sicuramente contribuito a spingermi verso questa direzione e contemporaneamente, grazie a MyFitnessPal (applicazione per iOS e watchOS che consiglio veramente a tutti) che ogni giorno mi accompagna anche sull’orologio, sono riuscito a gestire autonomamente la dieta e a trarre vantaggi da un’alimentazione più sana e bilanciata. Quindi questo è il mio punto di vista, sicuramente già noto, su Apple Watch.

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A settembre 2016, però, Apple ha presentato qualcosa di nuovo: le AirPods. Cuffie senza fili che abbiamo recentemente recensito e che ci hanno davvero sorpreso in positivo; parere, tra l’altro, condiviso praticamente con tutti gli altri recensori del settore e anche con gli utenti che hanno già tra le mano – o meglio, nelle orecchie – le nuove cuffiette Apple completamente senza fili. Oltre a provarle con iPhone, dispositivo su cui le utilizzo più spesso, le AirPods sono diventate ben presto amiche del mio Apple Watch. In palestra, infatti, avevo già l’abitudine di lasciare l’iPhone nella cassettina di sicurezza e affidarmi esclusivamente all’orologio per tutto ciò che mi serve durante l’allenamento: musica e tracciamento dell’attività, stop. No, non messaggio su WhatsApp e non consulto Facebook mentre mi alleno. Sono sempre riuscito a distinguere lo sport dalla tecnologia: se c’è uno, non c’è l’altra e viceversa. Quindi Apple Watch con le sue funzionalità davvero mi basta e mi avanza mentre mi alleno. Prima delle AirPods, come vi dicevo, indossavo delle comunissime (e cinesissime) cuffiette Bluetooth in grado di regalare una discreta qualità audio e un’ottima autonomia. Uno dei problemi più fastidiosi che riscontravo con queste cuffiette era il filo che le univa e che scorreva dietro la nuca: mi rimbalzava sul collo mentre correvo e la cosa mi dava profondamente fastidio. Se ci penso oggi, mi da ancora più fastidio: che senso ha realizzare delle cuffie “senza fili” se poi un filo di mezzo c’è comunque? Tra l’altro quel filo era spesso responsabile di uno sbilanciamento delle cuffie verso una delle due orecchie, dato che solo su un lato era presente un telecomandino in-line per gestire la riproduzione musicale. Il risultato era che spesso l’auricolare che ospitava sul suo lato il telecomandino finiva per cadermi durante la corsa. Oltre questo, già soltanto girare la testa bruscamente poteva portare una delle cuffiette ad abbandonare la sua sede, e in palestra o mentre si corre i movimenti bruschi sono piuttosto probabili.

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Ora non so che fine abbiano fatto queste cuffie, perché, arrivate le nuove cuffiette di Apple, sono state ovviamente messe da parte ed escludo categoricamente di allenarmi in futuro senza AirPods. Quando si giudica un prodotto serve testarlo e testarlo a lungo; serve testarlo soprattutto nell’uso quotidiano, forse anche rinunciando a quell’aspetto tecnico-critico che un giornalista deve osservare nel momento in cui si appresta a consigliare o meno l’acquisto di un certo prodotto con determinate funzioni e ad un determinato prezzo. Perché alla fine questi sono prodotti molto personali e più che le mere specifiche ci interessa come ci aiutano a migliorare alcuni aspetti, anche banali, della nostra vita. Le AirPods le porto sempre con me ora, che mi alleni o no. L’astuccio è sufficientemente compatto e leggero da non rappresentare un problema nelle mie tasche. La mia routine è cambiata, insomma, e per il meglio. In palestra, poi, sono fenomenali: corsa, esercizi a corpo libero, pesi. Nulla e dico nulla le ha mai messe in difficoltà. Sono sempre ben salde nelle orecchie e restituiscono un audio di gran lunga superiore a tutte le altre cuffiette Bluetooth che ho provato in precedenza. I controlli, come dicevo, non sono un problema: AirPods ed Apple Watch mi hanno in realtà risolto un dilemma, ossia quello di controllare la riproduzione dalle cuffie o dall’orologio; spesso, tra l’altro, dovevo regolare il volume su entrambi i dispositivi, perché magari nell’ultima sessione di allenamento avevo abbassato il volume dalle cuffie e quindi, anche alzandolo dal Watch, questo raggiungeva effettivamente il massimo sull’orologio pur essendoci un collo di bottiglia lato cuffie. In questo caso ho invece un’unica soluzione (cosa che preferisco) e qualora avverta la semplice necessità di ascoltare per un secondo una persona che mi sta dicendo qualcosa mi basta togliere una cuffietta e potrò farlo; la riproduzione andrà in pausa da sola per poi ripartire non appena inserirò nuovamente la cuffietta. Fantastico davvero. A questo si aggiunge la comodità più importante di Apple Watch + AirPods, ossia il fatto di non dovermi minimamente preoccupare dei cavi che mi attraversano (dalla tasca al petto e dal petto alle orecchie). Lo sottolineo nuovamente: in palestra o mentre si corre questo è un grandissimo vantaggio.

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Ancora oggi vedo gente in palestra con smartphone o lettori MP3 a cui vengono connesse improbabili cuffie over ear rigorosamente cablate (no, ma seriamente… le over ear per allenarvi? E chi siete, The Rock?!) o cuffiette in ear nella migliore delle ipotesi. Ci sono poi i supporter delle cuffie Bluetooth, ma anche questi hanno quasi sempre uno smartphone in tasca. Il risultato è che gli smartphone spesso scivolano fuori dalle tasche mentre ci si allena e i limiti delle cuffie Bluetooth “standard” o addirittura di quelle cablate sono gli stessi esposti in precedenza. Apple Watch e AirPods mi fanno sentire un po’ fuori dallo spazio-tempo della mia palestra, lo ammetto. Mi sento un po’ nel futuro e non nascondo che ogni tanto la gente mi guardi strano, ma essendoci già passato con il primo iPhone (nel 2008 andavo ancora al liceo ed erano frequenti gli sfottò sul fatto che iPhone non mandasse MMS e non potesse scambiare file con il Bluetooth… ve le ricordate ste due cose?) la cosa non mi disturba più di tanto. Anzi, mi fa rendere conto di quanta tecnologia ci sia dietro questi due prodotti: una tecnologia fatta di user experience e non di specifiche, esattamente come Apple ci aveva abituato negli ultimi (ma non negli ultimissimi) anni della sua vita.

Non tornerò mai indietro all’ingombro dei cavi: correvo con cuffie cablate e smartphone sul braccio fino a qualche anno fa e tutto era tranne che un’esperienza pratica. Adesso con AirPods ed Apple Watch non ho nulla di aggressivamente aggiuntivo su di me: non devo indossare una fascia da braccio, non devo mettermi l’iPhone 7 Plus in quella fascia da braccio, e non ho cavi che ostacolino i movimenti. La differenza è davvero notevole. Certo, tutto ciò ha un prezzo, ed è giusto così se vogliamo. Se da una parte, però, l’Apple Watch Sport è diventato un prodotto relativamente accessibile – anche in base alle caratteristiche uniche del software, inarrivabili ancora per gli smartwatch concorrenti – le AirPods sono un prodotto nuovo, difficile da reperire, e ancora costoso. Continuerò a sperare in un futuro in cui le AirPods arriveranno nelle confezioni di tutti gli iPhone e sarà li che la rivoluzione sarà completa. Ci saremo tutti dimenticati di quanto fossero scomodi i cavi durante l’allenamento e magari non ci penseremo due volte prima di regalarci un Apple Watch con cui chiudere il cerchio. Ma per il momento chi ha già la fortuna di possedere questi due prodotti potrà continuare ad allenarsi in questo spazio-tempo futuristico e a godersi gli altrui sguardi incuriositi, nonché a beneficiare dell’allenamento totalmente senza fili.

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