7 notizie per 7 giorni: nuovo appuntamento con la rubrica hi-tech di iPhoneItalia – Appuntamento 27/10

Chi possiede un iPhone è, nella maggior parte dei casi, anche un appassionato di tecnologia, come lo siamo noi di iPhoneItalia. Proprio per questo abbiamo deciso di creare una nuova rubrica, denominata “7 notizie per 7 giorni”, nella quale verranno riassunte le 7 notizie di tecnologia più interessanti e curiose della settimana, ma non riguardanti propriamente il mondo iPhone. Un modo per discutere insieme di tecnologia e non far mancare nulla ai nostri lettori! Eccoci arrivati ad un nuovo appuntamento.

Le peggiori postazioni PC che abbiate mai visto

Il PC può anche stregarci, tanto da non farci accorgere di quello che ci troviamo attorno dopo giorni e giorni di utilizzo continuo del terminale? Nella maggior parte dei casi la risposta è negativa, ma c’è qualcuno che sembra non badare all’immondizia che si è creata nella propria stanza! Se ne volete vedere altre, cliccate qui. 

Volvo e l’auto che si guida da sola

Tra pochi anni saranno disponibile le prime Volvo in grado di guidare da sole anche nelle strade più trafficate. Con questa nuova tecnologia, il guidatore potrà tranquillamente rilassarsi e leggersi un giornale, mentre l’auto fa tutto il resto. Il sistema, chiamato Adaptive Cruise Control, utilizza diverse telecamere e sensori per monitorare e seguire le auto che si trovano di fronte, comportandosi di conseguenza. Il sistema funziona solo fino ad una velocità di 50 mk/h, dato che è pensato principalmente per l’uso in città e negli ingorghi.

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Magic Finder, e ogni superficie diventa touch

Magic Finder è un nuovo dispositivo, sviluppato dalle Università di Toronto e Alberta, che si collega alle dita ed è in grado di percepire i movimenti dell’utente grazie ad un’aposita videocamera. Con questo sistema sarà quindi possibile trasformare qualsiasi superficie in un dispositivo touch collegato a determinate periferiche, per, ad esempio, disegnare, scrivere o effettuare altri compiti.

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Arriva anche in Italia il Supermercato Virtuale in metropolitana

Dopo i casi di Tesco in Inghilterra, Carrefour in Francia e Sorli Discau in Spagna, KlikkaPromo.it porta il primo “scaffale virtuale” nella metropolitana di Milano. Klikkapromo.it ha ideato un supermercato virtuale all’interno delle principali fermate della metropolitana milanese. In concomitanza del lancio del proprio nuovo sito – che consente di individuare il supermercato più conveniente in zona compilando la propria lista della spesa con le migliori offerte in corso – Klikkapromo.it ha deciso di proporre per la prima volta in Italia un’iniziativa che sicuramente aiuterà le famiglie milanesi a risparmiare anche tempo,  sulla scia di case history straniere di grande successo, come quelle delle catene di supermercati Tesco in Inghilterra, Home Plus in Corea, Sorli Discau in Spagna e Carrefour in Francia. Nel percorso casa-lavoro ci si ricorda di avere finito il latte o il detersivo? Grazie allo scaffale virtuale – rappresentato da poster pubblicitari di varie dimensioni che tappezzeranno banchine e mezzanini delle più importanti fermate delle metropolitane milanesi – sarà possibile scoprire il supermercato in zona con l’offerta migliore, semplicemente estraendo dalla tasca lo smartphone e scansionando il QR Code presente sul poster. Il servizio è abilitato per tutti i modelli di smartphone, ormai nelle mani di 5 milanesi su 10. Inoltre, gli utenti potranno compilare una lista della spesa completa con tutti i prodotti presenti sullo scaffale virtuale – 20 prodotti quasi sempre presenti per il carrello della spesa degli italiani, dalla pasta alla mozzarella, tutti di grandi marche – e scoprire dove tagliare fino al 50% il costo della spesa al supermercato: un aiuto concreto soprattutto nell’attuale periodo di crisi. Centrale FS, San Babila, Loreto e da dicembre Duomo, sono solo alcune delle fermate in cui saranno disponibili gli scaffali virtuali di Klikkapromo.it.

Disponibile la GoPro Hero 3

A pochi giorni dal lancio negli Stati Uniti della nuova action camera GoPro Hero 3, ecco già arrivare in Italia in anteprima su Gocamera.it il primo modello, la nuova GoPro Hero 3 Silver Edition. La GoPro HERO3 Silver Edition, distribuita in Italia da Athena Evolution, vanta le stesse specifiche della tanto famosa HD HERO2, modello che va a sostituire nella linea GoProHero, ma con aggiunta di caratteristiche tanto attese quanto uniche per una camera indossabile: il Wi-Fi integrato, il 30% di riduzione nelle dimensioni e il 25% di peso in meno, lente piatta per riprese subaquee. HERO3 Silver Edition è in grado di catturare video a 1080p 30fps e 720p 60fps e anche scattare foto da 11 megapixel con una velocità di 10 foto al secondo, persino sott’acqua grazie al case impermeabile fino a 60m e alla nuova lente piatta di cui è dotata.

La HERO3 Silver Edition, è il primo modello della gamma a disporre di un sistema Wi-Fi integrato compatibile sia con il Wi-Fi Remote (non incluso) sia con la GoPro App. Il Wi-Fi Remote è il comando a distanza impermeabile in grado di gestire contemporaneamente fino a 50 videocamere GoPro provviste di sistema Wi-Fi, da una distanza massima di 180m. La HERO3 Silver Edition può essere, inoltre, controllata completamente da smartphone e tablet (iOS e Android) tramite la GoPro App che permette anche l’anteprima in streaming delle riprese direttamente sul vostro smartphone o tablet. HERO3 Silver Edition risulta compatibile con tutti gli accessori di montaggio GoPro e con i BacPac delle precedenti generazioni, mentre le dimensioni ridotte ovviamente non permettono la compatibilità con i precedenti case. Nella HERO3 Silver Edition, la ridotta distorsione della lente si combina con la possibilità, da parte dell’utente, di poter scegliere tra i vari grandangoli Ultra-wide, Medium e Narrow nella risoluzione massima 1080p; offrendo così maggiori prospettive di inquadratura rispetto alla HERO3 White Edition. Il nuovo Case Stagno con lente piatta garantisce una nitidezza di immagine davvero sensazionale sia sopra che sotto l’acqua.

La HERO3 Silver Edition scatta foto con una risoluzione di 11 megapixel ad una velocità di scatto massima di 10 fotogrammi al secondo. La modalità Time-lapse consente di acquisire automaticamente foto con intervalli di tempo da 0.5, 2, 5, 10, 30 e 60 secondi. Per quel che riguarda i video HD , HERO3 Silver Edition, promette riprese di qualità professionale con risoluzioni a 1080p-30fps, 720p-60fps, 960p e WVGA-48-12o. HERO3 Silver Edition è già disponibile al prezzo di euro 349,00 Iva inclusa, mentre tutti i nuovi modelli GoPro Hero 3 e i relativi accessori lo saranno presto.

MtB Survey 2012: 11% startup va all’estero, +20% rispetto al 2011

Elevati tassi di mortalità, processi di “pivoting” e costituzione dell’azienda in fase avanzata fanno sì che sia sempre difficile censire l’universo delle startup italiane. Sono circa un migliaio le richieste di finanziamento che si stima arrivino ogni anno al VC Hub, il gruppo informale che raccoglie i principali investitori italiani e tra 4 e 8 mila unità il loro volume attuale in Italia. Un mondo non ancora molto grande ma di certo in rapida ascesa. La seconda edizione della Survey “Startups in Italy: Facts and Trends” realizzata dalla fondazione Mind the Bridge con il supporto scientifico del CrESIT dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese e presentata oggi da Alberto Onetti (Chairman Mind the Bridge) in occasione del Venture Camp, ha cercato anche quest’anno di tracciare il profilo delle realtà innovative presenti nel nostro paese partendo dall’analisi di quelle che hanno partecipato alla Seed Quest 2012 (166 aziende e 369 imprenditori) cogliendone i tratti fondamentali ed evidenziando criticità e tendenze.

La Mind the Bridge Survey considera come startup:

  • imprese appena costituite o progetti di impresa;
  • operanti in ambiti innovativi;- con intensi piani di crescita;
  • che necessitano di apporti di capitale nelle fasi iniziali.

Le startup vengono spesso formalmente costituite solo dopo che la business idea è stata validata e, in alcuni casi, una volta trovati i capitali necessari alla sua realizzazione. Questo spiega come mai ben il 59% della popolazione indagata sia rappresentato da progetti di impresa (“wannabe startup”) che non sono ancora stati “strutturati”. Le imprese già costituite in forma societaria, giovanissime, con un’età media di 1-2 anni, rappresentano invece il 36%. Il 5% infine è composto da corporate spinoff, ossia nuovi progetti avviati da aziende già esistenti con finalità di supportare (attraverso la costituzione di una nuova entità, lo spinoff per l’appunto) processi di diversificazione e innovazione della propria attività.

Il 49% è attivo in ambito web, il 21% in Information and Communication Technologies (ICT) mentre solo un 4,8% si concentra su consumer product e un 3,6% circa su Electronics&machinery. Meno prevalente risulta il ruolo delle imprese operanti nelle clean technologies (1,2%) e quelle attive in ambito biotech/life sciences (0,6%). Il rimanente 19% opera in altri ambiti, specialmente di servizio. I dati confermano ancora una volta l’esistenza di una relazione inversa tra la numerosità delle imprese in un settore e il livello degli investimenti richiesti per avviare un progetto. In ambito web o software sono infatti richiesti investimenti minimi in fase di startup, al contrario di quanto avviene per lo sviluppo di tecnologie in campo biomedicale e biotecnologico o di dispositivi ed hardware. La maggior parte, anche quest’anno, è localizzata al Nord Italia (52%) – con Roma e Milano a fare da poli catalizzatori – mentre il Centro contribuisce per il 21%, e il Sud &Isole per il 15%, in netta crescita tuttavia, quest’ultime, del +50% rispetto allo scorso anno. Lombardia (2%) e Lazio (18%) si confermano anche quest’anno come le regioni a maggiore densità di startup, immediatamente seguite da Emilia Romagna e Veneto (9%).

È importante inoltre sottolineare come una percentuale importante di startup italiane (11%) abbia deciso di incorporarsi all’estero. Questo dato (in crescita negli ultimi anni, +20% rispetto allo scorso anno) può essere letto come un segnale della sempre minore competitività del nostro paese nell’attrazione degli investimenti e nello specifico delle nuove imprese. Difatti le startup, soprattutto nelle fasi iniziali, sono imprese dotate di una altissima mobilità, almeno a livello potenziale, dal momento che non hanno vincoli operativi (personale, impianti, …) che le legano ad un posto specifico. Quindi disporre di un contesto normativo favorevole alla loro costituzione e crescita (quello che nei paesi anglossassoni è definito “corporate haven”) è strategico se si vuole, se non per attrarre insediamenti dall’estero, almeno per attenuare la fuoriuscita delle nostre realtà aziendali più promettenti. Tra i paesi che mostrano una maggiore capacità di attrazione delle nostre startup si segnalano infatti Stati Uniti e Regno Unito. Ed è proprio dagli USA che è arrivata in questi giorni la notizia di un importante closing di finanziamento da 15 milioni di dollari per un’azienda software con sede nel Connecticut e sviluppo tecnologico totalmente insediato a Latina: Decisyon, fondata dall’italiano Franco Petrucci. Certamente la scelta di localizzare all’estero può anche essere dettata da specifiche strategie aziendali, quali la ricerca di competenze specifiche o di personale specializzate, di mercati in grado di sostenere lo sviluppo delle startup e di fundraising. In entrambi i casi, gli Stati Uniti, per le dimensioni del loro mercato interno e per il grado di sviluppo della industria del venture capital, rappresentano una meta decisamente interessante per un’azienda con piani di sviluppo ambiziosi.

Ma quali sono i fattori in grado di influenzare la localizzazione di una startup? Al primo posto il network di contatti (69%), seguito dalla possibilità di accedere a risorse umane altamente specializzate (ingegneri, programmatori, manager, etc.) e la prossimità ai centri di ricerca (40%), per loro stessa natura bacino da cui poter attingere a competenze e personale altamente qualificati (57%). Il fatto che l’accesso al capitale (43%) si collochi solo al quinto posto evidenzia come per l’avvio e lo sviluppo d’impresa relazioni e competenze giochino un ruolo fondamentale; anzi i modelli imprenditoriali stessi si basano sul network. Non a caso conoscenze, talento e network sono spesso indicati come fattori fondamentali alla base di un ecosistema imprenditoriale di successo.

Cosa ispira un imprenditore tanto da voler mettere in piedi una startup?
La ricerca nel 67% dei casi, con un impatto maggiore per la ricerca applicata (27%) rispetto a quella di base (7,3%). Dato che conferma indirettamente la difficoltà e il ritardo che il sistema universitario italiano possiede nei riguardi del technology transfer. Altro luogo importante nella genesi della business idea è il posto di lavoro (50%). Le startup sono costruite intorno a un gruppo in media di 2-3 soci di un’età compresa tra i 26 e i 35 anni con in media 4-5 dipendenti. Non si tratta di “one man band” ma di gruppi imprenditoriali che aggregano competenze differenti e generano un contributo in termini di occupazione (non elevatissimo ma importante in prospettiva). Il 72% delle startup con un unico founder si trova ancora allo stadio progettuale (“wannabe company”). Il 39% ha dichiarato di aver conosciuto i soci sul posto di lavoro, il 32% in base a rapporti di amicizia preesistenti e il 26% in ambito universitario. Il 77% degli intervistati attiene agli “user entrepreneurs” ossia soggetti che dichiarano di aver avviato una impresa per risolvere un problema che avevano vissuto in prima persona (un prodotto/servizio insoddisfacente, un bisogno insoddisfatto). Molto diffusa tra i fattori motivazionali (68%) anche la volontà di migliorare un mercato esistente o presidiare una fetta di mercato vuota. Per il 53% vince invece la volontà di auto-determinazione (essere il “boss” di se stessi) e auto-realizzazione (51%). Il 52% circa degli imprenditori ha una laurea di primo livello, il 42% circa ha conseguito anche un master degree), il 10% ha un PhD o un MBA. Di questi l’87% ha studiato in Italia, mente il restante 13% all’estero. Circa l’80% degli startupper ha avuto un’esperienza da lavoratore dipendente, in media pari a 8/9 anni e ben il 25% non è alla sua prima startup, dato che conferma anche in Italia il fenomeno dell’imprenditorialità seriale. L’8% delle startup in precedenza costituite erano state fatte all’estero ma solo il 50% ha deciso di rimanere fuori confine. L’8% degli imprenditori seriali dichiara una exit, mentre l’ampia maggioranza (87%) è ancora coinvolta nell’iniziativa precedente (“parallel entrepreneur”).

La forma più diffusa tra le startup per reperire fondi è il bootstrapping (58%). Un 8% ha avuto accesso a grant, un 6% proviene da banche e fondazioni, mentre un ulteriore 6% è stato finanziato da altre imprese di natura non finanziaria. Il 16% ha reperito investimenti in equity da investitori terzi, in prevalenza angels (8%) e seed funds (7%). Solo una quota molto limitata ha avuto accesso a venture capital (1,2%). Eliminando gli estremi della distribuzione dei finanziamenti emerge come l’investimento medio si attesti sui 65 mila euro, valore prossimo al taglio tipico degli investimento seed. Importo molto vicino a quello che Mind the Bridge investirà nelle migliori startup semifinaliste del Venture Camp.

Musterbrand presenta la Assassin’s Creed Collection

La società di licensing & merchandise musterbrand ha rivelato oggi la nuova Assassin’s Creed Collection, una gamma di abbigliamento gaming che si ispira alla fortunata serie di giochi creati da Ubisoft. La nuova gamma include 11 capi, ciascuno disegnato in collaborazione con Ubisoft, con stili che vanno dai cappotti invernali fino alle fundamentals tshirt, ogni pezzo è stato creato e prodotto rispettando i più alti livelli di dettaglio e prendendo spunto dall’intera serie, inclusa quella di Assassin’s Creed III, in arrivo a breve.

La punta della collezione è sicuramente rappresentata dal cappotto AC DNA COAT. Questo cappotto scuro, dal tessuto un po’ ruvido e a collo alto è un capo davvero speciale e unico, che spicca all’interno del guardaroba di qualunque fan di Assassin’s Creed. L’elemento distintivo delle olivette, le cuciture borchiate e la spaziosa monotasca regalano uno stile davvero unico a questo capo, che riporta anche il simbolo di Assassin’s delicatamente stampato sulla schiena.

Anche la t-shirt Codex costituisce senza dubbio una scelta molto popolare. Disponibile in grigio sasso, riporta illustrazioni scure e tetre che “incombono” sopra incisioni più sottili appena accennate della quest The Ones That Came Before. Il simbolo di Assassin’s Guild è presente sull’orlo.

La Assassin’s Creed collection sarà disponibile per acquisto attraverso il sito: https://musterbrand.assassinscreed.com. I prezzi variano da €29 a €199.

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