Apple risponde alle accuse di Spotify

Ieri, Spotify aveva accusato Apple di bloccare senza motivo un importante update dell’applicazione e di perpetrare un comportamento anti-concorrenziale, non offrendo ai competitori le stesse condizioni di abbonamento attivabili in Apple Music. L’azienda di Cupertino non rimane in silenzio e, per mezzo di uno dei suoi legali, risponde a Spotify.

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Bruce Sewell, responsabile capo del team di legali Apple, ha diramato una risposta di ben tre pagine alle accuse di Spotify. Il succo del discorso è chiaro:

Non c’è alcun dubbio che Spotify abbia tratto enormi benefici dal suo ingresso su App Store. Dal 2009, e cioè da quando l’app è disponibile sullo store, Apple ha fornito oltre 160 milioni di download a Spotify, con conseguenti centinaia di milioni di dollari di ricavi incrementali per Spotify. Ecco perchè troviamo preoccupante che questa azienda ci chieda delle deroghe per le regole che si applicano a tutti gli sviluppatori, pubblicando voci e mezze verità sul nostro servizio. Le nostre linee guida sono di aiuto alla competizione, non un male. Apple non si è mai fatta influenzare e non può trattare diversamente Spotify da altri servizi simili come Amazon Music, Google Play Music, Pandora o Tidal, tutti disponibili su App Store.

La lettera prosegue con le indicazioni sulle novità che saranno presto disponibili per gli editori, con quote che passeranno da 70/30 a 85/15 a favore degli sviluppatori, quando nelle app vengono sottoscritti abbonamenti di almeno un anno.

Per quanto riguarda il rifiuto dell’ultimo aggiornamento, il legale di Apple spiega:

Poco dopo che Spotify ha presentato la sua app il 26 maggio, il nostro team ha individuato una serie di problemi, come ad esempio l’assenza della funzione di acquisto in-app degli abbonamenti, rimossa completamente da Spotify. Questa mossa era finalizzata chiaramente ad aggirare le regole di acquisto in-app di Apple: non solo Spotify voleva evitare di pagare Apple per le quote previste, ma voleva inviare e-mail ai suoi clienti per invitarli ad iscriversi al servizio tramite sito e non tramite app. Anche questa è una chiara violazione dei termini che tutti gli sviluppatori accettano per poter entrare nell’App Store.

Il problema è tutto qui. Con questo aggiornamento, alla prima apertura l’utente avrebbe ricevuto un’e-mail con questo invito ad abbonarsi tramite sito web, visto che nell’app non era più possibile farlo. Abbiamo spiegato questi motivi a Spotify, visto che si tratta di chiare violazioni al nostro regolamento. Il 10 giugno, Spotify ha presentato un’ulteriore versione dell’app che chiedeva ai nostri clienti di fornire un indirizzo e-mail a cui inviare quell’avviso. Per questo, l’app è stata nuovamente respinta: vuole eludere le norme degli acquisti in-app.

Saremo felici di approvare un loro update quando sarà conforme ai nostri regolamenti. Tra l’altro, anche l’attuale versione non è proprio in linea con tali regole e speriamo che Spotify corra presto ai ripari.

Insomma, Apple ha fornito la sua versione dei fatti. Ora la situazione sembra un po’ più chiara. Cosa ne pensate?

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