HIllary Clinton, Nancy Pelosi e Elizabet Warren si scagliano contro Apple!

In un solo giorno, Apple e Tim Cook sono stati colpiti più o meno duramente da importanti critiche provenienti da personalità politiche USA molto influenti come HIllary Clinton, Nancy Pelosi e Elizabet Warren.

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La candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti Hillary Clinton ha affrontato il discorso sicurezza e privacy, che di fatto tocca direttamente Apple soprattutto dopo i fatti di San Bernardino. In particolare, la Clinton ha parlato di “back door” e di altri sistemi per sbloccare gli smartphone protetti da password.

La Clinton ha presentato in questi giorni la sua idea di piattaforma tecnologica, discutendo inevitabilmente anche di crittografia. La candidata democratica si è rifiutata di dover scegliere tra interessi della privacy e sicurezza degli americani, ma ha ribadito che bisogna creare una commissione che regolamenti la sicurezza digitale e la crittografia. Un po’ come paventato da Apple, anche la Clinton è incline a discutere in parlamento di questa importante materia, anche se ha ribadito che la priorità resta sempre la sicurezza nazionale. Insomma, la Clinton ha posizioni più morbide rispetto a Donald Trump, ma il rischio è che anche con lei la bilancia pesi a favore della sicurezza, con buona pace di Apple.

Un’altra democratica, la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, ha criticato Apple per la posizione monopolista che sta acquisendo nel mondo della musica grazie ad Apple Music. Secondo la senatrice, Apple, Amazon e Google stanno facendo di tutto per bloccare la concorrenza in più settori, compreso quello della musica.

Riferendosi ad Apple, la Warren ha accusato l’azienda di porre condizioni ai concorrenti che rendono più difficile per loro offrire i propri servizi su iOS, in particolare per quanto riguarda la musica streaming. Questo implica un comportamento anti-concorrenziale, visto che tutti dovrebbero avere pari opportunità di ingresso in una piattaforma così importante come iOS. Questa posizione era stata già portata avanti tempo fa da Spotify (il più importante concorrente di Apple Music), visto che più volte i vari rappresentanti dell’azienda avevano fatto presente che era molto più complesso per loro poter competere su iOS a quelle condizioni. Ad esempio, se vuoi sottoscrivere un abbonamento tramite l’app su Spotify, Apple si trattiene il 30% del ricavato, quindi Spotify stessa deve aumentare il prezzo per rientrare dalle spese. L’alternativa è offrire un link che porti al di fuori dell’app, rendendo il processo di registrazione molto più lungo e complicato.

La Warren ha poi criticato Amazon per gli stessi motivi, ma legati al mondo degli ebook, e Google, questa molta per la sua posizione dominante nei motori di ricerca: “Google, Apple e Amazon hanno creato delle tecnologie importanti e dirompenti che hanno cambiato il mondo, e meritano quindi di guadagnarci e di avere successo. Ma l’opportunità di competere deve rimanere aperta per i nuovi operatori e per i concorrenti più piccoli che vogliono avere anche loro la possibilità di poter cambiare di nuovo il mondo”. 

L’ultima critica proviene dalla sempre democratica Nancy Pelosi, una delle più importanti politiche americane, nonché speaker della Camera dei Rappresentanti dal 2007 al 2011. La Pelosi ritiene che Tim Cook non ne capisca di politica e che è stato consigliato in modo sbagliato per quanto riguarda la gestione dei finanziamenti ai candidati democratici e repubblicani. Apple si è infatti inizialmente rifiutata di dare sostegno a Donald Trump e, di riflesso, ha preferito tenersi in disparte anche nei confronti dei democratici per non fare differenze tra le due fazioni. Solitamente, infatti, le multinazionali USA sono solite aiutare con finanziamenti e altri tipi di consulenze sia i candidati democratici che quelli repubblicani, senza troppe distinzioni. Le parole di fuoco pronunciate da Trump contro Apple avevano inizialmente convinto l’azienda a non dare alcun sostegno per quanto riguarda la prossima conferenza dei repubblicani, con una decisione che non era mai stata presa in passato. Negli ultimi giorni, però, Apple ha cambiato idea e confermerà le donazioni nei confronti sia dei democratici che dei repubblicani.

Secondo la Pelosi, si è trattato di un grave errore: “Ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole. Ma se qualcuno dice ‘non ci piace quello che dice Trump, ma doneremo comunque fondi al suo partito, o è ingenuo o pensa che noi siamo ingenui”.

La posizione di Apple, come quella di tante aziende USA, non è però facile: negli Stati Uniti la “giostra” politica funziona in questo modo e, a meno che tu non sia schierato apertamente, è molto difficile rifiutare donazioni ad uno o all’altro partito. Anche perchè ci potrebbero poi essere ripercussioni economiche nel caso quel candidato “rifiutato” vinca le elezioni.

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