L’Agcom vuol far pagare a Whatsapp (e alle app di chat) l’uso della rete telefonica! [NOTIZIA SMENTITA]

Whatsapp, Facebook Messenger, Telegram e tutte le altre app di messaggistica che utilizziamo ogni giorno sui nostri smartphone potrebbero presto essere obbligate a pagare dazio in Italia, visto che l’Agcom ha chiesto formalmente che questi servizi paghino l’uso della rete telefonica. Se questa proposta andrà in porto, il rischio è che i vari servizi di messaggistica oggi gratuiti faranno pagare un abbonamento agli utenti italiani. AGGIORNAMENTO: l’Agcom ha smentito la notizia.

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AGGIORNAMENTO: Rispetto alla notizia di ieri riportata da Repubblica e ripresa da iPhoneItalia, l’Agcom smentisce ogni forma di pressione per far pagare un “dazio” a WhatsApp e app simili: “L’indagine non impone, né avrebbe potuto imporre data la natura conoscitiva della medesima, alcuna misura specifica in capo agli operatori OTT, come erroneamente anticipato da alcuni organi di stampa, tantomeno oneri economici in capo a soggetti attualmente estranei all’attività regolamentare dell’Agcom. L’indagine rappresenta un utile strumento di approfondimento e quindi una riflessione aperta su un tema attualmente al centro del dibattito europeo. I fornitori di servizi di messaggistica istantanea non sono stati autorizzati ad attingere al credito telefonico degli italiani. L’indagine conoscitiva  ha analizzato la domanda e l’offerta dei nuovi servizi e l’uniformità di condizioni del mercato per tutti gli operatori. Tra le misure ipotizzate per risolvere le eventuali criticità esistenti negli accordi d’interconnessione tra operatori di rete e fornitori di servizi di messaggistica istantanea, come Whatsapp Telegram e altri, vi è quella che questi ultimi remunerino l’utilizzo delle infrastrutture. Il fine è quello di promuovere gli investimenti sostenuti dagli operatori di rete che sostengono l’ingente quantità di traffico dati che i servizi a valore aggiunto generano”.

“E’ un’ipotesi – conclude Preto – riguardante gli accordi d’interconnessione tra OTT e TLC … Ciò non implica costi diretti per l’utente e la possibilità per i fornitori di servizi di messaggistica istantanea di poter attingere al credito telefonico”.

Come riporta Repubblica, nell’indagine chiamata “Servizi di comunicazione elettronica” del relatore Antonio Preto, l’Agcom rileva che le applicazioni di messaggistica per smartphone dovrebbero pagare un vero e proprio pedaggio per l’uso dei beni altrui. In pratica, gli sviluppatori di queste app si troverebbero costretti a negoziare con le società di tlc per l’utilizzo delle reti telefoniche. Questo pedaggio, sempre secondo l’Agcom, dovrebbe essere “equo, proporzionato e non discriminatorio“, per evitare che le app terminino i loro servizi in Italia a causa di prezzi troppo alti.

Per compensare questo pagamento, il Garante vuole permettere alle app di accedere al borsellino del cliente, in cambio di nuovi servizi a valore aggiunte. In pratica, le app potranno avere accesso diretto al credito telefonico degli italiani e ad altre informazioni che, in parte, rientrano nel loro modello di business fondato principalmente proprio sulla profilazione degli utenti. Inoltre, il Garante fa presente che queste app non sono sottoposte alla nostra legge sulla privacy e che quindi dovrebbero presto dotarsi di una sorta di “titolo abilitativo” nel nostro paese. Detto in poche parole: devono rispettare la legislazione italiana in termini di privacy. Per finire, tutte le app di messaggistica dovrebbero aprire un call center in italiano per rispondere alle richieste e alle proteste degli utenti, e rendere possibile la chiamata gratuita ai numeri di emergenza.

Sarà la fine di WhatsApp e simili qui in Italia?

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