L’FBI conferma che gli iPhone più recenti sono invulnerabili dall’hack utilizzato sull’iPhone 5c del caso San Bernardino

Pochi giorni fa, l’FBI ha comunicato a tutte le forze di polizia degli Stati Uniti che i propri funzionari sono a disposizione per offrire assistenza nello sbloccare altri iPhone appartenenti agli indagati delle varie indagini, dopo aver sbloccato l’ormai noto iPhone 5c del terrorista di San Bernardino. La stessa FBI fa però sapere che l’hack non funziona su tutti gli iPhone…

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In pratica, l’FBI ha ammesso ufficialmente che il sistema utilizzato dalla Cellebrite per sbloccare l’iPhone 5c del terrorista di San Bernardino non può essere replicato su tutti gli smartphone Apple. In particolare, il direttore James Comey fa sapere che lo strumento funziona solo su un numero ristretto di dispositivi e non può essere applicato su iPhone 5s e successivi. L’FBI non ha rilasciato i dettagli tecnici, ma è probabile che la procedure della Cellebrite funzioni solo sui dispositivi a 32bit, e non si tratta quindi di un limite software, visto che l’iPhone 5c in questione monta iOS 9.

Questo significa che Apple può stare più tranquilla, visto che di fatto la falla utilizzata dalla Cellebrite è stata già “chiusa” con gli ultimi dispostivi.

Intanto, la Casa Bianca fa sapere che non sosterrà la legge che potrebbe obbligare le aziende tecnologie ad aiutare a sbloccare gli iPhone cifrati con qualsiasi metodo possibile. Questa legge è stata proposta da una commissione del Senato degli Stati Uniti ed è stata appoggiata da diversi politici. La Casa Bianca, però, non appoggerà questa proposta, considerata troppo vincolante per le aziende che operano negli Stati Uniti.

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